venerdì 6 marzo 2020

UN POMERIGGIO DI RARA EMPATIA A FIRENZE


UN POMERIGGIO DI RARA EMPATIA A FIRENZE

Le due autrici con A. Macchia a destra

  1. Presso la Società delle Belle Arti - Circolo degli Artisti - “Casa di Dante” a Firenze, martedì 4 febbraio alle ore 17,si sono svolti i dialoghi di Pianeta Poesia a cura di Giuseppe Baldassare con Maria Luisa Daniele Toffanin, autrice de La casa in mezzo al prato, e di Annalisa Macchia con Lucia Visconti, autrice di Eccomi.Un pomeriggio di rara empatia, in un rimando di continue emozioni, creatosi sin dalle prime battute: è ciò che avviene solo quando si crede negli stessi ideali e si ama la verità della Parola.


Giuseppe Baldassare inizia il suo colloquio con Maria Luisa Daniele Toffanininvitandola a leggere alcune poesie, tratte dalla sua silloge. L’autrice coglie subito l’occasione per parlare brevemente del libro, una raccolta di memorie ormai dopo il disastro del Vaia del 29 ottobre 2018: tutte infatti appartengono al periodo precedente, tranne“In quest’ora insieme”, testo introduttivo,scrittosuccessivamente. E così ne dà lettura coinvolgendo i presenti nella drammatica situazione là creatasi e nell’urgenza di rinascere insieme subito avvertita dalla fiera popolazione ladina. Incitata dal relatore a parlare del prima si sofferma su Sottoguda, dichiarato uno dei borghi più belli d’Italia,con l’indescrivibile selvaggia bellezza dei Serrai ora distrutti, rivisitati nel periodo invernale ed estivo, come palestra di ghiaccio, come sentiero sciistico, come passeggiata ristoratrice, per condurre i presenti nella realtà ora recitata in “Poema ladino” e “Ballata del ritorno”.Il discorso ovviamente muove riflessione su questo lembo di terra così ricco di tradizioni ladine di cui gli abitanti sono fieri, ma soprattutto di storia documentata da 7.000 anni dalla presenza dell’uomo di Mondeval, l’antico cacciatore protagonista della lirica “Il Sonno dell’antico cacciatore”. Il testo suscita grande stupore tra i presenti e applausi anche per le varie spiegazioni che danno al tutto sempre un’aria magica ma anche una verità storica ben evidenziata nell’atlantino che correda il libro.
Prende nuovamente la parola Giuseppe che presenta l’autrice nelle sue molteplici attività e illustrala IV di copertina.Vi appaiono tutti i patrocinatori della produzione del libro e delle borse di studio, argomento ulteriormente approfondito dalla Toffanin come amalgama tra gli abitanti del Pra’ del Toro e la gente del luogo ma anche con altri che hanno vissuto, sono passati, hanno conosciuto questi paesaggitanto che si sono potute realizzare con la vendita, borse di studio per il valore di 2.500€. Un’iniziativa molto apprezzata da varie testate di giornali, come esempio di solidarietà culturale. Ancora Giuseppe cita la prefazione di Richter e invita l’autrice a leggere “Ladanza della gioia”, molto apprezzata dallo stesso critico patavino. La lettura della poesia,preceduta da una breve motivazione della Toffanin, cioè il turbamento che crea il dolore quando penetra in una casa e rende insicuri i voli di vita, colma la stanza di emozioni e rafforza tra l’autrice e i presenti una comunione d’anime tali che solo si può avvertire in particolari situazioni in cui poesia e vita si fondono.
Di seguito Annalisa Macchia presenta l’autrice Lucia Visconti, invitandola subito a leggere le sue liriche con proiezione delle opere d’arte relative: versi molto scarni, asciutti, essenziali nati da una profonda spiritualità e fede che trae ogni volta ispirazione da una scultura o pittura diversa:La cacciata di Adamo ed Eva del Masaccio, LaPietà di Michelangelo, la Cupola del Vasari,secondo un’idea suggeritale dal figlio. C’è poi un momento di confronto fra le due autrici stimolato da Annalisa Macchia sul sensodella poesia e del suo linguaggio. La Toffanin sostiene che la poesia è l’emozione della vita che ogni giorno si apre davanti a te e si fa canto dentro: può nascere ovunque tu vada e così spontaneamente si trasforma in parola il tuo vissuto stratificato dentro, che ha il linguaggio della tua casa, evocando la Ginzburg, della tua infanzia, del percorso scolastico, universitario, dei vari incontri, di tutta la cultura insomma assimilata, raccolta interiormente. Un linguaggio che è la tua vita stessa che si fa parola e che diventa quindi comunicazione. Ancora l’autrice afferma che poetare è comunicare con gli altri come in una lettera per sostare con l’altro nella parola continuando la sua passione di scrivere appunto lettere al figlio, alle amiche per avvicinarsi di più a loro. E quindi pur apprezzando la comodità dei messaggini e delle e-mail parteggia sempre per la parola viva, magari al telefono, che è la nostra ricchezza: esprime infatti ogni mutazione psicologica, il nostro stato d’animo reale, creando subito un legame con chi ascolta. Anche Lucia conferma e approfondisce questi medesimi concetti sostenendo che per lei queste poesie diventano un’esigenza interiore, un inno a Dio, come un ringraziamento per le difficoltà della sua vita superate.Un ringraziamento espresso attraverso la luce come tensione spirituale verso il divino, che vince il buio. Luce quindi è il tema della seconda domanda posta, sempre amata e ricercata dalla Toffanincome una forma di verità, un’esigenza di trasparenza tanto che le è caro l’epitaffio di Kant “il cielo stellato sopra di me, la voce della coscienza dentro di me”. Luce che per lei è sinonimo di innocenza, che le richiama l’innocenza dell’infanzia, i suoi due grandi miti. Giuseppe avvalora le parole dell’autrice parlando di una poesia luminosa, solare pur ricca di tradizioni e storia ma illuminata da una grande tensione sempre a Dio, espansa ovviamente in modo diverso da Lucia proprio per questa necessità di parlare con gli altri. E invita la Toffanin a leggere alcune di queste poesie che hanno dentro la luce e il senso del sacro, così vivo, aggiunge l’autrice, in questi paesi. Legge “Via Crucis a Sottoguda” e “Pastore di luce”, ovviamente Lucia altre sue poesie riaffermando il concetto dell’esigenza di questa luce per opporsi alle tenebre dei disagi umani. Significativo è l’intervento diSimonettaLazzerini di Florio che contesta simpaticamente la Toffanin evidenziando sue poesie e versi di grande essenzialità come in “Occhi da vedere”…
I dialoghi di Pianeta Poesiasi chiudono con i reciproci ringraziamenti dopo l’intervento di Paola Lucarini Poggi che, evocando Paul Valéry, parla della poesia della Toffanin, tante volte sua ospite agli incontri di Sguardo e Sogno, come di una favola che nasce da lontano ed esiste per sempre, raccontando il proprio vissuto quale magica verità.
Tra i presenti si ricordano le care amiche Maria Grazia Coianiz, Maria Grazia Carraroli con noi pur assente, la stessa Paola Lucarini Poggi, Simonetta Lazzerini di Florio, Fiorella Falteri amica della preziosa Alberta Bigagli, Grazia Giovannoni, Teresa Paladin, Mario Sodi e tanti altri.





P. Lucarini e il marito

Partecipanti
Lucherini, Di Florio, Massimo Toffanin


G. Giovannoni e A. Macchia

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