Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
DA CAPTALOONA ART
Vero, Cattelan non ha fatto la banana né ha inventato il
nastro adesivo, semmai si è limitato a fissare al muro una banana matura
utilizzando nastro adesivo grigio. Poi qualche ricco possidente, provocatore
tanto quanto Cattelan, ha acquistato l’opera per una somma che la maggior parte
dei comuni mortali non riesce ad accumulare nemmeno dopo trent’anni di duro
lavoro. Sembrerebbe ridicolo, e forse lo è, così come è ridicolo quasi tutto
quello che facciamo nella vita. E appunto, quello può essere il senso. Il senso
del ridicolo.
Mi spiego: Negli ultimi decenni l’arte ha
assunto forme concettuali. Cioè, l’arte non è solo rappresentazione di
immagini, di figure, di forme reali od oniriche, ma anche rappresentazione di
idee, riassunto metaforico del mondo e dei meccanismi della nostra vita.
Dissacrazione? Forse, ma anche, e soprattutto, riassunto o, meglio ancora,
simbolo. Il simbolo è, per definizione, un riassunto e, nella sua massima
espressione, rappresenta un mito.
Oggi, però, il mito non ha più il senso pesante che ha
avuto nei millenni, e i simboli non riescono più a rappresentarlo. Al posto dei
miti abbiamo falsi miti che riflettono la povertà di pensiero che ci affligge e
che ci rende tanto vulnerabili, quindi, sebbene artisti di ogni sorta si
battano per recuperare il senso del mito, ciò che emerge sono i gesti dei così
detti “influencer”, loro sono i nostri nuovi miti: personaggi (non immagini di
un pensiero profondo) da imitare.Ed ecco che la banana rappresenta il falso
mito, un oggetto deperibile, anche rapidamente, che se rimane lì per più di una
settimana si riempie di vermi. La banana, però, è fissata al muro con il nastro
adesivo, che senso ha il suo rimanere lì? Meglio mangiarla, se poi è matura è
anche più buona. Ecco il senso della rivoluzione. Il falso mito è fissato al
muro da un nastro, e il nastro rappresenta chi mitizza il nuovo mito, cioè il
popolo, cioè noi. Poi il mito marcisce, e sempre più in fretta (per questo la
banana e non il melograno), a meno che non arrivi qualcuno che stravolga
l’ordine costituito e metta in evidenza che il falso mito può essere
semplicemente mangiato, digerito e… non dico altro. E dopo aver mangiato la
banana, che succede a quei venti centimetri dl nastro adesivo (il popolo che ha
retto il falso mito)? Si buttano, tanto c’è ancora un rotolo da consumare.Non è
escluso che Cattelan e il mangiatore di banane (che ha mangiato un’opera d’arte
rischiando gravi sanzioni) si siano messi d’accordo, ma non importa.
L’esperimento è riuscito e, attraverso gesti assurdi, riproduce il senso del
ridicolo di questo nostro incompreso mondo e ci dice “Falso mito, sei una
banana che marcisce in fretta. Popolo, sei nastro adesivo che, una volta usato,
finisce nella pattumiera. Svegliati! La rivoluzione è un folle che mangia le
banane”.
Claudio Fiorentini e Andrea Pizzi
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