Lettura
di In tempi diversi il mio ritorno , ed. Blu di Prussia, di Anna Vincitorio.
Il
tema dell’infanzia
Ho
avuto modo di leggere gli scritti critici di Anna Vincitorio su Lèucade, dove
l’autrice, di origine napoletana, toscana
di formazione, poetessa, narratrice, critica letteraria, traduttrice dal
francese e dall’inglese, collaboratrice con varie riviste e quotidiani, ha
pubblicato più interventi sulle opere di Nazario Pardini. (Cronaca di un
soggiorno, I dintorni dell’amore…). Oggi mi è giunto, inaspettato, un volume
dal titolo In tempi diversi il mio ritorno, ed Blu di Prussia, a lei
dedicato.
È
un’antologia critica, curata da Carmelo Mezzasalma, che ben conosce l’autrice,
fin dal 1985, quando pubblicava sui Quaderni di Hellas, da lui diretti con Antonio
Basile, un ventaglio di sue poesie, scritte dopo la pubblicazione di Nebbie
e chiarori, 1982, il suo primo libro, approdando così a Trama verde
sull’erba, 1986, la seconda raccolta poetica. Le sillogi e le pubblicazioni
numerosissime sono continuate nel tempo. Ben
sedici raccolte di poesia, oltre che romanzi, racconti, recensioni….Ora
la nostra scrittrice ha sentito l’esigenza di raccogliere ed ordinare il
vastissimo materiale in particolare critico sul suo lavoro, che è stato
raccolto in questi anni. Sulla sua opera
hanno infatti scritto i critici più diversi; solo per esemplificare
citerei: Giorgio Barberi Squarotti,
Nazario Pardini, Sandro Angelucci, Paolo Ruffilli, Claudio Magris, Oreste
Macrì, Carmelo Mezzasalma, Joseph Chierici, Anna Ventura, Giancarlo Oli, Dante
Maffia, Elio Fiore, Paolo Valesio, Giuliano Landolfi… L’estensore e compilatore
di questo volume pubblica, in sintesi, i vari contributi, ed ha aggiunto una
preziosa antologia di testi, editi ed inediti, la cui lettura, a confronto, ci
permette di verificare autonomamente l’ars poetica dell’Autrice.
È
questo il lavoro che vorrei proporvi, visto la difficoltà, l’impossibilità
direi, di un’analisi approfondita e dettagliata delle sue numerosissime opere,
scegliendo un tema che le è molto caro, quello dell’infanzia, tema in apparenza
facile, ma che rischia sempre la semplificazione retorica.
Nel
1991 Anna Vincitorio pubblica L’esilio delle tartarughe, in cui
compaiono testi sia in italiano che in dialetto napoletano. Poesie ricche di
pathos e di armonie profonde, segnate dal tema della morte. Tra queste “O
ninno”, dedicata all’attesa festosa
di un bambino, che alla fine arriva- “è n’angiulillo/ quantè bello!”-, il quale
però non rimarrà a lungo ad allietare la sua mamma, “ha vuluti murì”e la madre piange sconsolata davanti alla culla vuota: a
lei, dolorante, incredula e sconsolata,
la poetessa si rivolgerà con sobrie, partecipi parole di consolazione e
speranza. Il tema del bambino unito a
quello della perdita comparirà anche in Filastrocche
per l’angelo, del 2001, poesie facili in apparenza, riflessive e cantabili,
ricche di sentimento, sensibilità e di
fantasia, padronanza ritmica, dove di nuovo la poetessa ritrova la sua vena dolente. Sono per il loro
ritmo cantilenante, in cui l’anafora viene usata in modo originale, solo
apparentemente dedicate a un pubblico infantile, come dimostra in “Filastrocca N. 5”, che vale la pena
di ricordare per la sua nenia coraggiosa.
“Filastrocca
del mattino/ dove sei mio bel bambino/ sei sparito su una giostra// non ti
vedo, non ti sento/ sono qui col mio tormento. // Giostra gira, giostra gira,/
no, non prendermi di mira/vedo già tutto sfocato/ quel bambino se n’è andato//
il suo mondo è triste e tetro/ la speranza si è dissolta. // Alza un dito/
squarcia il velo/ ma di sopra non c’è il cielo// C’è una spada scintillante/
che trafigge, che ferisce/ e lo squarcio non guarisce.”
Nel
2012 torna al tema dell’infanzia infelice sui “Q The cry of the childrent, Il pianto dei bambini di E. Barrett
Browning. Il tema è quello della condizione dei bambini inglesi sfruttati che
lavoravano nelle miniere e nelle fabbriche in condizioni disumane nella metà
dell’ Ottocento già denunciate da C. Dickens, che ben le conosceva avendo
lavorato lui pure nell’infanzia in condizioni di maltrattamento, e che aveva
denunciato nel notissimo Canto di Natale, che è uno degli esempi di
critica di Dickens alla società in cui vive. Da quest’opera trasse ispirazione Elizabeth Barrett
Browning, che scrisse la celebre poesia «II pianto dei bambini», pubblicata nel
1844. uaderni di Arenaria”, pubblicando la traduzione di
Alla
poetessa inglese (1806- 1861) che ha vissuto a Firenze, dove è sepolta, A.
Vincitorio dedicherà anche (2017) una prosa, Le finestre di casa Guidi, la
casa fiorentina dove la Barrett ha vissuto e dove tutto parla di lei e di
Robert Browning, il marito, e porta ancora le sue tracce di vita, ricordando
quando vide dalle finestre sfilare il popolo esultante per le riforme liberali,
il 12 settembre 1847, sentì le grida, gl'inni, vide le bandiere, i fiori, il
consenso e le lacrime di quella memoranda giornata.
In
questo poemetto viene sottolineata l’infelicità di questi piccoli, cui è negata
l’infanzia, condannati a un lavoro
forzato, la loro disperazione: “Anche il fiore più rosso appare color neve/
perché tutto il giorno trasciniamo il nostro carico amaro/ attraversando il
buio sottoterra…/ Ora guidiamo tutto il giorno ruote di ferro/ che nelle
fabbriche si muovono, giro, giro.//
…Sempre
tacete! Lasciate che si sentan respirare le loro bocche,…sempre avanzano le
ruote macinando ogni traccia di vita/ e le anime dei fanciulli che Dio chiama
verso il sole/ girano sempre avvolte nelle tenebre//
Fratelli, chiedete ora a quei fanciulli/ di levar lo sguardo verso di Lui in
preghiera…/ “ Quale Dio” loro rispondono, “dovrebbe udirci/ mentre la furia
delle ruote ferrigne si scatena?” / Gli uomini a noi vicini passan oltre…//
Privi dell’amore terreno e celeste:/ che
almeno scorra ininterrotto il loro pianto!/
Lo sguardo al cielo, i volti pallidi e smunti/ orribile a vedersi il
loro sguardo/ vedono Voi seduti al posto degli angeli, gli occhi rivolti a
Dio…”
Nel
2016, dopo altre prove importanti e mature come Sognando Estoril,
2007, Il richiamo dell’acqua,
2009, e Sussurri, 2013, Anna Vincitorio pubblica Bambini.
La
desolazione di questa vita subumana, la disperazione della mancanza di ogni
speranza, il coraggio della denuncia, il suo pessimismo totale viene ribadito
anche presentando il nostro mondo contemporaneo che allinea nuove sofferenze,
nuove infanzie violate, abusate, vendute,
nuove crudeltà, abbandoni, violenze, nuovi silenzi complici. Guerre, guerriglie, ideologie paranoiche
devastano e insanguinano il mondo, e si abbattono sul mondo dei bambini
innocenti ; la sua diventa allora una denuncia coraggiosa, una lezione morale
verso l’orrore della nostra storia.
Ed
eccola, pietosa e dolente, a scrivere: “ Due braccia cieche/ non hanno
saputo trattenerti/ Due occhi vuoti di tragico pianto/ ti hanno visto
inghiottire/ tenero, indifeso, solo/ altre braccia…tanto amore di molti/ o solo
umana pietà/ per il tuo volto assorto…”(Bambini abbandonati) e
concludere: “ Per queste ali d’angelo
recise/ non basterebbe il mare/ solo pietà rimane/ alle sue sponde”.
Maria
Grazia Ferraris
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