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venerdì 14 febbraio 2020

SERENELLA MENICHETTI: "LA BAMBINA CON LA VALIGIA"



Serenella Menichetti,
collaboratrice di Lèucade

Pola 6 Giugno 1946
LA BAMBINA CON LA VALIGIA
E’ uscito con due signori, mio padre,
senza far ritorno. La sua sciarpa grigia,
adesso abbraccia il collo di un titino.
Il pericolo si è introdotto nella mia casa.
Con enormi zampe nere cammina sulle pareti.
Il suo smisurato corpo invade le stanze.
Percepisco il suo fiato alitare sopra le nostre teste.
Allarmi, fughe, rifugi:
falene impazzite che volteggiano nella mente:
Negli occhi dei miei cari la paura.
Soffio gelido che inghiotte ogni mio piccolo sogno.
E’ uscito con due signori, mio padre,
senza far ritorno. La sua sciarpa grigia,
adesso abbraccia il collo di un titino.
Indosso l’abito nuovo confezionato
con lo scampolo di seta, dalla zia.
Aggrappata alla valigia mi metto in posa,
seduta, sui gradini della mia dimora, per l’ultima volta.
I petali della mia pianta di geranio presagiscono
l’epilogo della cura e la sua conseguenza.
Ancora le mie gambe conservano
la struggente sensazione della pietra accogliente.
Ancora i miei occhi ospitano la sagoma dell’amata casa.
Il mio mare infinito mi abita e nelle vene ancora scorre.
.
E’ uscito con due signori, mio padre,
senza far ritorno. La sua sciarpa grigia,
adesso abbraccia il collo di un titino.
Oggi che tra le mie vuote mani, stringo
la foto della bimba con la valigia, che fui
Esule Giuliana n° 30 001.
Penso a mio padre scaraventato nelle fauci della terra.
E neppure il sole riesce a sciogliere il gelo che mi pervade.
Né il tempo, a tamponare il sangue, che sgorga dalle mie lacerate radici.
Serenella Menichetti



4 commenti:

  1. Serenella con versi immaginifici, lineari, scorrevoli, privi di figure retoriche, racconta un'altra storia da dimenticare... e che molti stanno dimenticando in senso letterale, in quanto ne negano l'esistenza. Il destino degli istriani, degli abitanti della Venezia Giulia sotto il regime di Tito. La poetessa adotta in questo caso versi quasi prosastici, nudi, come la verità, forti come i passi dei diavoli.
    Ricorre come un mantra, come filo - conduttore la terzina:
    "E’ uscito con due signori, mio padre,
    senza far ritorno. La sua sciarpa grigia,
    adesso abbraccia il collo di un titino".
    Ricordo straziante, che lascia i sopravvissuti in perenne stato di stress post- traumatico. Non si è più salvi dopo aver vissuto un regime, dopo essere stata esule, come la Giuliana del testo, dopo aver conosciuto la morte data dagli uomini in nome di falsi principi, in nome di niente.
    Serenella consente con la sua lirica di comprendere a fondo l'assurdità di ogni dittatura e la caratteristica del suo componimento che percuote l'anima è proprio il focus puntato sull'essenzialità. La lacerazione non ha bisogno di carico eccessivo di pathos. Un testo che dimostra il valore sociale della Cultura. Grazie infinite amica cara e un abbraccio.
    Maria Rizzi

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  2. Essendo un siciliano ho poca conoscenza del dramma sociale delle Foibe anche perchè all'ora non esistevano nè radio nè TV e le notizie si trasmettervano per "sentito dire"; e poi, guardando la data venni al mondo mesi dopo. Ma i versi di Serenella hanno documentato con chiarezza espressiva quel clima di paura/terrore che dominava sulle coscienze degli abitanti di allora sotto una feroce dittatura. Il dettato compositivo è asciutto, nidido e avviamente senza fronzoli verbale, ma alquanto incisivo e toccante nell'animo anche del lettore. " Con enormi zampe nere cammina sulle pareti"; lo trovo un verso bellissimo che esprime tutto lo stato d'animo di quel tempo, oltre ai tre versi reiterati nel corso della lirica: "E'uscito con due signori, mio padre... Bella poesia seppure amara nel suo contenuto che spero tanto, in un contesto sociale attuale, continui ancora a farci riflettere per agire sempre in meglio nel n/s oggi per il n/s domani. Pasqualino Cinnirella

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  3. Cara Serenella, bella e commovente lirica, sia che questa situazione tu l'abbia veramente vissuta, sia che tu l'abbia inventata. L'emozione è identica. Complimenti!

    Carla Baroni

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  4. Tanta emozione, dolore e sdegno sopratutto in quell'espressione ricorrente "La sua sciarpa grigia ora abbraccia il collo di un titino" . Una poesia forte, sincera che dovrebbe essere di monito contro le guerre, le discriminazioni e la persecuzione sulle popolazioni di ogni etnia, religione e razza. Un abbraccio, Franca Donà

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