Rita Fulvia Fazio, collaboratrice di Lèucade |
Un’anima
che vola leggera sulle pagine di un diario
di
Fulvia Fazio
FONDAZIONE MARIO LUZI _ EDITORE |
(La raccolta dell’anatroccolo) ECCHI DI
LUCE,
il titolo di questa autobiografia di forte suggestione intimistica, che, divisa
in tre capitoli, si evolve con una tale
compattezza narrativa da trascinare il lettore in tutte le fasi del suo
percorso: Ricerca, l’orologio di 48 h,
musica..., l’angelo custode, tuffi, il feudo, mito e realtà, tempo delle
dolcezze..., l’isola dell’amore, ... fino a il viaggio..., presenze,
fertilità, il frutto, non per un solo Natale, il cigno. Una vicissitudine
multiforme, proteiforme, fatta di stadi emotivi lisci e in evoluzione umana e
epigrammatica.
Una diacronica avventura di vita,
amore, sobbalzi intimi, gioie nascoste, solitudini, balzi dal terreno verso il
Cielo, laiche sensazioni, e confessioni di un’anima volta a narrare la sua
storia, anche se non sempre uniforme, carica di humanitas. C’è il padre con la
sua magnanimità a condurre la trama, ci sono fratelli, ma una sorella, soprattutto,
elegante, fine, bella; c’è l’anatroccolo con tutta la sua pulcritudine
interiore con la sua vita che sa elevarsi all’azzurro con cospirazioni emotive;
con pensamenti eccelsi, con emozioni che
crescono, si infoltiscono, si fanno grandi di fronte a tutto ciò che scatena in
qualche misura la sensibilità di una fanciulla, donna, semplicemente complessa
in tutta quanta la sua empatia; in tutta quanta la meditazione su se stessa e sul
confronto col mondo che la circonda “Ricercavo la meditazione individuale per
attivare la profonda consapevolezza. Bambina ero e bambina restavo...”. Una
percorso in cui certe figure lasciano tracce indelebili: “Se l’orologio segna
24 ore, noi ne facciamo 48!”: soleva dire mamma. Mitici, instancabili genitori,
dalle mani d’oro e dal cuore immenso...”. Sì, un andare emotivamente
trascinante, dato in consegna ad un linguismo di armonica struttura: un
paratattico fluire di consonantiche intrusioni che dà cuore ed anima alla voce
di una storia. E la sensibilità quando c’è cova e si rannicchia in attesa di
esplodere di fronte a quadri naturali, ad odori e profumi che si fanno corpi
vigorosi di un sentire: “... A
volte, quel vuoto è colmato sia dalla percezione di essenze, odori di cui è
impregnata l’aria, sia dai rumori che il
vento trasporta e rinvia all’immediato entusiasmo dell’allora
gironzolare tra polveri e sentori di resine, cere lacche, spirito annusato in
mezzo a trucioli di legni profumati, come il faggio, a ricrearsi dal fastidioso
martellare prodotto dall’uso di
attrezzi, e manuali, - dalla pialla allo scalpello, alla ribattitura di chiodi
- e, meccanici, ad ognuno il suo, dalla circolare alla sega alla fresa caratteristico
e ben riconoscibile ad un orecchio allenato. Emergeva, però, soprattutto il
suono dirompente e perentorio del modo di parlare di papà....”. Una voce
robusta, forte, che nella vita ti accompagna per darti quelle sicurezze di cui
tutti abbiamo bisogno. Ed è essa che nei momenti di maggiore incertezza ti
risuona nel capo per dirti: “ci sono e sempre ci sarò. Qui al tuo fianco come
un’ombra per farti felice”. Ma l’esistenza va avanti e spesso richiede
autonomia, indipendenza, coraggio nel fare delle scelte: amare? Ma chi? L’uomo
o il Signore?. Eppure è lì davanti con la luce e la potenza che dissemina
attorno. Sembra che ci chiami e che ci voglia nel suo coro.
Meditazioni,
amorosi sensi, scarti emotivi che ti fanno pensare a qualcosa di eccelso. Quasi
quasi sembra che solo e soltanto noi possiamo provare tali sensazioni.
A
volte si scontano vivendo i grandi subbugli; le grandi scosse intime: “E,
ricordo, la stessa intensa emozione la ritrovavo nell’adrenalina che provavo
all’atto di librarmi dall’ultimo gradino della scala di casa e via scendendo,
tra le braccia di un mio cugino più grande....” Diceva un grande poeta che
“Un’anima sensibile è soggetta agli smacchi del dolore o alle impennate della
poesia”. “... Dolorosamente percepii
quanto il dolore generi dolore. In purezza, la trasmissione delle emozioni è
empatica...”. Tutto si fa esperienza, ogni cosa contribuisce a farti crescere,
a farti provare le scosse del vivere. “Ah, il bianco gessetto sulla nera e
grande lavagna! Ciò contribuiva a rendere pregna di parole, concetti,
quell’atmosfera che nulla aveva da invidiare agli eloquenti retori tra gli
antichi greci che solevano tenere le loro lezioni nell’Ateneo all’aperto....”.
Il mito, la realtà, l’immagine, la mutazione, la crescita, l’autoironia, il
gioco “... L’epoca in cui crescevo mi vedeva contemporanea di una mutazione
storica che viveva un salto innovativo e tecnologico di grande rilievo sociale.
Crescevo ed il gioco diventava realtà mentre sembrava che per papà il ruolo si
fosse invertito. Lui iniziò da grande o non aveva mai smesso? Sempre così
autoironico, le impervietà della vita riusciva a farle prendere anche agli
altri come parte di un gioco....”. Il sogno, la fuga, la porta del cielo, i
segreti, il giardino dell’Eden, la formula magica che ti apre la strada del
tempo cullato: “ La porta del cielo era lì! Eh sì, c’era e spalancava ai miei occhi segreti, perché vedi …
la mente ha occhi, il cuore ha luce, il respiro libera … finalmente il sogno
del giardino dell’Eden! Direttamente
bastava pronunciare la formula magica ed annunciare a gran voce la realtà dei
miei sogni: Io non sono quella che io sono per gli altri, non sono ciò che
l’altro crede che io sia. Neanche oggi.
Sogni cullati per tanto, tanto tempo. Tempo in cui avevo colto appieno l’essenza della quale si
impregnava ogni molecola sensibile del sogno...”. Ogni palpito, ogni
configurazione, ogni sprazzo di mente e di animo si fa cullare da un ambiente
che trasfigurato ti accompagna nel mondo del cuore. L’utopia di un paesaggio
che ti richiama a paradisi terreni:”... Al momento vivevo la bellezza della
natura ed il frutto dell’operosità dell’uomo. Percorrendo l’iniziale viale di
alberi da frutta con tanto di calesse trainato da splendidi cavalli, si procedeva
come trasecolati da profumi e colori, tra muretti a secco, casali, stalle,
colture di specie varie, filari di uva per giungere al capannone delle tante
botti da vino: la viticoltura era la principale attività dell’azienda. E allora
perché non liberare quella proiezione del desiderio in piena autonomia?...
L’antica magia in un luogo felice. L’utopia era lì. Perché non vivere il
Paradiso in terra? Mira il castello della Cuba a Palermo, ne conferma la
possibilità.”. Una autobiografia di potente inclusione psicologica dalla A alla
Z. Ogni luogo, ogni gesto, ogni contatto contribuisce ad esaltare la
conformazione di una interiorità che si evolve e si trasforma adeguandosi ai
giochi dell’esistere; ma lo fa mantenendo e sviluppando quella densità
interiore che tiene il filo della narrazione; di una prosa nettamente poetica
per gli ambiti che tale termine ingloba. E se poesia significa armonia,
memoriale, verbo, emozione, panismo figurativo, e volo en haut, eccola la
poesia: è tutta in queste pagine che narrano passo per passo la vicenda di un
sentimento inossidabile; di un gioco di sensazioni che si fa realtà: realtà a
volte cruda, a volte gioiosa, ma pur sempre vita con tutta l’energia di viverla
in pieno. Direbbe Hugo: “la gioia di essere tristi”, di quella tristezza che ti
accompagna giorno per giorno per non farti sentire solo; una tristezza che dà
la forza di azzardare sguardi verso il cielo con la convinzione di avere le ali
per un volo oltre il tempo e lo spazio:
“...
lascio a voi la gioia di declamarle con
lo spirito della fantasia, con la gioia del cuore.
Solo
così si libereranno profumi, colori,
fiori, frutti nel mio piccolo e prezioso giardino “dell’infanzia”, così come ho
sempre sognato, di un sogno ineguagliabile e irresistibile.
Il
giardino lussureggiante. Il sogno oltre il tempo e lo spazio”.
Nazario Pardini
Che bello, Nazario, sono orgogliosa e felice di apparire in sua compagnia in questo splendido blog di letteratura col mio volume Echi di luce! Coi poeti che navigano questo mare di bellezza, nel giorno di San Valentino, condivido il sentimento d'Amore universale. A chi desidererà leggermi dedico: che la leggerezza di spirito giunga in echi di luce per la gioia di vivere. Un sentito ringraziamento. Cordialmente. Rita Fulvia Fazio
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