Anna Maria Guidi. Esorcismo eretico. Book Ed. Ro(Riva del Po). 2019. Pp.80. € 14,00
IL LIBRO DELLA POESIA
Sandro Angelucci, collaboratore di Lèucade |
“E ancora cavalco le ore / come puledra
che non si doma / con la frusta del desiderio / e che senza sperare / eppure
ancor desidera.”.
Sono versi tratti da Sto, l’ultima delle nove sezioni di cui si compone Esorcismo eretico: la recente raccolta
di Anna Maria Guidi, data alle stampe per i tipi di Book Editore nella collana
“Tabula”, curata da Massimo Scrignoli.
Versi ossimorici che coltivano la
speranza disattendendola. Si dirà: come è possibile? Come si può ambire,
tendere a qualcosa senza agognarla? Domande lecite sul piano prettamente
razionale ma che non trovano pari certezza se prese in considerazione sotto
l’aspetto poetico e metafisico (etimologicamente: oltre la realtà fenomenica) ,
ossia non dimostrabile o giustificabile con il solo ricorso alla logica
(aristotelica per meglio intenderci).
Già, perché l’ossimoro (dal greco ὀξύς,
“acuto”, e μωρός, “stupido”) denota apertamente un
contrasto logico e sposta il discorso in un altro ambito, in apparenza privo di
fondamento ma, non per questo, mendace e non veritiero.
Torniamo, quindi, al testo preso in esame:
la poetessa fiorentina si dichiara indomabile come una puledra selvaggia che
non vuole sentire schioccare la frusta, ma è uno scudiscio particolare,
addirittura che non fa male, che
solitamente spinge al raggiungimento di un auspicabile traguardo.
Ebbene, sta proprio in questa indomita
perseveranza che il desiderare senza più sperare, paradossalmente, porta alla
luce tutta la concretezza di una volizione effettiva, non sognatrice e priva di
fondamento.
Ma - chiediamocelo - dove trova forza ed
energia sufficienti questo galoppo a briglia sciolta? Nel dolore, si, nel
dolore de Le cadute - come recita il
titolo della seconda sezione -. Qui si esplicita in modo inequivocabile la
poetica sottesa a tutta l’opera, qui ci sono composizioni nelle quali la Nostra
si racconta e ci racconta la sua e la storia di ciascuno di noi: resoconti di
resistenze, di crolli, appunto, ma anche di ricostruzioni.
“Cara
Anna Maria, entro nel tuo libro con estremo pudore, come si ascolta in silenzio
la voce di un’anima gemella, e penso ad un sentimento che accomuna i veri
poeti: il Dolore. Penso al Dolore di
Giuseppe Ungaretti, opera somma della poesia moderna che sto sfogliando come
testo a fronte del tuo (dolore) e mi accorgo di ricordarlo perfettamente […]
Si, Anna Maria, il dolore come misura estrema dell’uomo, come domanda
evangelica di Cristo al padre (Eli, Eli, …).
È l’incipit della toccante lettera di
Franco Manescalchi che funge da prefazione (ed è molto di più di essa) alla
raccolta. Ho inteso riportarlo perché dà l’esatto segno e la giusta indicazione
della strada da seguire per avvicinarsi ad una scrittura e ad un pensiero non
facili ma trasudanti, traboccanti di fede vera e vera poesia.
Il ricordato Dolore di Ungaretti nasce da ferite e lacerazioni profondissime,
come la perdita immatura dell’adorato figlio Antonietto; non dissimilmente si
percepiscono (e, a volte, vengono espressamente nominate) le traumatiche
lesioni fisiche oltreché psicologiche di Anna Maria Guidi: si legga - a titolo
d’esempio - la lirica di pag. 30, dove “i primari / del lager ospedaliero /
obesi d’anni e onori / pecunia e fama /…. / (i) sapienti soloni / che non sanno
/ eppur tagliano e tolgono / e solo la forbice / usano e impongono…” stanno a
testimoniare da quali e quante sofferenze sia stata messa alla prova la sua
sopportazione.
Ma si sa: l’ispirazione poetica più alta
muove dal dolore molto più probabilmente che dal sollievo e dalla contentezza;
forse proprio in virtù di quella comunione che si stabilisce autenticamente tra
gli uomini quando gli stessi avvertono la loro fragilità, il bisogno di
corrispondere.
Non voglio, però, perdere di vista la
caratteristica distintiva di questo poetare, che risiede nella solidità
dell’opposizione; è, questa, una poetica della resistenza e dell’insistenza in
onore e in nome della vita.
C’è un’accezione del soffrire in sano e
completo equilibrio: ovvia, scontata negatività e, meno appariscente e tuttavia
reale, intensa positività dalla tribolazione derivante.
“Morbidamente / il sole sale e scioglie /
allisciando / gli spigoli del cielo / …. / Ma il pianeta avvespato / non cede
il pungiglione / infilzando le sue vittime / come il soldato con la baionetta /
il nemico.”: un’epifania che lascia a bocca aperta ed è profezia.
Siamo giunti al dunque, al termine e
all’inizio. Esorcismo eretico non è
un libro di poesia ma il libro della poesia, della sua insaziabile voglia di
gridare al mondo la propria libertà togliendosi di dosso il peso
dell’omologazione, della mediocrità: esorcizzandolo, appunto.
Sandro
Angelucci
La profonda esegesi della raccolta poetica di Anna Maria Guidi, fatta da Angelucci ci presenta una poesia preziosa, utile a interpretare il dolore. Basta leggere il verso "allisciando gli spigoli del cielo" per entrare emozionalmente in questo percorso. Chi attraversa il dolore sa quanto sia difficile trovare un appiglio a cui aggrapparsi per resistere e cercare di non sprofondare ma piuttosto provare a risalire. La poesia può essere questo perno sul quale fare forza per cercare di risollevare la propria vita. E quando la poesia, meritevolmente raggiunge la pubblicazione può essere di aiuto a tutti quelli che leggendola possono ritrovarsi in empatia e offrire quindi, spunti per risollevarsi.
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