Poesie
musicalmente aderenti, quasi un ossimorico gioco coi contenuti intrisi ora di
malinconia ora di memoriale: rinascita, risveglio, ritorni, saudade, tempus
fugit. Sì, qui c’è la vita, ogni afflato emotivo: il dolore, la pace, l’élan
verso un’isola che non conosca la morte. Si torna a figure di antiche primavere
quando ancora “Il ceppo di rovere/ già era incandescente”. Si fanno avanti usi
e costumi di una civiltà che forse ci teneva in pugno; ci caricava di affetti
per cui le cose semplici, quelle che ora sarebbero desuete, avevano un grande
valore, una carica poetica, soprattutto se rivedute da un animo che le ha
tenute in seno a germogliare. Ma il
tempo fugge irreparabilmente e spazza via cose e persone, anche se Maddalena si
oppone con tutta la sua energia lirica alla fagocità dell’ora, vivendo in cuore
suo l’immagine di lapidi che riportano sul loro marmo la data d’inizio senza considerare
quella della fine: “Su ogni pietra, su
ogni croce di Cristo/ s’incide una data: quella che soltanto si nasce”. Una
lotta la sua contro la figura di Thanatos, col ricorso a memorie di sana e
potente icasticità.
1° novembre
Mani operose
impastavano farina.
Mugghiava, nel camino,
il fuoco, ravvivato
dal soffio del mantice.
Il ceppo di rovere
già era incandescente.
Mio padre incideva le castagne
gettandole, poi, nel padellotto
con i buchi, appeso alla
catena.
Ed ecco la magia: giungevano
tutti,
uno o pochi per volta.
Seduti attorno al desco,
si attendeva in silenzio.
Scoppiettio di bucce bruciacchiate:
caldarroste quasi pronte.
Crepitio di brace
sul coperchio della tortiera:
noi si teneva d’occhio
la sfida del lievito
nell’improvvisato forno.
Aroma di mele e di vanillina.
E dal forno, quello vero,
profumo di pane fatto in casa.
Maddalena
Leali
Cimitero di campagna
Vaga
lo sguardo su volti piatti di porcellana
piccole
lastre di irriconoscibile pietra.
Recinge
la muraglia l’intimità di questa casa,
non
c’è calpestio su ghiaia di cava che valga
a
rompere il definito silenzio del giorno assolato.
Ammicca
Morgana nel suo fatuo regno.
Non
si coglie tristezza…
quassù
dove si giunge
salendo
la collina fra scarni cipressi adusi
a
vedere lunghi filari, sterminati campi
e
il Garda abbracciato a Manerba e Sirmione.
Passo
sempre di qui nei miei rari ritorni.
Oltre
il lago, il Baldo cortese m’accoglie a capo scoperto
e
azzurre le Dolomiti di Brenta traspaiono l’Adamello.
…
né malinconia:
non
esiste la morte per questa mia gente.
Si
canta, voci di bimbi e di donne,
di
giovani maschi e vecchi patriarchi.
Si
racconta di sé e di loro senza nulla scordare,
mormorio
accrocchiato sui consunti gradini della cappella.
Su
ogni pietra, su ogni croce di Cristo
s’incide
una data: quella che soltanto si nasce.
Maddalena Leali
Maddalena mia, se esiste un modo per celebrare questo giorno di ricordi in fila come le aste sui quaderni, è il tuo. Nazario ha detto tutto. Io sono un'aggiunta superflua, ma ci tengo a dirti la gratitudine per questi versi di straordinaria incandescenza poetica, che sono forti quanto e più delle mie preghiere. Io so pensare a ogni Amore con la fede, con "L'eterno riposo" , tu mi insegni che esiste il lirismo, che viaggia sul registro della verticalità e ci coinvolge tutti. Non so scrivere in poesia, ma il susseguirsi dei ricordi di "1 novembre"
RispondiEliminaassorda il silenzio che palpita intorno da ieri notte. Le isole della memoria sono lì, vive, vicine e da esse attingo la forza per andare avanti, per sorridere, per considerare ogni giorno 'il giorno' e per conservare la forza e il coraggio del sogno. Sono lì, accanto a te, orchidea - Maddalena e incido ogni tuo verso nel mio vivere.
Maria Rizzi
Ecco, qui esce il mio carattere, quello vero di una persona che si imbarazza davanti ai complimenti e copre la propria incredibile e agli altri sconosciuta timidezza con un chiacchiericcio da papera. Grazie Maria, grazie Nazario per i vostri bellissimi e affettuosi commenti. Ho sempre trattato la Morte come parte della vita, anche quando ne parlavo con i bambini a scuola. Non mi ha mai fatto paura: fin da piccola ne sono stata a contatto nella vita di campagna. In particolare, quando moriva qualcuno, si andava a casa del defunto per far compagnia ai familiari e consolarli. I miei genitori mi spiegavano l'accaduto e mi lasciavano toccare il morto. "La più vuota delle immagini"la definisce a ragione Massimo Cacciari , perché lei ti cammina accanto dal momento in cui inizi a esistere, discreta e silenziosa fino al momento di agire e mai nessuno è riuscito a rappresentarla se non in base alle proprie paure o agli stereotipi religiosi o artistici. Da questo tipo di vita e di educazione nascono i miei "antichi versi". Diverso è il discorso del dolore, l'atroce sofferenza per la sparizione dalla vita delle persone con cui hai condiviso la vita stessa, soprattutto se si è trattato di una bella vita.E', tuttavia, un dolore accompagnato dalla bellezza delle "cose" rimaste, dall'incisione nella mente dei piccoli grandi meravigliosi eventi che fanno affondare nell'oblio la brutalità dell'assenza per sempre.
RispondiEliminaGrazie, Professore, per la sempre generosa ospitalità e per il dolce messaggio contenuto nella mail.
Maddalena Leali
Bellissimi versi fatti di immagini e parole di alta suggestione. È Poesia dal linguaggio semplice e magico come solo sa esserlo la vera Poesia a cui abbeverarsi. Grazie Maddalena.
RispondiEliminaGiusy Frisina
Ciao Giusy. Grazie di cuore. Magia è stato conoscerti e scoprire la bellezza e la profondità del tuo "essere", accompagnato da fresca e e immediata capacità comunicativa. Mi ritengo fortunata. Nella mia ormai lunga vita ho conosciuto moltissime belle persone, e tralascio di parlare delle centinaia di bambini che ho visto crescere e e diventare splendidi uomini e donne. Spero che ci si incontri presto, come ci siamo dette a Roma. Firenze/ Genova e viceversa non è un gran viaggio. Un abbraccio.
EliminaMaddalena