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sabato 21 marzo 2020

MARIA GRAZIA FERRARIS LEGGE: "IN TEMPI DIVERSI IL MIO RITORNO" DI ANNA VINCITORIO


Maria Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade

Lettura di In tempi diversi il mio ritorno , ed. Blu di Prussia,  di Anna Vincitorio.
Il tema dell’infanzia


Ho avuto modo di leggere gli scritti critici di Anna Vincitorio su Lèucade, dove l’autrice, di origine napoletana, toscana  di formazione, poetessa, narratrice, critica letteraria, traduttrice dal francese e dall’inglese, collaboratrice con varie riviste e quotidiani, ha pubblicato più interventi sulle opere di Nazario Pardini. (Cronaca di un soggiorno, I dintorni dell’amore…). Oggi mi è giunto, inaspettato, un volume dal titolo In tempi diversi il mio ritorno, ed Blu di Prussia, a lei dedicato.
È un’antologia critica, curata da Carmelo Mezzasalma, che ben conosce l’autrice, fin dal 1985, quando pubblicava sui Quaderni di Hellas, da lui diretti con Antonio Basile, un ventaglio di sue poesie, scritte dopo la pubblicazione di Nebbie e chiarori, 1982, il suo primo libro, approdando così a Trama verde sull’erba, 1986, la seconda raccolta poetica. Le sillogi e le pubblicazioni numerosissime sono continuate nel tempo. Ben  sedici raccolte di poesia, oltre che romanzi, racconti, recensioni….Ora la nostra scrittrice ha sentito l’esigenza di raccogliere ed ordinare il vastissimo materiale in particolare critico sul suo lavoro, che è stato raccolto in questi anni.  Sulla sua opera hanno infatti scritto i critici più diversi; solo per esemplificare citerei:  Giorgio Barberi Squarotti, Nazario Pardini, Sandro Angelucci, Paolo Ruffilli, Claudio Magris, Oreste Macrì, Carmelo  Mezzasalma, Joseph  Chierici, Anna Ventura, Giancarlo Oli, Dante Maffia, Elio Fiore, Paolo Valesio, Giuliano Landolfi… L’estensore e compilatore di questo volume pubblica, in sintesi, i vari contributi, ed ha aggiunto una preziosa antologia di testi, editi ed inediti, la cui lettura, a confronto, ci permette di verificare autonomamente l’ars poetica dell’Autrice.
È questo il lavoro che vorrei proporvi, visto la difficoltà, l’impossibilità direi, di un’analisi approfondita e dettagliata delle sue numerosissime opere, scegliendo un tema che le è molto caro, quello dell’infanzia, tema in apparenza facile, ma che rischia sempre la semplificazione retorica.
Nel 1991 Anna Vincitorio pubblica L’esilio delle tartarughe, in cui compaiono testi sia in italiano che in dialetto napoletano. Poesie ricche di pathos e di armonie profonde, segnate dal tema della morte. Tra queste “O ninno”, dedicata  all’attesa festosa di un bambino, che alla fine arriva- “è n’angiulillo/ quantè bello!”-, il quale però non rimarrà a lungo ad allietare la sua mamma, “ha vuluti murì”e la madre  piange sconsolata davanti alla culla vuota: a lei, dolorante, incredula e sconsolata,  la poetessa si rivolgerà con sobrie, partecipi parole di consolazione e speranza. Il tema  del bambino unito a quello della perdita  comparirà anche in Filastrocche per l’angelo, del 2001, poesie facili in apparenza, riflessive e cantabili, ricche di sentimento, sensibilità  e di fantasia, padronanza ritmica, dove di nuovo la poetessa  ritrova la sua vena dolente. Sono per il loro ritmo cantilenante, in cui l’anafora viene usata in modo originale, solo apparentemente dedicate a un pubblico infantile, come dimostra in  Filastrocca N. 5”, che vale la pena di ricordare per la sua nenia coraggiosa.
“Filastrocca del mattino/ dove sei mio bel bambino/ sei sparito su una giostra// non ti vedo, non ti sento/ sono qui col mio tormento. // Giostra gira, giostra gira,/ no, non prendermi di mira/vedo già tutto sfocato/ quel bambino se n’è andato// il suo mondo è triste e tetro/ la speranza si è dissolta. // Alza un dito/ squarcia il velo/ ma di sopra non c’è il cielo// C’è una spada scintillante/ che trafigge, che ferisce/ e lo squarcio non guarisce.”
Nel 2012 torna al tema dell’infanzia infelice sui “Qquaderni di Arenaria”, pubblicando la traduzione di  The cry of the childrent,  Il pianto dei bambini di E. Barrett Browning. Il tema è quello della condizione dei bambini inglesi sfruttati che lavoravano nelle miniere e nelle fabbriche in condizioni disumane nella metà dell’ Ottocento già denunciate da C. Dickens, che ben le conosceva avendo lavorato lui pure nell’infanzia in condizioni di maltrattamento, e che aveva denunciato nel notissimo Canto di Natale, che è uno degli esempi di critica di Dickens alla società in cui vive. Da quest’opera  trasse ispirazione Elizabeth Barrett Browning, che scrisse la celebre poesia «II pianto dei bambini», pubblicata nel 1844.
Alla poetessa inglese (1806- 1861) che ha vissuto a Firenze, dove è sepolta, A. Vincitorio dedicherà anche (2017) una prosa, Le finestre di casa Guidi, la casa fiorentina dove la Barrett ha vissuto e dove tutto parla di lei e di Robert Browning, il marito, e porta ancora le sue tracce di vita, ricordando quando vide dalle finestre sfilare il popolo esultante per le riforme liberali, il 12 settembre 1847, sentì le grida, gl'inni, vide le bandiere, i fiori, il consenso e le lacrime di quella memoranda giornata.
In questo poemetto viene sottolineata l’infelicità di questi piccoli, cui è negata l’infanzia,  condannati a un lavoro forzato, la loro disperazione: “Anche il fiore più rosso appare color neve/ perché tutto il giorno trasciniamo il nostro carico amaro/ attraversando il buio sottoterra…/ Ora guidiamo tutto il giorno ruote di ferro/ che nelle fabbriche si muovono, giro, giro.//
…Sempre tacete! Lasciate che si sentan respirare le loro bocche,…sempre avanzano le ruote macinando ogni traccia di vita/ e le anime dei fanciulli che Dio chiama verso il sole/ girano sempre avvolte nelle tenebre//
 Fratelli, chiedete ora a quei fanciulli/  di levar lo sguardo verso di Lui in preghiera…/ “ Quale Dio” loro rispondono, “dovrebbe udirci/ mentre la furia delle ruote ferrigne si scatena?” / Gli uomini a noi vicini passan oltre…//
 Privi dell’amore terreno e celeste:/ che almeno scorra ininterrotto il loro pianto!/  Lo sguardo al cielo, i volti pallidi e smunti/ orribile a vedersi il loro sguardo/ vedono Voi seduti al posto degli angeli, gli occhi rivolti a Dio…”
Nel 2016, dopo altre prove importanti e mature come Sognando Estoril, 2007,  Il richiamo dell’acqua, 2009, e Sussurri, 2013, Anna Vincitorio pubblica Bambini.
La desolazione di questa vita subumana, la disperazione della mancanza di ogni speranza, il coraggio della denuncia, il suo pessimismo totale viene ribadito anche presentando il nostro mondo contemporaneo che allinea nuove sofferenze, nuove infanzie violate, abusate, vendute,  nuove crudeltà, abbandoni, violenze, nuovi silenzi complici.  Guerre, guerriglie, ideologie paranoiche devastano e insanguinano il mondo, e si abbattono sul mondo dei bambini innocenti ; la sua diventa allora una denuncia coraggiosa, una lezione morale verso l’orrore della nostra storia.
Ed eccola, pietosa e dolente, a scrivere: “ Due braccia cieche/ non hanno saputo trattenerti/ Due occhi vuoti di tragico pianto/ ti hanno visto inghiottire/ tenero, indifeso, solo/ altre braccia…tanto amore di molti/ o solo umana pietà/ per il tuo volto assorto…”(Bambini abbandonati) e concludere:  Per queste ali d’angelo recise/ non basterebbe il mare/ solo pietà rimane/ alle sue sponde”.

Maria Grazia Ferraris

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