CARMEN MOSCARIELLO, COLLABORATRICE DI LEUCADE |
“Entro l’arco del mio giorno” Poesie di Lilly Brogi, Prefazione di Lia Bronzi. Nota di Anita Norcini Tosi, Bastogi. Dedicato a Carlotta.
Sull’arco dell’incontro
aumenta
la cicuta
ma
lascia il tuo ricordo,
lascialo
solo nel mio cuore[1]
Mi separa
dai morti /un mondo di brutti sogni. Questa raccolta luminosa e tersa si autoesplora
nell’arco fuggitivo della vita. Un arco che rende la poetessa e artista,
pittrice , curatrice d’arte, Presidente della galleria D’arte La Pergola a
Firenze , una scudiera dell’esistere. Le metamorfosi che il libro affronta sono
repentine. Sgusciano
da
un’anima ricca di ricordi e di molti dolori. Al di là del colorato tremore (è
davvero la sua poesia …..un tremolar della marina… )che fa pensare ai ciliegi
in fiore di Lorca. Si affronta un tema terribile: quello dell’ abbandono e,
dunque, della morte dei propri cari. C’è
una poesia nel libro “ Natale 2003 [2]“
che mi ha fatto piangere, un pennello lieve disegna quanto può essere immensa
la solitudine anche nella preghiera rivolta al Cristo Bambino, non si allevia
il poroso ricordo.
Le
poesie di Lilly Brogi sono tutte preghiere non solo a Dio, ma al mondo, affinché
cambi , affinché il suo egoismo e la sua indifferenza smetta di ledere, ai
poeti , ai bambini, ai vecchi a chi ha un cuore, le sue poesie delicate sono
scricchioli di memoria che partono lente, circoscritte, e poi si aprono improvvise a tulipano, nella
stessa morbidezza e splendore di questo fiore . Insomma, voglio dire che i
versi subiscono una purificazione nell’animo della poetessa, come se anche la
malattia, la morte, seppur insopportabili,
possano essere l’accoglienza di un nuovo cammino che si nutre, di fiori, di
arte, di poesia, di incontri, di amicizia, di amore. La notte arreca paura, ancor più al poeta, gli
incubi turbano il sonno, ma la dolce fanciulla non si lascia appesantire dal
fardello, insegue la luna. Questo mondo non circoscritto del poeta, dove agli
incubi, si intrecciano i sogni per prevalere, per imporsi nel costruire una
vita, è questa voce un angelo che canta per il bimbo che è nato, ma anche per
il suo bimbo, la sua bimba che attendono nella casa girandole di luce:
notte profonda stanotte,
freddo pungente.
Fiammelle soltanto riscaldano
Un cuore che rincorre serate serene,
feste felici, sorella che amo,
marito già assente
ho solo due bianchi tesori per mano.
Ora sorge dai fiumi del tempo
Tepore
sereno, grazie bambino rinato.
Il
mondo ai tuoi piedi riprende cammino
Scintille,
girandole è festa,
accendetele
tutti, muovete la mano
Lilly
Brogi è anche una bravissima pittrice e una scultrice di immagini canterine,
travasa senza cascate questi turgori di bellezze nella costruzione dei versi.
Le due strade non confliggono, di questo gode Firenze che ha la fortuna di
essere cantata in molti i versi dell’opera:
Firenze,
città del fiore
…nulla
ti sciupa, anche nel degrado
O
città d’arte, immune
da
ogni cosa, guardi muta
tutti
i giuochi, gli eccelsi,
i
più crudeli e crudi di ogni parte.[3]
Non
ci sono crinali nei costrutti di Lilly Brogi , essi vivono , si struggono per una vita che non è amore e il poeta
invoca che finisca questa tortura , chiede
ascolto per quelle cose che per la sua vita sono come i suoi figli e che gli
altri non vedono, né vogliono sentire. Esiste nell’armonia di quest’opera,
congeniata in una scrittura che è acqua di sorgente nel dislivello drammatico tra ciò che il poeta
sente e il mondo. Nonostante la poetessa si cali continuamente con cuore
pietoso nella vita degli altri, essi rimangono estranei al suo sentire , per
lei , invece, sono tutti fratelli.
Non solo preghiera, dunque, ma c’è anche quell’amore francescano per tutte le
creature, alcuni versi sembrano accarezzare il creato.
Carmen
Moscariello
[1] Lorca,
Poesie, VolumeII , Collana diretta da Giacinto Spagnoletti, Traduzione di Carlo
Bo, Gazzella del ricordo d’amore pag. 301, 302., Guanda , Bologna 1967
[2] Lilly
Brogi, Entro l’arco del mio giorno”, pg 43ho
[3] Lilly
Brogi: Firenze città d’arte, pg.26.
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