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venerdì 1 novembre 2019

MARCO DEI FERRARI LEGGE: "IL SORRISO DEL MARE" DI NAZARIO P.


La riflessione riflessa nel "Mare" di Pardini

Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade

Nazario Pardini si rimemora in questi versi soffici e veloci come la "corsa sulla rena" di quel mare di molti anni prima.
Il Poeta nella sua apparente nitidezza espressiva non solo si ritrae esordiente amante (primi baci, primi approcci) ma rievoca la sua passionalità estesa alla ricerca di quella vitalità immaginosa che caratterizzava la ragazza "rapita" nei tempi dell'esistenza che modifica in progressione memorie di un sogno vero, virtuale o presunto che sia.
Il Poeta infatti presume (appellandosi alla sacralità della Bellezza) nella sua esaltazione lirica che nulla si trasformi e tutto quell'universo d'amore rimanga intangibilmente integro e invasivo.
Ma i sogni spesso svaniscono e deludono la "ricerca", ricerca di un "attimo" superiore alle fasi della vita che connotano mestamente le metamorfosi del corpo e dello spirito (monologhi... grazie...).
Tuttavia nonostante il crollo delle illusioni a volte i dettagli acquistano una preminenza inaspettata nel segnalare la continuità di un sentimento impareggiabile come l'amore.
Gli occhi della donna (ormai malmessa e lontana dalla sfolgorante immagine di quel Tempo) sono il dettaglio fondante conclusivo di una trascendenza poetica che trova nel mare l'orizzonte interiore più intimo del Poeta e la sua dimensionalità riflessiva più compiuta.
Non il sorriso "strano" della donna, ma gli occhi che riflettono il mare di una serata lontana, sono il motivo dominante e propulsivo di questa lirica densa e, come detto, soavemente leggera che fa riflettere a sua volta Pardini sul tema assoluto della "Bellezza" nella sua olistica compattezza multiversa.
La "Bellezza" che sfiorisce rattrista poi gli ultimi versi confliggendo con l'assiomatica garanzia della sua graniticità mitica ed incontrovertibile che delizia la dialetticità del pensiero esistenziale prevalente nel Poeta.
Ma Pardini, amante del bello e del mare, può consolarsi negli occhi perduti e ritrovati, unica possibilità di conservare la fiducia e la passionalità lontana e vicina che un Poeta dei sentimenti non può dimenticare mai.
E la Bellezza dal dettaglio "risorge" dunque, allontana lo sfogo triste, recupera la valenza vitale dell'esistente che tra mare, amore, sogno compendia la liricità pardiniana elevandola oltre.
Scomponendo infine la lirica del riflesso e sorriso di Nazario si evidenziano i 4 momenti del suo empatico fluire estroflesso a ritorno nel Mare (mare dell'esistenza), e nel tempo o nei tempi sia artistici, sia concretamente vissuti.
Dall'amore dirompente alla rincorsa del "sogno" che accentra e inganna l'immagine; dagli occhi del sorriso "strano" (la sorpresa...) al mare dell'infinito che affiora nel riflesso imprevisto e meditato sull'eclisse della Bellezza.
Quattro momenti che cristallizzano una lirica tanto delicata e rapida quanto corposa e scandita da momenti interiorizzati ricchi di concezioni profonde e incompiute.
Anche tutto questo è Pardini, Poeta e Filosofo di impensabili risorse. 
Marco dei Ferrari

Il sorriso del mare

Non l’avevo più vista dai tempi dell’amore.
Furono i primi baci, i primi approcci,
poi la vita, la scuola, le distanze,
ma non passava giorno che io non ripetessi
quell’immagine sacra, le sue mosse,
i suoi lunghi monologhi, le grazie.
Mi dissero gli amici
che si era trasferita                                
dopo avere sposato un militare.
Mi feci a piedi tutta la salita
fino al numero di casa. Restai
fermo, lì, davanti all’orto
sperando che uscisse. Era malmessa,
non aveva più niente del mio sogno,
accanto a lei due giovani marmocchi
appesi alla sua gonna. Mi guardò
con un sorriso strano come fossi straniero.
Nei suoi occhi,
solo negli occhi, si rifletteva il mare
che la vide sbracciata quella sera
un po’ folle, in corsa sulla rena.
Non vi è peggiore cosa
che vedere sfiorire la bellezza.

Nazario Pardini
Da Dieci poesie d'amore, inedito 


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