La poetica
Tratto distintivo della poetica di Lidia Guerrieri è l’attenzione spiccata e
diffusa per la natura al cui ritmo armonioso la poetessa spesso si abbandona in
una oggettivazione affettiva che dà respiro al ritmo e alla musicalità del
verso. Basti guardare all’entusiasmo con il quale ella contempla la natura
cogliendone aspetti mediati dall’abbrivio poetico.
Il mondo sensibile non è però il risultato di un sentimento onirico e visionario, bensì risponde ad una vocazione all’identità e lealtà verso ciò che si è realmente. La poetessa restituisce a sè stessa, prima che agli altri, la memoria viva di immagini e metafore alimentate da sensazioni realmente vissute; concretezza, atteggiamento filosofico, amore, vita, saggezza mista alla meraviglia dello sguardo volto alla condizione umana e globale che si manifesta nella mente e nei fatti.
Anche quando il pensiero dell’Autrice sembra predominare sullo snodarsi del vissuto, si avverte la sintonia con il tutto e con i frammenti dell’ “Essere Errante” nei miti poetici che riecheggiano all’interno del suo “sentire” .
Altra caratteristica è l’approccio umanistico alle “cose” cioè l’estensione dei sensi verso una spiritualità situata nei valori civili, sociali, estetici ed etici espressi dalla poetessa in un crescendo lirico di contenuti che esplorano il mondo. Sono metafore, simboli e segni volti alla restituzione del vissuto intellettuale ed emotivo, al ritorno consapevole mediato da una visione positiva degli approdi di ogni essere vivente.
Il visibile e l’invisibile incontrano la poesia della Nostra in un crescendo musicale non dovuto soltanto al sapiente e creativo uso della metrica, di cui è maestra e ancella generosa allo stesso tempo, ma, soprattutto, al notevole substrato culturale di cui Lidia non fa mai menzione, insegnando a tutti la modestia.
Dove posizionare la poetica di Lidia Guerrieri se non in un neo-umanesimo sostenuto da una solida base di studio e di ricerca? Siamo in un realismo nel quale il soggetto si fa altro da sé per penetrare i segreti della poesia. Il linguaggio è classico, diretto, chiaro, colto, con inflessioni piacevoli della parlata toscana. Umana è la tendenza alla ricerca accorata della Bellezza anche nelle semplici cose della vita quotidiana spesso riverberate dalla memoria.
L’Autrice ama la poesia, con essa gioca e si diverte, si entusiasma, infonde sapienza e desiderio di apprendere: se si entra nel suo prestigioso Gruppo di amanti della metrica, prende per mano i poeti, li guida, offre loro appigli di conoscenza e non si sottrae alla “fatica del vivere”, cosa che le fa onore viste le difficoltà di comunicazione in una piattaforma che spesso tende ad inficiare contenuti e relazioni. La Nostra è collaboratrice del Prof. Nazario Pardini nel Blog culturale “Alla volta di Lèucade”. Lo stesso Pardini, grande e generoso poeta, ha scritto la prefazione al libro della Guerrieri “Le pallide dita della luna”, un poema d’amore di notevole densità affettiva, dedicato alla figlia Romina. Aver letto molto di questa ottima, speciale, poetessa mi onora e mi arricchisce.
Il soffione
Il soffione del tarassaco, secondo la tradizione esoterica, cristiana e letteraria di tutti i tempi di cui abbiamo notizia, è simbolo di forza, speranza, fiducia, rinascita; attraverso le sue metamorfosi prospetta che per fiorire bisogna intraprendere un doloroso e lungo percorso.
La poetessa lo eleva a metafora valoriale della vita: il soffice ciuffo di acheni si lascia soffiare via dividendosi in tanti piccoli semi che partono verso il mistero, alla ricerca di un significato autentico da attribuire alla vita stessa
“È piuttosto il soffione che io canto.
Perla di campo e d’aria, rotondità piumosa,
bianco gradale che di luce irrora
il sangue del tramonto…”
La poetessa ama questo fiore, apparentemente fragile, forse destinato a non lasciare evidente traccia di sé; lo preferisce alla superba e decantata rosa che, nella sua circolare perfezione, poco assomiglia al nostro essere imperfetto: le sue metamorfosi si consumano “nel tempo di una rosa” e la sua bellezza è soggetta al decadimento.
La rosa è simbolo superiore di uno stato di coscienza “Luce intellettuale” (Paradiso XXX, 38,42), segno di purificazione e allegoria dantesca della suprema presenza di Dio e dei Santi. I trovatori- filosofi nel XII secolo e tutta la letteratura italiana e straniera anche contemporanea hanno celebrato questo fiore stupendo.
Per l’ermetismo alchemico, la rosa è “un campo di energia”, creatività costante. Il cerchio racchiude i petali in vari piani di manifestazione.
Il soffione, invece, con la sua ariosa leggerezza e l’eroica dispersione dei semi, rappresenta l’operosa attività del divenire, che non offre risposte immediate alla domanda di eternità, ma attraversa lo spazio-tempo necessario a realizzare i fini della specie.
Non tutti i semi giungeranno a destinazione, ma ce ne saranno alcuni che si inoltreranno con forza nel ciclo vitale per ricongiungere i setosi filamenti in un nuovo ciuffo. Ogni essere umano è un soffione simile all’uomo con le sue fragilità e la sua determinazione a orientarsi nell’infinito e si riconosce in un percorso di scoperta del Tutto e del Sé, un frammento propagatore di vita da una forma all’altra, fino all’approdo.
Ed ogni respiro reca in sé una seconda possibilità. La poetessa vede nel viaggio alchemico e poetico del soffione un “segno d’eternità”.
Marisa Cossu,
collaboratrice di Lèucade
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Il mondo sensibile non è però il risultato di un sentimento onirico e visionario, bensì risponde ad una vocazione all’identità e lealtà verso ciò che si è realmente. La poetessa restituisce a sè stessa, prima che agli altri, la memoria viva di immagini e metafore alimentate da sensazioni realmente vissute; concretezza, atteggiamento filosofico, amore, vita, saggezza mista alla meraviglia dello sguardo volto alla condizione umana e globale che si manifesta nella mente e nei fatti.
Anche quando il pensiero dell’Autrice sembra predominare sullo snodarsi del vissuto, si avverte la sintonia con il tutto e con i frammenti dell’ “Essere Errante” nei miti poetici che riecheggiano all’interno del suo “sentire” .
Altra caratteristica è l’approccio umanistico alle “cose” cioè l’estensione dei sensi verso una spiritualità situata nei valori civili, sociali, estetici ed etici espressi dalla poetessa in un crescendo lirico di contenuti che esplorano il mondo. Sono metafore, simboli e segni volti alla restituzione del vissuto intellettuale ed emotivo, al ritorno consapevole mediato da una visione positiva degli approdi di ogni essere vivente.
Il visibile e l’invisibile incontrano la poesia della Nostra in un crescendo musicale non dovuto soltanto al sapiente e creativo uso della metrica, di cui è maestra e ancella generosa allo stesso tempo, ma, soprattutto, al notevole substrato culturale di cui Lidia non fa mai menzione, insegnando a tutti la modestia.
Dove posizionare la poetica di Lidia Guerrieri se non in un neo-umanesimo sostenuto da una solida base di studio e di ricerca? Siamo in un realismo nel quale il soggetto si fa altro da sé per penetrare i segreti della poesia. Il linguaggio è classico, diretto, chiaro, colto, con inflessioni piacevoli della parlata toscana. Umana è la tendenza alla ricerca accorata della Bellezza anche nelle semplici cose della vita quotidiana spesso riverberate dalla memoria.
L’Autrice ama la poesia, con essa gioca e si diverte, si entusiasma, infonde sapienza e desiderio di apprendere: se si entra nel suo prestigioso Gruppo di amanti della metrica, prende per mano i poeti, li guida, offre loro appigli di conoscenza e non si sottrae alla “fatica del vivere”, cosa che le fa onore viste le difficoltà di comunicazione in una piattaforma che spesso tende ad inficiare contenuti e relazioni. La Nostra è collaboratrice del Prof. Nazario Pardini nel Blog culturale “Alla volta di Lèucade”. Lo stesso Pardini, grande e generoso poeta, ha scritto la prefazione al libro della Guerrieri “Le pallide dita della luna”, un poema d’amore di notevole densità affettiva, dedicato alla figlia Romina. Aver letto molto di questa ottima, speciale, poetessa mi onora e mi arricchisce.
Il soffione
Il soffione del tarassaco, secondo la tradizione esoterica, cristiana e letteraria di tutti i tempi di cui abbiamo notizia, è simbolo di forza, speranza, fiducia, rinascita; attraverso le sue metamorfosi prospetta che per fiorire bisogna intraprendere un doloroso e lungo percorso.
La poetessa lo eleva a metafora valoriale della vita: il soffice ciuffo di acheni si lascia soffiare via dividendosi in tanti piccoli semi che partono verso il mistero, alla ricerca di un significato autentico da attribuire alla vita stessa
“È piuttosto il soffione che io canto.
Perla di campo e d’aria, rotondità piumosa,
bianco gradale che di luce irrora
il sangue del tramonto…”
La poetessa ama questo fiore, apparentemente fragile, forse destinato a non lasciare evidente traccia di sé; lo preferisce alla superba e decantata rosa che, nella sua circolare perfezione, poco assomiglia al nostro essere imperfetto: le sue metamorfosi si consumano “nel tempo di una rosa” e la sua bellezza è soggetta al decadimento.
La rosa è simbolo superiore di uno stato di coscienza “Luce intellettuale” (Paradiso XXX, 38,42), segno di purificazione e allegoria dantesca della suprema presenza di Dio e dei Santi. I trovatori- filosofi nel XII secolo e tutta la letteratura italiana e straniera anche contemporanea hanno celebrato questo fiore stupendo.
Per l’ermetismo alchemico, la rosa è “un campo di energia”, creatività costante. Il cerchio racchiude i petali in vari piani di manifestazione.
Il soffione, invece, con la sua ariosa leggerezza e l’eroica dispersione dei semi, rappresenta l’operosa attività del divenire, che non offre risposte immediate alla domanda di eternità, ma attraversa lo spazio-tempo necessario a realizzare i fini della specie.
Non tutti i semi giungeranno a destinazione, ma ce ne saranno alcuni che si inoltreranno con forza nel ciclo vitale per ricongiungere i setosi filamenti in un nuovo ciuffo. Ogni essere umano è un soffione simile all’uomo con le sue fragilità e la sua determinazione a orientarsi nell’infinito e si riconosce in un percorso di scoperta del Tutto e del Sé, un frammento propagatore di vita da una forma all’altra, fino all’approdo.
Ed ogni respiro reca in sé una seconda possibilità. La poetessa vede nel viaggio alchemico e poetico del soffione un “segno d’eternità”.
IL SOFFIONE
Non è dentro la coppa della rosa
che cova il seme della perfezione!
Guardi la rosa...ed è la Rosa Mistica,
completezza di Empireo o fenice;
ma è sterile bellezza, che non supera
l'oltraggio dei suoi limitati giorni;
dolce nell'alba, a sera già declina,
in polveroso spegnersi.
Piuttosto è te, soffione, che io canto:
perla di campo e d'aria,
rotondità piumosa,
bianco gradale, che di luce irrora
il sangue del tramonto
e accoglie in sè perlaceo
il pianto della notte e dell'aurora.
Nemmeno i Seri e tutta la sapienza
dei luminosi fili su alte chiome
conobbero sì fine tessitura;
e al tempo giusto della tua saggezza
ecco, tu affidi al vento,
l'agreste integrità del tuo splendore
per andar via dove nessuno sa
verso altre vite in prati più lontani,
dove il fiocco smembrato rifiorisce
in nuovi e nuovi stami,
sigillo della tua immortalità.
Nota: I Seri- riferimento Virgiliano.
Gli antichi credevano che la seta nascesse sugli alberi e che i Seri, una
popolazione dell'Oriente, la raccogliessero.
Marisa e Lidia: due amiche e due giganti della Cultura. Mi inchino alla esegesi della cara Marisa e alla splendida dolcissima lirica di Lidia. Dopo questa pagina luminosa ci si sente in tutta la propria pochezza espressiva e si teme di infrangere la purezza con la propria pochezza. Posso unirmi a Marisa nel dire che la scelta del soffione è commovente. Rispecchia l'anima della Poetessa. Nasce ovunque: sul ciglio della strada, ai margini dei campi coltivati, nei prati, sulle colline e sulle vette. Quante volte abbiamo soffiato su questo fiore sperando che si realizzasse un nostro desiderio e quanto incarna l'infanzia e l'innocenza! La rosa è'sterile bellezza', scrive Lidia, quasi irraggiungibile.
RispondiElimina"Piuttosto è te, soffione, che io canto:
perla di campo e d'aria,
rotondità piumosa,
bianco gradale, che di luce irrora
il sangue del tramonto
e accoglie in sè perlaceo
il pianto della notte e dell'aurora"
e i versi sostituiscono ogni tentativo di dire...
Vi ringrazio entrambe, ho pianto e sorriso con voi e... vi stimo tantissimo e vi voglio bene!
Cara Maria,
Eliminati ringrazio del gentile e graditissimo commento alla mia nota e sono felice che la bella poesia di Lidia abbia incontrato il tuo cuore. Non c’è niente di più entusiasmante dello scrivere di un altro poeta che si stima e di cui si legge quasi tutto per affinità culturale. Conservo un ricordo vivo del nostro incontro a Roma per il conferimento del premio “Voci di Roma”. Tu sei fantastica sia come poetessa e scrittrice che come cuore del progetto che colloca il “Voci” tra i più seri ed importanti premi letterari. Un ringraziamento al nostro grande Nazario per l’accoglienza su Lèucade. A te un abbraccio affettuoso con i migliori auguri per la tua opera e per la tua vita.
Marisa Cossu
Mi si perdoni la ripetizione: e si teme di infrangere la purezza.
RispondiEliminaCongratulazioni a entrambe le opere: la poesia di Lidia Guerrieri e la profonda esegesi di Marina Cossu.
RispondiEliminaSì, il soffione è "coraggioso" perché è destinato ad un soffio che disperde tanti semi "che partono verso il mistero" .
" Perla di campo e d'aria, rotondità piumosa, bianco gradale che di luce irrora il sangue del tramonto".
La rosa è opulenta, statica, basta a se stessa con il suo splendore.
Bellissima questa metafora della vita che la poetessa ci regala attraverso questa lirica. Come i semi di un soffione, cosi vanno gli uomini sospinti nelle diverse, sconosciute strade della loro vita.
Un caro saluto
Loredana D'Alfonso
Cara amica,
EliminaGrazie del commento che ben riprende i temi della poesia di Lidia Guerrieri e che mi fa felice per la tua amicizia. Spero di leggerti presto. Un caro saluto,
Marisa Cossu
Grazie a tutti : a Marisa per questo superbo commento , al Professor Pardini che mi ospita spesso sull'isola, e a voi, amiche che mi date la gioia di sentirmi apprezzata. Un abbraccio grande :-)
RispondiElimina
RispondiEliminaRICEVO E PUBBLICO:
Spesso il cuore vorrebbe parlare ma non sa come dire il suo sentire, e mille frasi frullano nella mente ma non si traducono in parole. Questo è avvenuto dopo aver letto questa lirica di Lidia, profonda nei suoi significati e nelle emozioni di chi, come me, ne ha goduto l’abbraccio.
Congratulazioni di cuore Lidia, Amica carissima per questa splendida litica di cui ci hai fatto nuovo dono. Ogni verso straripa di phatos allegorico e le metafore sono messaggi che fanno vibrare le corde del cuore di chi li legge rispecchiandosi in essi con il proprio sentire.
Complimenti Marisa per l’ eccezionale esegesi della poesia di Lidia dove si esalta l’alternanza tra l’opulenza della rosa e la coraggiosa caducità del soffione, entrambi
protagonisti, sotto aspetti diversi dell’iter della vita. Elogi a Maria e a Loredana per le intense parole che hanno dedicato alla Nostra con profonde affermazioni di spontanea emotività gratificandoLa con evidenti espressioni di condivisione,
Infine il mio spontaneo saluto va ancora e sempre al mio Mentore, al nostro amico irrinunciabile, Nazario, che tutti ci accoglie, con benevolo abbraccio, su Leucade.
Lino D’Amico