ESTER MONACHINO LEGGE
“I DINTORNI DELLA VITA”
di NAZARIO PARDINI
La
titolazione del volume di versi di Nazario Pardini I dintorni
della vita. Conversazione con Thanatos, splendidamente per i
tipi di Guido Miano Editore, Milano, ci inserisce con immediatezza nella terza
tappa poetica della trilogia pardiniana che ha avuto l’incipit con il volume I dintorni dell’amore ricordando Catullo e
la tappa centrale con il volume I dintorni della
solitudine.
Come
da ungarettiana memoria, anche Pardini scrive la propria vita con la poesia che
è incessante ricerca interiore cromaticamente ricca delle luci e delle oscurità
d’ogni binomio esistenziale: la scrittura versificatoria intensa e pregnante e
simbolicamente ricca ne rivela la pienezza di senso. Lievito nel procedere
vitale sono le turbolenze, le amarezze, le disillusioni, le solitudini che,
pure dal loro versante amaro, rimandano al sentire positivo dell’amore, alla
quiete degli affetti intimi, alla gioiosità panica inoculata nelle proprie vene
dal mondo naturale.
Binomio
supremo è quello di Eros e Thanatos: il loro movimento interiore ed esteriore
consente tutto, ovvero qualsivoglia evento vissuto sia nella realtà fisica che
in quella mentale e del sentire. Non soltanto umano. Ma qui, se non si sublima
il tutto nella complementarietà degli opposti e si rimane nella cocente e
dilaniante contrapposizione, questa stessa si fa veleno d’esistere. L’antidoto
è certamente nell’altrove.
Quella
del poeta Pardini è una dimensione non statica ma cinetica e questa è di certo
conduttrice di profonda coscienza e
consapevolezza: si interroga, lacerandosi, talvolta si disillude, mette a nudo
l’amarezza accorata, spesso non ha risposte e le domande sono solo aria nel
vento, ma… Invero, Thanatos non è la visuale estrema ma una visuale con cui
guardare la vita anche dentro i suoi stessi agguati. Pardini non entra,
infatti, scrivendo di Thanatos, entro un pozzo, entro un baratro, entro un
cerchio chiuso.
I
dintorni: l’accorta regia del dettato intimo, che il poeta sa mettere in versi
con intensità e senza dissolvenze, ci conduce in primis verso la metaforica
visione di un locus spaziale aperto e indefinito, nonché di uno status temporale
non segmentato.
“Non
è possibile che io viva quieto”, diceva Socrate. Non può esserlo Pardini perché
la poesia eleva lo sguardo su ogni orizzonte e gli fa vedere ciò che è
essenziale nel vivere e questo inevitabilmente lo mette innanzi alla visione di
Thanatos che non sminuisce ma dà valore alla vita. Dà dignità. Dà rispetto.
Profondissimi,
pertanto, i dialoghi, le conversazioni con la Morte. Sembrano cicuta dell’anima
ma in se stessi sono viatico verso la trascendenza, verso una spiritualità
intima alla ricerca del sacro dentro, nel profondo del petto.
Lo
status temporale, spesso memoriale, traduce il senso inafferrabile della vita
nel suo aspetto effimero ed irripetibile; nell’aspetto irreversibile degli
effetti del tempo nella realtà concreta. Molteplici sono i versi che inducono
nella tentazione pessimistica: si legga ad esempio Il tempo (pag. 22). Ma il poeta va oltre: sa che “Il tempo non ha
tempo è solo un tratto / misurato coi lampi di un mortale” (pag. 27); Sa, il
poeta, che niente potrà interrompere la meraviglia e il mistero di un attimo
(vedi pag. 42).
La
grande forza centrifuga dei “dintorni” conduce, pertanto, in forza della parola
poetica, verso la dimensione positiva della gioia, dei ritmi e dei cicli della
natura: “siederemo su cuscini / di cieli senza nubi” (pag. 20); cieli aperti,
come nell’ultima bellissima composizione, cieli che non hanno restrizioni,
cieli che non si lasciano sopraffare dall’alito di Thanatos ma respirano fortemente
di tutti i venti.
L’anima perde, così, la cromaticità
buia; le guance della vita si rinsanguano e s’arrossano di bellezza e amore, “i
dintorni riprendono il colore / aprendosi in segno di speranza” (pag 20). Ma
qui, Pardini è sotto lo sguardo amante di Eros.
Ester Monachino
Nazario Pardini. I
dintorni della vita. Conversazione con Thanatos.
Nessun commento:
Posta un commento