La giostra
Lenta la giostra va,
dolce una filastrocca
l’accompagna.
Fiero il bimbo cavalca
il suo destriero di legno
vivendo il festoso mondo
delle sue fantasie.
Una
moneta per tre giri,
tre
giri, un tempo breve,
lenta
la giostra va,
e
il domani …. chissà?
Vorrei…
tu mitraglia non sgranassi
rosario di morte,
tu granata non smembrassi
carni innocenti,
tu gruccia non reggessi corpi
straziati
tu madre non piangessi figli
perduti.
Vorrei …
un mio gesto ti facesse
capire,
un mio sguardo toccasse il tuo
cuore,
le mie mani ti portassero
pace,
la mia supplica, ti inducesse
al perdono.
Vorrei…
sono un bimbo del mondo,
oggi è la mia alba di vita,
e ho bisogno d’Amore.
Sono di fretta…,
ritorno ora da un viaggio,
tutti incontri importanti…,
sempre gente di rango…
ogni sera una festa…
un concerto… una cena.
Che ne pensi… ,
ci vediamo una sera… ?
Ah…..che mi dici del club… ,
è finito il torneo… ,
chi ha vinto la coppa?
Oh… , che vita stressante!
Molte leghe lontano
c’è un uomo che prega,
è solo… ha le mani levate,
gli occhi imploranti,
sta chiedendo al suo Dio
una caccia propizia.
L’insidia è in agguato,
la paura è compagna,
ogni ora è una lotta,
ogni giorno è una sfida,
perché il suo palio è la vita
Il pianto del vento
(Sarajevo 1992)
Là, sopra il colle,
tra
filari ricchi di uve
la sua
casa era bianca,
adorna
di fiori
e le
spighe, nel campo,
eran
mosse da tiepida brezza.
La sua
sposa era bionda,
non
ancora vent’anni,
un
sorriso purissimo
e gli
occhi di cielo.
Ora,
là, sopra il colle,
la sua
casa è bruciata
i
filari divelti,
le
spighe marcite,
i fiori appassiti.
La sua sposa stuprata,
ha il terrore negli occhi,
il sorriso è ormai spento,
amaro è il suo pianto,
nella bruma dell’alba
smarrito è il suo sguardo,
irreale il silenzio,
lo sgomento è profondo,
si ode solo il pianto del
vento.
Turbinio di pensieri…
urlare… fuggire…
perdonare…
parlare con Dio…
morire… forse.
Nuova,imprevedibile la tua cifra stilistica, amico mio, in queste liriche: un quadro delizioso la prima, dipinto con i colori della memoria e della speranza; d'impegno sociale le altre. Mi soffermo sulla seconda, che mette in rilievo la dicotomia tra due universi che abitano la stessa strada, la stessa epoca. La fatuità, il non senso dilaganti e la solitudine dell'uomo senza averi raccolto in preghiera. Salti dall'uno all'altro come funambolo dei versi e sei coscienza, invito profondo alla riflessione. La lirica su Serajevo narra uno dei tanti corridoi di dolore, di odio e di sangue con pathos e strazio. La chiusa è dubbio e speranza. E' preghiera. Sei molto efficace in questa nuova veste, Lino, graffi il cuore e coinvolgi. Un forte abbraccio.
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