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giovedì 7 maggio 2020

CLAUDIA PICCINNO LEGGE: "IN TONO MINORE" DI E. SEGHETTA ANDREOLI



IN  TONO  MINORE
DI EVARISTO SEGHETTA

CLAUDIA PICCINNO
COLLABORATRICE DI LEUCADE
In tono minore di Evaristo Seghetta si presenta come il suo testamento poetico. Il libro è strutturato in quattro parti :LA LUNA NELLA SUA CURVA LAMA , ERETICI COME SIAMO, SUL VERSANTE DEL SENTIMENTO, QUANDO TUTTO RIAFFIORA .
In queste parti ravviso rispettivamente ispirazione, pensiero, sentimento, memoria, ma in tutte le sezioni questi elementi si mescolano in dosi variabili per dar voce agli elementi naturali, al contingente, alla situazione che di volta in volta muove il Nostro alla scrittura, a fermare l'attimo per lasciare che decanti e poi ripercorrerlo attraverso il pensiero di come avrebbe potuto essere o attraverso il ricordo di com'è effettivamente stato.
Seghetta sostiene che la vita è un campo minato e tra queste mine c’è lo slalom dell’uomo che cerca di ancorarsi al bello, alla natura, alla terra per restare aggrappato alle radici e non farsi fagocitare dalle logiche urbane della fretta, dell’apparire, del commercio.
Un giacimento in superficie è la via di vetrine:/ non scava nel pensiero, né in fondo all’emozione
… e ancora
Così, ci volgiamo a guardare con identico cuore una coppia di corvi, /che cerca un po’ goffa quel ramo sicuro.
Ci sono immagini di una bellezza senza eguali in questa raccolta, immagini che evidenziano la filosofia dell’autore che attinge a piene mani ai doni del creato.
Calano giù da una giara le campanule viola, di sera, con la luce tirata al limite del buio, in attesa del solstizio. Sono marinai aggrappati alle fiancate della nave nel mare in tempesta. Sono pensieri che solcano
C’è un dialogo costante tra l’io e il non io, sebbene Egli giunga alla consapevolezza che non tutto si può declinare secondo la logica :
Ci raccogliamo in noi stessi, dentro le stanze delle nostre rinunce. Nemmeno tentiamo più di indagare la direzione dei voli, il sonno dei rondoni,
L’unica logica in cui Egli trova riparo è quella delle stagioni e sembra muoversi su binari paralleli: bellezza e ritmo, pensiero e anima, apparenza e verità.
Siamo nati nella logica delle stagioni.
Sulle nuvole approda la mente, come a un porto di isole celesti, nel capovolto mare.
Si legga ad esempio La terza stagione
Passano così impercettibili le sere d’autunno, passano senza rumore. Sono i passi felpati del gatto. L’autunno è il gatto delle quattro
L’autunno è il crinale da cui si può scegliere il lato di discesa, quello del bene o del male.
Esiste anche la logica del giorno, dell’alternarsi tra veglia e sonno, luce e buio
Noi, un tutt’uno col vento, respiriamo il segreto del gelsomino. Lo scontro a colpi di assi e di re dura fino al mattino. I pirati del sonno, prima o poi, abborderanno l’estate.
Il ritmo è ciclico, rassicurante, le sue poesie si collocano in uno spazio laterale, come se volessero osservare le ripercussioni di ogni verso su chi le ha prodotte e su chi le leggerà.
Avevo parlato, (a proposito delle sue,precedenti raccolte poetiche ) di Evaristo e della sua obliqua postura, perché lui è un uomo capace di sdoppiarsi Mente/anima, di osservarsi dall’esterno, senza la paura del giudizio. E alcuni suoi versi mi confermano la prima impressione:
Veloci, beffarde, le parole fuggono via. Si fermano, forse, nelle pozze, al bordo dei campi di fieno. Si prendono gioco di me, se, nel buio, mi sorprendono mentre cerco a tentoni una via che mi porti lontano, alla soglia della Verità.
È severo con se stesso il poeta, ma non teme il giudizio, non teme la sua nudità davanti al resto del mondo. Appartiene alla terra: (io guardo le creature negli occhi e ascolto il respiro delle querce, qui, dove l’uomo arretra e la Natura avanza),ma sa destreggiarsi anche nelle metropoli, si adatta a una musica insolita, ne coglie l’essenza.
Il jazz ha la densità della notte, il colore delle insegne al neon. Scorrono sul pentagramma grattacieli, boulevard, volti, emozioni…
Sebbene preferisca le tradizioni e il suono lento delle cornamuse, lui sa bene che la vita non può essere immobilismo, sa che fermarsi è illusione  e che occorre crearsi una direzione; avanziamo incerti sul bordo , ma lui ha le idee chiare: Mi resta una strada in bianco e nero: mai compromessi, né esitazioni. Ma anche il suo movimento è come la storia dell’uomo o come il ciclo delle stagioni perché scrive: Si torna ogni volta al punto iniziale per un altro giro di giostra: all’infinito.
In questa circolarità si dispiega la stessa nostra esistenza, come quella di una goccia d’acqua che torna al cielo sotto forma di vapore
E, se cadremo, sarà soltanto pioggia.
Forse la felicità ha il suono dell’acqua piovana che scorre sul lastricato del giardino . Ma in realtà è la curiosità, la vivacità intellettuale che ci salva dalla stasi e ci proietta altrove:
Affonda in noi il bisogno di superare ogni barriera, di sapere come finirà l’assurda storia degli Argonauti della nostra era.
Eppure, torneremo liberi, lievi, tra le braccia sfilacciate delle nuvole, sospesi ai cirri
Non occorre parlare
Intorno si fa silenzio: tacciono anche i grilli, quando sulla piazza del sublime si supera ogni limite umano.

Claudia Piccinno
Word festival poetry continental director for Europe

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