Franca Maschio
SENTIMENTO E INCISIVITÀ
Guido Miano Editore, 2019
Recensione di Rossella
Cerniglia
Le opere pittoriche di Franca Maschio, che
trovano collocazione nella collana Esempi di Arte Moderna della Casa Editrice
G. Miano, con il titolo Franca Maschio.
Sentimento e incisività, sono
tra le più rappresentative di un periodo che va dal 1970 al 2004.
Le troviamo ripartite in sette distinte
sezioni, ognuna contrassegnata da un titolo che, in qualche modo, ne suggerisce
la tematica. La prima sezione, dal titolo Animali, accoglie opere
splendenti di vita, da cui si evince un amore per la bellezza delle forme e in
generale della natura. E l’intento è proprio quello di
rispecchiare tali forme nella loro bellezza e chiarità, in immagini di purezza
e nitidezza esemplari così come si dà nella natura, in un impatto realistico e
plastico di grande efficacia.
La seconda sezione, dal titolo Chiese e
funzioni religiose introduce alla tematica, acutamente tratteggiata dal
critico Michele Miano, che ci proietta all’interno
di uno spazio di memorie e visioni, di storia, tradizioni e folklore, che è patrimonio
caro all’anima della nostra autrice poiché costituisce gran parte delle sue
radici. Vi riscontriamo una volontà di indulgere alle micro tessiture della
storia, quella spicciola, quotidiana, intramata di realtà ancestrali, custodite
nel tempo tutto interiore della memoria, rete minuscola in cui si consumano le
sagre di paese, con riti e culti di ascendenze lontane. Questo fluido patrimonio
di immagini e atmosfere che circola nell’animo dell’artista, abita al contempo
i paesaggi, la loro luce, sempre solare, ma sapientemente attenuata, irradiata
come da un pallido sole.
L’Abruzzo, sua meta privilegiata, e patria
d’elezione, è sempre presente in scorci paesaggistici, che, nella loro luce
attenuata, sembrano pervasi da una sorta di rêverie romantica, da un accarezzamento
che, nella sua trascrizione emotiva, ne fa cari e raccolti luoghi dell’anima.
Tuttavia, questa realtà solare, nella quale
si collocano spesso figure umane, ha un margine inquieto, una soglia che si
affaccia a un territorio che rappresenta l’antitesi di questa idealizzata e
nostalgica visione. Un esempio è dato dalla piazza dell’Aquila con la chiesa di
San Marciano, che nella sua nuda geometria, nell’assenza, in questo caso, della
figura umana ci appare in un assorto silenzio, e richiama alla mente certe piazze
solitarie, enigmatiche e vuote, e certe strutture pregne di mistero e inquietudine della pittura metafisica del
nostro grande De Chirico.
Altri esempi di questa doppia percezione,
si avvertono in molti dei personaggi ritratti nella sezione Gruppi di persone,
che sembrano isolati in se stessi, come in un pervasivo sentimento inerente,
forse, a qualche loro cruccio o ricordo, e li fa assorti nella propria interiorità,
irrimediabilmente lontani, assorbiti da pensieri e sentimenti da cui gli altri
sembrano esclusi. Ma siamo davvero di fronte ad
una visione solipsistica, senza rimedio, della realtà individuale o -
come il prefatore è più propenso a credere - di fronte a studi prospettici di
figure la cui espressività risiede nel rapporto corale, cioè in quello di rappresentazione
di un gruppo? È probabile che entrambe le componenti siano presenti nelle
intenzioni dell’autrice, anche in considerazione di altri aspetti della sua
opera, che sottendono una critica implicita dei tanti guasti dell’attuale
società.
Inerente a questa prospettiva, risulta infatti
la visione di un mondo artefatto, che l’autrice, ovviamente, rifiuta: quello
dell’inautenticità, della “maschera” - in senso pirandelliano - che ci relega a
una realtà che noi stessi, nolenti o volenti ci siamo appiccicati addosso attraverso
ruoli e funzioni e abiti mentali e pregiudizi - che non fanno parte della nostra
vera essenza, della nostra individualità - ma anche attraverso le “maschere”,
nelle quali gli altri ci hanno incasellato, catalogato, in modo arbitrario e
falso, attraverso i loro giudizi, che mai rispecchiano la nostra vera identità.
A questa realtà di finzione, in cui l’uomo
è catalogato e incasellato in stereotipi e in categorie standard, in cui ci
appare costantemente eterodiretto e non ha più una sua individualità, ma
sembrerebbe fatto in serie come i prodotti del mercato globale, si ispira, appunto,
la sezione Manichini, dove le figure sono caratterizzate da
totale inespressività e da pose artefatte - come è nel caso delle “indossatrici”
- mentre l’altra che ha per titolo Children nasce da motivazioni di carattere
etico e più precisamente antiabortista. Il bambino che appare nelle opere dell’autrice
è infatti il simbolo di una vita indebitamente negata, con le svariate
possibilità di essere che le sono state tolte.
La marcata contrapposizione tra questi due
mondi è ben visibile, considerando l’intera produzione di Franca Maschio, laddove lo sguardo si
appunta al passato e alle memorie, come ad una dimensione idealizzata e
portatrice di senso e di valori, e al presente, come ad una realtà che li ha
rinnegati, e appare disseminata di incognite e incertezze, causa di
inquietudini e timori.
Rossella Cerniglia
Franca Maschio
SENTIMENTO E INCISIVITÀ
Guido Miano Editore, 2019
mianoposta@gmail.com
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