Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Marco dei Ferrari marcia con ritmo
verticale, assemblando col suo stile singhiozzante cose sparse, utili, meno utili,
tante, accatastate, in una stanza che sembra parlare, raccontarsi, e
raccontarci vita, memorie, notti, giorni, ore; momenti di un vivere che lasciano
attorno vestigia del loro trascorso, del loro esistere, di un cammino intrapreso
volenti o nolenti verso il consumarsi degli anni. C’è in questa velocità, in
questo ritmo martellante, in questo focolaio, c’è in questo fuggire delle cose
e dalle cose il sapore del tempo che fugge; del tempo che tutto consuma
lasciando attorno a sé rimasugli che restano a significare la “normalità”
assillante del quotidiano. Quasi una noia, un refrain di banali indumenti, di
effigi di santi e di eroi, di ritratti di antiche stagioni; e tutto si sviluppa
in una successione di dati che tanto dicono di una usualità da farci provare il
senso di un esistere nella sua struggente normalità. Quello che risalta con
energica pulsione è il linguaggio poetico che con le sue innovazioni lessicali
e le sue avventure fonetiche ci assale, arruffando nella nostra memoria l’idea
che abbiamo della tradizione
scritturale. Dacché tutto è nuovo, frutto di una ricerca puntigliosa della
parola e della sua funzione comunicativa. Qui si consegna al lessico, e solo al
lessico, il compito di evadere. E quando si fa ardua l’impresa si ricorre a
degli stratagemmi neologici di rara portata…
Nazario Pardini
Nazario Pardini
Una stanza e un giorno
Si allinea squadri
ritratti bimbi e Madonne
brinda aranciata in calzini
sporgono gufetti mutande ombrellini
sedile pencolo sepolto
magliette... sciarpette... ciniglie...
su libri catasta piastrelle
Padre Pio, memore sacro, burbesco
tomi osserva di nebbia cognomi
radio accesa spenge notizie,
messaggi, voci d'amore, dolore,
terrore, candore, colore, sopore...
plastico rifugio sacchetto sfida
in carte e titoli di un amen
giaccone appende su scarpe dirotte
più volte ferite lamette, tronchetti,
spazzoli piccole forbici per unghie
sfibrate
ansima fiacco sorgenti lontane
scromatico letto di gocce distratte
per occhi malconci soffoca polvere
d'aria
attesa paziente in tarli notturni
cuscini fantasma intriga
sperando nel vento di Soli smarriti
armadio di grucce scarto
giacche senza, si arrocca stizzito...
grigio contrarsi inerti pareti
porta chiusa veglia valigia
sempre mai pronta...
sveglia a fronte cellulare a spalle
distillano attimi silenzi opachi
stillando monotono un giorno in avvio a
finire come.
Marco dei Ferrari
"Stratagemmi neologici di rara portata" con quest'espressione il nostro Condottiero dipinge perfettamente lo stile di Marco dei Ferrari, che a una prima lettura può sembrare di difficile interpretazione, invece ci cala in una congerie di elementi, che evocano la stanza di Pablo Neruda a Isla Negra, un racconto narrato con il presente storico - 'allinea', 'brinda', 'sporgono' 'catasta', etc, etc-, per rendere forte l'idea del qui e ora, del consumarsi veloce di un giorno, uno qualsiasi... Iperverbalità, immagini opache, talvolta filtrate dall'io poetico dell'Autore, eppure universali, adatte a ognuno di noi. Il contenuto è la storia che ci rappresenta, il lessico è avanguardista, tipico di un Artista teso verso il terzo millennio, che non rinuncia alla musicalità, al timbro, al ritmo, ma semina il lirismo nuovo, con originalità e autentica ispirazione. Congratulazioni a Marco e, come sempre, a Nazario!
RispondiEliminaMaria Rizzi
Come acutamente osserva Nazario nel suo commento, questa composizione di M. dei Ferrari punta sulla ricerca importante della parola (stratagemmi neologici). E non è una ricerca fine a se stessa, ma a perseguire personali intenti strettamente connessi col dettato poetico, in una specie di "avventure fonetiche", come le definisce Nazario.
RispondiEliminaForse ancora una volta sorgeranno "catoni" a puntare il dito sulla disubbidienza alle regole canoniche della poesia, moderna o tradizionale che sia....Ovvio che il lettore (improvvisato) tenda ad afferrare da subito il significato e l'armonia del verso, senza doversi arrovellare per stabilire il nesso tra le parole, tra le parole e i versi (qui in ordine paratattico).., ma non tutti gli eleganti vestono in boutique...., l'attenzione si ottiene anche con il personale gusto e originalità.
Che l'Autore in questione abbia dell'originalità non si può mettere in dubbio.
Il lettore di cui sopra dovrebbe provarsi a scandire parola per parola, verso su verso, senza ricerche sintattiche...e si troverebbe a "cantare" il dettato di questa composizione, e come in una marcia ad accompagnare le parole che , una sull'altra costruiscono un dramma, quello della solitudine, nella routine di una giornata nata e tramontata tra oggetti senza storia e senza amore, oggetti senza vita in una stanza che è tutto un mondo.
L'ultimo verso è la chiave che apre "la stanza", in un giorno che pesa sull'esistenza, dove tante piccole insignificanti cose stanno lì a indicare una loro mancanza di spazio, in un disordine pari a quello della persona che, "distillando attimi opachi", aspetta che passi il giorno in una monotonia che uccide.
E' la giornata del prigioniero di una vita che non ama e che non vorrebbe, una vita per "occhi malconci" in una stanza dove "soffoca polvere d'aria".
Edda Conte.
Una poesia originale nel contenuto e nel linguaggio che ne comunica in maniera aderente il senso profondo, la noia del disordine di cose sostanzialmente inutili, tuttavia impossibili da riordinare e addirittura da eliminare. Marco con questa elencazione martellante, inarrestabile, esemplifica in modo sublime il paradigma della vita, il disagio dell'uomo e contemporaneamente al sua impotenza. Sul piano fisico e metafisico esprime la tendenza irreversibile del tempo verso il degrado, il caos, l'annullamento di un'esistenza che l'uomo non vuole, ma a cui non riesce porre rimedio, ostaggio di un destino che conduce anche lui a quella condizione di nullità come le cose che circondano e pian piano lo soffocano. Una situazione grottesca, costruita con ricchezza di particolari e abilità linguistica, che proprio per questo interpreta come meglio non si potrebbe fare l'essenza drammatica della vita.
RispondiEliminaRingrazio Nazario Pardini e i lettori Maria Rizzi, Edda Conte e Franco Donatini per le letture molto pregnanti che mi consentono di ulteriormente approfondire le mie ricerche tematiche.
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