Pagine

sabato 11 gennaio 2020

ALFONSO ANGRISANI: "CONFINE"

Una poesia che contiene tutti i travagli meditativi di un uomo in cerca del vero. Di ciò che sentiamo dentro e che rappresenta l’imperscrutabile, quella luce a cui possiamo solo avvicinarci ma che mai potremo toccare. Una narrazione retta da una parola totale, plurale, che esprime l’ascetica catarsi di un animo vòlto al Cielo; una parola che trionfa sui quesiti dell’essere e dell’esistere mantenendo le inquietudini  di “come  sei   cosa  hai  fatto  e  non/ e  non  puoi  fingere/ perché  c'è  tutto  quel  silenzio/a  dirtelo”, dove solo il silenzio fra la notte e l’alba si fa compagno di una rivelazione.  

Nazario Pardini



Confine
  
Fra   la  notte  e  l'alba
c'è  quel  momento      di  sospensione
tutto  è   fermo
la  strada  deserta         la  campagna  tace
allora  puoi  pensare
cosa  è stato  cosa  potrà  essere 
e  tu
come  sei   cosa  hai  fatto  e  non
e  non  puoi  fingere
perché  c'è  tutto  quel  silenzio
a  dirtelo  _

4 commenti:

  1. Il confine tra la notte e l’alba.Un momento di ansiosa sospensione, di verità, di meditazione: il silenzio, attesa e inquietudini. Stati d’animo che ci riportano al grande Camillo Sbarbaro, in Pianissimo, troppo dimenticato:

    …E così chiara allora le si scopre
    l’irragionevolezza della vita,
    che si rifiuta a vivere, vorrebbe
    ributtarsi nel limbo dal quale esce.

    Io sono in quel momento come chi
    si risvegli sull’orlo d’un burrone,
    e con le mani disperatamente
    d’arretrare si sforzi ma non possa.

    Come il burrone m’empie di terrore
    la disperata luce del mattino.


    RispondiElimina
  2. Mi complimento con Alfonso Angrisani per questa sua composizione poetica.
    Come sottolinea Nazario, "il silenzio...si fa compagno di rivelazione": il poeta sa mettersi in ascolto, e c'è molto da imparare.
    Il mondo, invece, resta sordo e distratto. E tutto continua a peggiorare: soltanto le bombe attraggono l'attenzione delle persone, le bombe che fanno soltanto rumore...e urlano, straziano, uccidono la poesia del nostro passare.

    Sandro Angelucci

    RispondiElimina
  3. Molte grazie ad entrambi, non solo per l'apprezzamento, ma anche e direi soprattutto per la riflessione critica espressa, che costituisce per uno 'specchio' dove non guardare me stesso ma il punto di vista altrui.

    RispondiElimina
  4. Carissimi, grazie per questo Vs. apprezzamento, oltremodo generoso. Ma ancor più Vi ringrazio per le riflessioni che avete espresso sul tema: sono, per me, uno "specchio" in cui non c'è, non ci deve essere, il mio volto, e nel quale invece posso vedere con altri occhi queste dimensioni.

    RispondiElimina