Luciano Postogna
ANTOLOGIA
Guido Miano Editore, 2020
Recensione di Maria Grazia Ferraris
Si
intitola semplicemente ANTOLOGIA questa silloge di Luciano Postogna,
presentata da Enzo
Concardi, edita da G. Miano editore milanese, ed è effettivamente
un’antologia, ricavata da sei raccolte di poesie scritte in un tempo dilatato,
e pubblicate dal 2000 al 2020.
Lo scorrere del tempo e l’insistita applicazione
poetica dell’autore triestino, maturata nel luogo dove è nato e risiede, di cui
è profondamente innamorato, si evidenzia con limpidezza e raccoglie con
facilità temi ed emozioni che si approfondiscono se ne seguiamo con attenzione
la scansione temporale.
La
prima pubblicazione, la più semplice, del 2000, si intitola Pensieri nudi,
nudi come possono essere le emozioni primordiali che ci toccano nel profondo,
ci emozionano e ci spingono senza particolari ripensamenti estetici a fermarli
sulla carta: ecco allora emergere alcune emozioni legate a figure sociali di
emarginati, come il povero che tende la mano all’uscita di un mercato, “coi
suoi occhi rossi/ e di vuoto pieni” che fissa isolato come un appestato orizzonti
per lui inesistenti, o il terremotato disperato, tra i ruderi delle case sbranate
dal terremoto, che semplicemente e desolatamente tocca con mano di non esistere
più, senza le sue radici oppure, richiami biografici, di un se stesso in visita
a una Venezia novembrina abbandonata e gelida, dal selciato viscido, lugubre,
con le sue gondole nere, in una rinnovata e sospesa atmosfera di “morte a
Venezia”, oppure al convento solitario sul colle dell’altipiano carsico,
isolato e schiaffeggiato dal vento, che quasi annuncia vite invisibili eppure
ancora vitali, a sé bastanti…
Ritorna
il vento protagonista anche nella silloge successiva Ali d’arcangelo, pure
pubblicata nel 2000: un vento furente che fa piangere i ferri non oliati,
sbattere le imposte, frantumare i vetri, fuggire le nubi dalle cime
frastagliate dei monti.., tipica presenza del pietroso paesaggio carsico, ma questa
volta accompagnato con emozione da pensieri nostalgici, più sereni, come i
ricordi delle nuove fantasiose speranze o dei sogni che si rincorrono dissolvendosi
in un improvviso ed effimero arcobaleno: generano in lui o il ricordo infantile
della “via dei giardini”, la via di casa, isolata e scura, paurosa, che diventava
luminosa alla voce della madre o il ritrovato calore della casa amorosa: un
paradiso lontano, costituito da povere cose, la cucina disadorna, il fuoco
allegro, i racconti della nonna….
La
terra carsica è la protagonista della terza raccolta del 2001, Raggi rossi
al tramonto, dove l’autore ci parla anche delle sue attività preferite,
come quella dello speleologo scalatore: “Uscito, col fango negli occhi,/ dal
profondo abisso/… Contemplai solenne quella terra carsica,/ testè uscito dal
suo ventre../ L’ammirai come mia madre/ che mi donò la vita…” (Terra
carsica), oppure costruisce una grande analogia tra il paesaggio
del Carso e il fiume Timavo e la sua vita: “Sotto il Carso scorre, / negli ascosi
alvei, il Timavo / e la mia vita”. Ne ripercorre il percorso zigzagante misterioso
dalla collina profumata, giù negli abissi calcarei, tra i fiori e le piante
profumate …, sempre più giù fino a Duino e all’orrido di san Canziano, e poi
nei campi di erba rossigna… nei boschi e lungo i viottoli erti, tra case di
pietra…: fiume impetuoso e misterioso come la vita (Sotto il Carso scorre)…:
è come il libro della sua vita, inquieta, cangiante e varia, che non è mai
riuscito a scrivere, tra dubbi, debolezze, incertezze, illusioni e piccoli e
grandi egoismi.
Vento
e Carso ritornano anche nella nuova silloge del 2002, che porta il titolo di Anatomia del
vento. Immagini espressionistiche di inusitata forza, parole
nuove, ricercate, dotte, e ritmi brevi, spezzati, accompagnano il nuovo dire
poetico che si immerge confondendosi fino a debordare nel paesaggio noto e in
atmosfere lontane, perdute: “Fiordalisi lutei/ tra le rosse lande:/ smaccato
quadro/ sulle pietre bianche/… La bora porta/ dei volti antichi,/ strappati,/
negli orti lapidari,/.. e spegne/ nei cimiteri, i lumi fatui… (Carso).
Sono luoghi dove i pensieri, nella pioggia scrosciante, rabbiosa, e nella
solitudine, filtrano lentamente fino a giungere “con ali di pietra” al regno
dei morti, quello che appartiene al ricordo più intimo, e alla “ rassegnazione
dell’ansia”.
Che
sia proprio questo il paesaggio dell’anima del nostro poeta lo ribadisce anche in
Oltre
ogni orizzonte, del 2003, in cui una poesia non facile,
spigolosa, dalla aggettivazione ricca, originale, ci presenta e si immerge nella
natura e nelle sue stagioni, rievocate ed interrogate alla ricerca della verità
ultima: “ impietoso Carso, immobile Carso, dove regna la pietra/ e delle serpi
i covi”, mentre soffia la bora gelida “dell’autunno infingardo”, unendo in un
nodo indissolubile “erba slavata, ricordi sbiaditi, calcari corrosi, sentieri silenti,
doline assonnate, borghi di pietra, sotto stelle annebbiate”. Chiude
l’Antologia la silloge del 2006, posta all’inizio del volume, dal titolo L’ombra
dell’anima. Il Cantico che ne costituisce l’incipit
“...La mia anima è a Trieste/ pallore della luna,/ la bora e voci calde;/ la
mia anima è sul Colle/ prezioso ancor pei ruderi/ che diede Roma antica;/ la
mia anima è tra i boschi/ e lande torturate/ del Carso novembrino (...)” manifesta
tutta la sua appartenenza affettiva, sentimentale, ideale alla sua Terra, così
come Fuga
carsica, in cui vengono personificati paesaggio, situazione
geografica-temporale, stati d’animo nell’inverno impietoso, tra vento, suoni,
ombre, crepuscoli, notte, atmosfere che riconducono al tema ben frequentato del
cimitero, che percorre tutta la raccolta. L’ascesa spirituale del poeta viene annunciata
come chiave di lettura in esergo in Verso l’infinito, dove il poeta coglie il
centro del suo vivere e l’illusione che nuove speranze daranno alla vita umana
debole e precaria:
“.......
Attenderò,
così oppresso, l’aurora
dalle
scarlatte e seriche sembianze
e
prenderò fiato alla prima brezza,
quando
tacciono ancora i nidi arborei
e le
cicale ammorzano la nenia.
Sarà
ancora speranza ed illusione,
ma un
altro giorno passerà veloce
poi
lunga, aliena e dolente la notte
e così
verso l’infinito arcano”.
Maria Grazia Ferraris, giugno 2020
Luciano Postogna, ANTOLOGIA, Guido Miano Editore, Milano 2020, pp. 88, €15,00; isbn
978-88-31497-09-1.
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