Marco Zelioli. Come spuma di onde.
Itaca Editrice. 2017
L’armonia dell’universo nella
musicalità del verso in Marco Zelioli
Mi è giunto oggi 21-07-2020 un bel
libro per bontà di Marco Zilioli, l’Autore. Un testo voluminoso di ben 240
pagine, editato con professionalità e
gusto estetico per copertina, quarta, alette, impaginazione, caratteri.
Insomma una silloge che fa da prodromico ingresso ad una poesia che abbraccia
la vita, e i suoi diversi momenti esistenziali: l’amore, le radici, gli amici,
l’esistere, le memorie… Un testo complesso e articolato i cui versi reificano
passioni e sentimenti, affetti e nostalgie in un linguaggio sciolto, semplice,
scorrevole e umanamente avvincente. Ibi omnia sunt. Tutto ciò che concerne la
vita, tutto ciò che ne fa un piedistallo su cui costruire un epigrammatico volo
esistenziale: vita poesia, poesia vita. Due elementi che si nutrono a vicenda
dando consistenza e visività allo scorrere del dettato lirico. Sì, dettato
lirico, uno spartito musicale che spesso richiama note di Chopin per la sua scorrevolezza,
per la sua empatia; per la sua euritmica scansione verbale. E sono gli interrogativi sul fatto di esistere
che fanno di questo spartito un inquietante processo ontologico: “Ti sei mai chiesto
perché esiste il sole?/ Ti sei mai chiesto perché esiste il mare?/ Perché
esiste il vento,/perché esisti tu?... Creature tutte del Signore/ benedite il
Signore,/ cantate il nome di Dio/ che ci ha donato il suo amore,/che ci ha
donato il suo amore.” (Ti sei mai chiesto). Una
elasticità speculativa, una questione umanamente oggettiva e trasversale, che
coi suoi interrogativi richiama il nostro umano esistere. D’altronde quale
essere non si pone i tanti perché sul dove e sul quando, sui modi e i contorni
del nostro essere in campo, sul rapporto tra noi e l’infinito. Dubbi di estrema
difficoltà da risolvere, dacché l’uomo è nato per porsi le questioni più
assillanti che lo coinvolgono, ma anche per soffrire per non poterne venire a
capo. Un‘isola che sembra a portata di mano ma che si allontana sempre più dal
nostro sguardo. Qui l’Autore risolve i suoi dubbi escatologici affidandosi al
Signore, alla sua grande generosità, al suo amore. A differenza di tanti
scrittori che sfociano con la loro ricerca in mondi di assoluto agnosticismo, il Nostro trova pace fra le
braccia del Signore, dove ogni essere
può trovare le sue origini, il suo principio. Molti sono gli spunti che
fanno di questa silloge un plurale affondo epigrammatico; non per niente inizia
con la poesia GLORIA, dove il poeta mette da subito i puntini sulle i a
proposito del suo rapporto con il Cielo: “Gloria a Dio nel Cielo/ e pace sulla
terra/ agli uomini di buona volontà…”. L’opera si divide in otto sezioni (Pensieri
acerbi, Circostanze e accadimenti, Tempo, natura e cielo, Istantanee, Gioiose
feste, Al limite, Requiem, Compiuto incompiuto, Imprimatur) che nel loro
tragitto speculativo-sentimentale ci danno una piena conoscenza di Zelioli come
uomo e come artista a tutto tondo nelle parti più nascoste del suo processo
meditativo e fattivo. Otto sezioni legate tra loro da un fil rouge, da un
leitmotiv che ne fa un’unica voce ispirativa: la spiritualità, l’amore per
l’intero universo, per la vita, gli uomini, la natura; l’amore per il Signore
creatore del tutto. A partire dai versi
di profonda empatia scritti per la mamma: “Tu piccola ma forte e volitiva/eri
la mamma dei miei primi anni.// Tu comprensiva ma anche un po’ severa/ eri la
mamma di me adolescente…” (Mamma), dove l’endecasillabo con tutta la sua
maestosità versificatoria fa da sottofondo musicale ad un contenuto di forte
impatto lirico; ai versi dedicati ai figli: “Voi miei amati e sconosciuti//
perché nel cuore io non vi conosco/ io che da tempo ormai ho fatto vela/
lontano dall’incerta terra giovane/
eppure ricca rigogliosa e fertile/ in cui ha radici il senso della
vita…” (Ai miei figli), dove sempre l’endecasillabo continua a contagiare con
il suo apporto di pucciniana memoria
romanze di alta levatura espressiva; ai versi dedicati a Laura, a Giulia, a
Sabrina: “Trentatré anni fa t’ho conosciuta,/ avevi sette anni: una bambina…” (Sabrina) (Per quarant’anni di
Sabrina, la “sorellina” di mia moglie. Visse a Chicago dal 2001 al 2006).
Un’opera plurale, proteiforme, polisemica, in cui si toccano tutti i tasti
della vita; e l’Autore lo fa con gentilezza, con disciplina metrica, con
empatia scritturale, dando ordine e significato ad ogni suo input emotivo senza
mai cadere nell’epigonismo, nella parafrastica forzatura formale, dacché tutto
scorre liscio come l’olio. Questo è Zelioli, questa la sua poetica, questo il
suo mondo estetico, il suo procedimento scritturale che dà forza e sostanza
alla sua integrità etica, al suo bagaglio ontologico.
Nazario Pardini
Che delizia la lettura di questa pagina critica del Maestro. Ci presenta un Marco Zelioli, che non conosco di persona, ma incontro spesso sull'Isola, in tutta la sua empatia con 'la spiritualità, l’amore per l’intero universo, per la vita, gli uomini, la natura; l’amore per il Signore creatore del tutto' Un dettato, il suo, come, precisa l'eccellente recensore, che scorre come le note di Chopin... nel leggerlo ho avvertito la pelle d'oca... E, in effetti, gli estratti testimoniano una padronanza del lirismo e un senso dell'armonia a dir poco toccanti. Si vola sui versi di quest'Autore, condotti per mano da un Nazario ispiratissimo e si scopre un talento naturale e poderoso, che contribuisce ad arricchire l'attuale universo poetico troppo spesso sottovalutato. La poesia è la radice dello scrivere e non può finire impolverata negli scaffali delle librerie, dovrebbe essere l'imperatrice dell'editoria e delle vendite. Nulla ha più valore della lettura di una Silloge superba e Marco Zelioli è senz'altro nato per impreziosire i cuori di coloro che 'ascoltano' i suoi versi. Un forte abbraccio al nostro Condottiero e un saluto grato a Marco!
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