Echi
di luce
La pubblicazione del
racconto "Echi di luce" edito da Fondazione Mario Luzi, di Rita
Fulvia Fazio, avvenuta dopo la raccolta poetica "Metamorfosi e
sublimazioni" per i tipi di Guido Miano Editore, completa e definisce
ancora meglio il mondo poetico dell'autrice.
E' difficile dare una
definizione di quest'opera. Non è un racconto di formazione, non è la storia di
un percorso interiore, non è la cronistoria delle emozioni e degli stati
psicologici dell'autrice.
Si può definirlo
“narrazione di compimento”, termine che la dottoressa Ester Monachino, nella propria
recensione, ha usato per un altro racconto di Rita Fulvia Fazio “Desiderio”: attraverso
i ricordi della propria vita trascorsa, l’autrice partecipa la presa di
coscienza della propria storia individuale, del proprio sè e delle proprie
idealità.
E' una narrazione che non
ha una dimensione diacronica: la bambina che gioca nel "piccolo e prezioso
giardino" è la stessa che, più grande prepara le torte nel caldo ambiente
famigliare, è la stessa che, donna matura, sente la profonda necessità
spirituale che libera armonia e serenità. L’unica dinamica psicologica di tutto
il racconto si trova al centro del libro, quando l’autrice bambina, scopre un cortile
inesplorato e misterioso: e c’è il desiderio, la curiosità o il sogno di entrarvi
per scoprire chissà quali meraviglie
dell'eden. Ma anche qui; di fronte, prima alla proibizione, poi al suo libero
accesso e quindi alla delusione, non c'è tensione né dinamica interna. Tutto
viene risolto dai “temperati affetti”. È la mamma a guidare l’autrice verso la
realtà che continua ad essere come era prima e come sarà dopo, oleograficamente
tranquilla e serena.
Lo spazio-tempo non ha
una sua autonomia. Le definizioni spaziali, quando ci sono, si riferiscono alla
trama psicologica della protagonista: lo spazio è uno spazio emozionale,
interiorizzato sia che si tratti del “giardino dell’eden” o della Sicilia, dei
viaggi con la mamma o il papà, o delle serate invernali davanti al focolare. E
così il tempo: è un unico percorso alla scoperta non di un amore ma dell’Amore,
che definisce il mondo incantato della sua infanzia e del suo passato. È il
mondo incantato dell’infanzia dove tutto è bello e felice. Sembrerebbe la
nipotina di Pangloss.
In realtà questo racconto,
come le sue poesie, sono il punto di arrivo di un percorso spirituale, personale
e filosofico che arriva ad abbracciare in modo totalizzante tutta
la realtà. L’amore è la dimensione della natura nel suo
articolarsi nel tempo (il mondo come una “festa d’amore”). L’amore è il vero
sentire dell’uomo: non è un “dover essere”, o un finalistico un tendere a; per
l’autrice è un abbandonarsi “con la
mente al cuore a illuminare poeticamente silenzi, verità, il tutto e niente di
giorni rapiti dal vento dell’amore”.
Ma questo amore che non è
passione, non è sensualità, non è personale; è nel proprio sé e al di là; è
etereo e impalpabile perchè metastorico, elemento fondante del creato e
della storia. Il punto di partenza di questa visione religiosa e metafisica è l’emozione.
L’emozione è molto presente sia nelle poesie che nel racconto: “quali emozioni!”;
”l’intensa emozione”; “la trasmissione delle emozioni”. Del resto l’emozione è
una categoria narrativa tipica di tanta letteratura del 900: l’emozione come
stimolo al ricordo; l’emozione come vortice oscuro; l’emozione come valore in sé,
fine a se stessa…
Nel mondo emozionale di
Fulvia Fazio non c’è la paura, non c’è il rifuggire la realtà, non c’è alcun
pretesto per una autoaffermazione personale. L’emozione è il suo modo di rapportarsi
alla realtà, o meglio, di impadronirsene; di essere nel mondo; di godere della
natura: di partecipare all’esuberanza del suo giardino dell’eden, all’intimità
dei suoi coetanei o dei suo famigliari. È un appropriarsi sensuale delle cose.
Questo racconto, come le poesie dell’autrice,
emana una profonda sensualità visibile nel modo con cui descrive la natura, le
piante, i fiori, gli animali; ma anche le bellezze della Sicilia o il cortile
dei suoi giochi. Ma è una sensualità che non rimane fine a se stessa; viene
sublimata in qualcosa che la fonda e la giustifica; viene inserita in una
dimensione universale fondante in modo totale la natura e la storia. Diventa, il
bello o il bene, emanazione di una spirituatà mistica che investe
la natura e il mondo.
In una lirica Accordi
che apre il suo precedente libro “Metamorfosi e sublimazioni” l’autrice ha
descritto bene questo percorso che è nello stesso tempo emotivo, filosofico e
religioso: ”Ma tu, con mani di calce bianca / intonaca / tra cielo e mare / la
meraviglia! / Sboccia tra crepe indecifrabili / e rassicura il paradiso, / col
sublime accordo / della felicità. “È un mondo totalizzante di certezze: nel
ripensare ai suoi ricordi, alla sua vita trascorsa, non ci sono dubbi, non ci
sono errori. C’è la convinta, continua partecipazione ad un universo emotivo,
sentimentale e religioso; una tensione che anima tutta la sua prosa. In questo
racconto non c’è una storia ordinata e continua, ci sono rimandi e digressioni,
ma che svelano una unità di fondo che è tutta interiore. È l’immediatezza del
proprio sentire, il rievocare e rivivere il proprio passato che diventa
narrazione poetica.
L’unico momento in cui
distingue se stessa come autrice dall’oggetto
della narrazione è in un capoverso in cui narra che, bambina, per difendere e
appropriarsi dei propri sogni pronunciava la formula “Io non sono quella che
sono per gli altri, non sono ciò che l’altro crede che io sia.” E’ una autoaffermazione
del proprio sé, un orgoglio del proprio sentire che caratterizza tutta la
narrazione. Infatti poi prosegue, isolandolo in un capoverso a sè stante: ”neanche
oggi” (sono ciò che l’altro crede che sia). È la rivendicazione dell’identità
tra il suo sé di scrittrice e il suo sé come
personaggio narrativo, tra l’autore e il personaggio rievocato. Questa identità è ciò che costruisce
il valore lirico fondamentale, ma porta
inevitabilmente ad una struttura del racconto volutamente discontinua e
frammentaria, della quale l’autrice è ben consapevole. È il prezzo che il
lettore deve pagare per appropriarsi dell’autentica poesia.
Francesco Righi
Un mio sentito ringraziamento a Francesco Righi per avermi gentilmente citato. Una recensione aderente all'hanimus di Rita Fulvia Fazio e tracciata con acume di visione sul dettato e la manifestazione espressiva del volume. Ester Monachino
RispondiEliminaIl mio sentito ringraziamento a Francesco Righi per la citazione dal mio testo recensivo. Aderente all'hanimus della poetessa, il testo di Righi sa acutamente inoltrarsi nel dettato e nella manifestazione espressiva di Rita Fulvia Fazio. Ester Monachino
RispondiEliminaRICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaHo letto, commossa, la bella esegesi di Francesco Righi. Ciò che ho seminato ho raccolto. Rimbalzano tanti, tanti buoni echi, Echi di luce. Concepita come "La raccolta dell'anatroccolo", poi pubblicata come "Echi di luce." L'acuto e sensibile affondo alla mia narrazione partecipa, con limpidezza, lo spirito dell'opera. La sagace sottigliezza dà rilievo al sè; al sovrasensibile; all'unitarietà interiore; all'elemento identitario tra l'autrice e il personaggio. All' "animus", come ben evidenziato dalla dott.ssa E. Monachino, nella propria critica letteraria per "Echi di luce" postata su Lèucade l'01/05/ 2020; alla "sincerità espositiva", come puntualizzato dalla dott.ssa M. R. De Lucia, nella sua recensione di Echi di luce apparsa sul blog Letteraturacultura di Lorenzo Spurio il 30/5/2020. La immediatezza della struttura espositiva e degli strumenti linguistici adatti allo scopo dell'uso tecnico del linguaggio è il costo che "...il lettore deve pagare per appropriarsi della autentica poesia." scrive nella chiusa F. Righi. La naturalezza che assolve la necessità strutturale narrativa, ben lo evidenzia Nazario Pardini nella postfazione della mia silloge poetica "Metamorfosi e sublimazioni" citando John Keats: <>.
Il mio sentito ringraziamento va a Francesco Righi per il quale, con spontaneità, mi viene da pensare: se fosse necessario immaginarsi un amico, quello, mi viene da dire, vorrei, fossi tu.
Gli amici Nazario, Francesco, Ester e Maria Rosaria racchiudo in un grato abbraccio.
Rita Fulvia Fazio
Ringrazio il professor Pardini per lo spazio che mi ha concesso sul duo blog, Ester Monachino per le belle parole che ha dedicato allo mia lettura, Fulvia Fazio per il suo commento puntuale ed esaustivo.Il mio intento era duplice: da una parte mostrare come dietro il suo"mondo incantato", dietro la sua "favola bella", ci sia una poetica profondamente sentita, dall'altra far vedere come la sua autentica poesia nasca dall'esternare con immediatezza un profondo vissuto.Spero di esserci riuscito
RispondiEliminaFrancesco Righi
Ringrazio il professor Pardini per lo spazio che mi ha concesso sul suo blog, Ester Monachino per le belle parole che mi ha dedicato, Fulvia Fazio per il suo commento acuto ed esaustivo.Il mio intento era duplice: da una parte mostrare come dietro il suo "mondo incantato", dietro la sua "favola bella "ci sia una poetica profondamente sentita; dall'altra far vedere come la sua poesia ,nei suoi versi come nella narrativa, nasca dall'immediatezza con cui esterna un vissuto profondo e sentito.Spero di esserci riuscito
RispondiEliminaFrancesco Righi
Splendida analisi del racconto, Rita Fulvia; Francesco Righi sembra conoscerti da decenni, è sceso nei più profondi abissi del tuo spirito. Complimenti ad entrambi.
RispondiEliminaGianluigi Pescio
Ti ringrazio, Gianluigi, dei tuoi graditissimi complimenti! Sì, Francesco Righi, attraverso la lettura dei miei testi, ha costruito consapevolmente la sua bella analisi letteraria. Cordialmente, Fulvia
RispondiEliminaRingrazio Gian Luigi Pescio per il suo bel giudizio sulla mia lettura di "echi di luce "di Fulvia Fazio In passato avevo analizzato e studiato un suo racconto("desiderio") e una sua poesia ("Amplesso").Questo mi ha spinto ad entrare nel suo mondo poetico, a studiarlo, a capirlo e dargli quel valore che certamente merita
RispondiEliminaFrancesco Righi
Buona sera, Francesco, è stato un arricchimento leggere la pagina dedicata al racconto di Rita Fulvia Fazio. Spero di conoscerti presto. Gianluigi Pescio
EliminaGentile Francesco Righi, ricordo gli interventi palesati su queste mie opere, inclusa la poesia "Scintilla d'eternità". Il professor Nazario Pardini le aveva accolte sul blog, accompagnandole con le proprie sagaci letture critiche. E da lì, da Scintilla d'eternità, dal 02/11/2017, ebbe inizio la mia collaborazione con Lèucade. Sono commossa dall'interesse suscitato dalla mia poièsis e dalla generosità partecipata e aderente ai miei intenti, al mio percorso introspettivo. E , infinitamente commossa dalla gratificazione attribuita alla mia filosofia di vita, ringrazio di tutto cuore.
RispondiEliminaCordialmente, Rita Fulvia Fazio
Gentile Francesco Righi, ricordo gli interventi palesati su queste mie opere, inclusa la poesia "Scintilla d'eternità". Il professor Nazario Pardini le aveva accolte sul blog, accompagnandole con le proprie sagaci letture critiche. E da lì, da Scintilla d'eternità, dal 02/11/2017, ebbe inizio la mia collaborazione con Lèucade. Sono commossa dall'interesse suscitato dalla mia poièsis e dalla generosità partecipata e aderente ai miei intenti, al mio percorso introspettivo. E , infinitamente commossa dalla gratificazione attribuita alla mia filosofia di vita, ringrazio di tutto cuore.
RispondiEliminaCordialmente, Rita Fulvia Fazio