Marco Zelioli legge “FIUMI DI
COLORE”
poesie di PINELLA GAMBINO,
pitture di STEFANO DONATI
Guido Miano Editore, Milano,
2019
mianoposta@gmail.com
Se le immagini di Stefano
Donati, come scrive Michele
Miano nella presentazione
del libro, sono “un ritorno alla purezza primordiale”, e la purezza
iconica si manifesta con grande potenza, quasi irrazionale; invece i versi di Pinella
Gambino sono generalmente
“soffici” e manifestano una grande delicatezza dei sentimenti. Il tutto, l’insieme
di parole meditate e immagini fulminanti (alcune ci danno quasi l’idea di un
piccolo big-bang), però non va a creare alcun contrasto, ma un connubio
artistico intrigante: quasi a indicare nella pacatezza della meditazione
poetica la risposta all’ardore pittorico in cui si esprime la domanda di senso
del vivere. Del resto, lo stesso Donati scrive anche poesie, e quindi ben sa
cosa sia il lavoro sulla parola, ed il conforto che ne viene quando è
soffertamente meditata e finalmente espressa. Così che riesce come a domare i
“ricordi, che affiorano improvvisi” - come si legge nella lirica Madre.
Cosa dunque ha a che fare la parola scritta - meglio, la poesia - con la
pittura? Per rispondere compiutamente ci vorrebbero … fiumi di parole, oltre a
questi Fiumi di colore. Oppure solo una attenta, pacata
osservazione ed un umile, attento ascolto, che chiede di andare e ritornare
sulla lettura dei versi e sulla visione delle immagini ad essi correlati, come
in un viaggio ciclico, perché – come si legge alla fine della poesia Testa di moro: “Ma la partenza ha
un frammento d’arrivo / e ogni
muraglia riconduce al cielo”.
Questo
libro è l’invito a lasciarci guidare da tali atteggiamenti: osservazione,
ascolto, pazienza – che, a pensarci bene, son poi quegli atteggiamenti che
aiuterebbero tutti, nelle vicende quotidiane, a vivere in armonia con se stessi
e con gli altri, aprendo al dialogo con tutti e non richiudendo la ricerca del
senso della vita in una stretta intima cerchia. Ci ricorda che ogni colloquio
tra diversi permette la conoscenza delle differenze e, perciò, l’apprezzamento
delle affinità. Senza lanciarsi in pensieri iperbolici o in discorsi
eccessivamente filosofici, anche solo pensando alle piccole differenze – come
quella tra poesia e pittura.
E non è
certo un caso che proprio Tu, pittore sia il titolo della poesia d’apertura
della raccolta, all’inizio della quale l’autrice ci confida: “Non so se m’importerà / di essere ricordata
tra parole scritte…”; per poi, nei versi finali, chiedere al pittore di
farsi interprete dei suoi sentimenti:
Tu, almeno tu pittore
nel conquistato istante
dammi luce
tu, che conforto cerchi al par di me
alle sopraffazioni della sorte
che d’infelici assenze
spense il cuore.
A te, che del vivere tuo fitto
estraneo ai gioghi,
sognavi la bonaccia, ora
coi tuoi pennelli osare puoi…
sfida le ombre, dissolvile
nell’iridato mare e, con magico tocco
colora i versi che scrissi anche per te,
Sembra quasi che con questa sorta di
supplica la Gambino voglia chiedere all’amico pittore Donati di aiutarla a
superare “l’incertezza del poeta”, come la definiva De Chirico (di cui s’è da
poco aperta, il 25 settembre 2019, una mostra al Palazzo Reale di Milano),
autore, tra l’altro, di Ebdomero (1929), un’opera poliforme, un po’
romanzo, un po’ monologo, che contamina le arti figurative con le suggestioni
colte di Joyce e Pirandello. Niente di simile a questi Fiumi di colori,
più pacato e lineare - ma giusto appiglio per ribadire che l’accostamento di
più arti è un buon esempio di come si possano allargare gli orizzonti del
pensiero, per sperare che dal meticciato (per usare un’espressione cara
all’indimenticato Arcivescovo emerito di Milano Cardinale Angelo Scola) possa
fiorire una nuova stagione di pensiero e di bellezza. Il tutto, è abbastanza evidente, nasce
da una conoscenza reciproca del pittore e della poetessa, non è frutto solo
dalla sapiente opera redazionale del curatore del volume. Ed è tanto efficace
da farci restare associati negli occhi e colori e versi, perpetuando così in
noi la memoria delle parole.
Noi
ricorderemo più facilmente la nostra “narratrice
di sogni” Pinella Gambino, proprio perché le sue “parole scritte” in
questo volume sono accompagnate da immagini, e ognuna delle immagini “cita”
versi delle ventiquattro poesie in esso raccolte, tra cui Il lago,
che inizia così: “Li vidi attraversare
il lago / i miei ricordi, / in quella notte vuota di cancelli / oltrepassare
come Cristo l’acqua”. Parole che, come le altre delle poesie di questa
raccolta, con tale corredo di immagini non saranno più, per il lettore,
fuggenti, ma disegnate nel ricordo, come stimolo ad affrontare con fede anche
l’umana fragilità che talvolta da esse traspare.
Marco Zelioli
Intervento in occasione della presentazione “FIUMI
DI COLORE”, presso Casa Museo Spazio Tadini, Milano, 5.10.2019
Grazieper tutte le belle parole che ci descrivono....grazie
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