Carla
Baroni. La citta’ dolente. Caramanica
Editore. 2020;
Carla
Baroni. Passi scelti del Vangelo di san
Luca in endecasillabi. The Writer Edizioni. 2020
Carla
Baroni si presenta sulla scena letteraria con altre due perle di generosa
espressività poetica: La città dolente,
e Passi
scelti del Vangelo di san Luca in
endecasillabi. Due opere che vanno a incrementare il suo già abbondante
curriculum, folto di ben 21 silloge e molte altre creazioni in narrativa, che
la collocano, a buon diritto, tra gli autori più rappresentativi della
letteratura contemporanea. Uno stile il suo che non tradisce mai l’arma
vincente del suo stilema, del suo modus scribendi, in cui dimostra tutta la sua
conoscenza delle sfumature linguistiche, delle angolature oggettive e
soggettive di un linguismo che si adatta al suo generoso campo ispirativo. Ma
quello che colpisce, ictu oculi, è il suo endecasillabo, trattato in tutte le
salse: il verso dei versi di cui Carla si è fatta maestra, padrona, scrittrice
incontrastata nel trattarlo in emistichi a minore a majore, dove il tonico in quarta sillaba, ora
in sesta, ora in settima, e su su fino a coprire tutti gli spazi di tale metro,
la musica si fa avvolgente come un diagramma radiofonico. Un vero trattato di
stlistica che traduce quello che dentro cova. E molteplici sono i motivi che nascono
via via nell’animo della scrittrice che con grande maestria sa ridurre a bellezza per la gioia di noi
lettori.
Iniziando dai Passi scelti del
Vangelo di san Luca l’opera si distende su un percorso ascensionale, in un
climax evolutivo, nella realizzazione di questo nuovo programma concettuale-espositivo.
Si parte dall’Annunciazione e attraverso
i vari momenti della via crucis,(Annunciazione, Nascita di Gesù,
Tentazioni di Gesù, Parabole…, Moltiplicazione dei pani, … Ingresso di Gesù in
Gerusalemme,… Tradimento di Giuda, Erode, Barabba, La crocifissione…) si giunge
alla città santa, “nella quale si compie il sacrificio d’amore e la vittoria
sulla morte” come scrive Don Paolo
Bovina nella sua perspicace prefazione:
L’Ascensione
E
lì condusse poi presso Betania
là
dove infine con le mani alzate
li
benedisse e nel far questo ascese
al
cielo suo. Perciò loro adorando
tornarono
così come prescritto
ancor
nella cità a Gerusalemme
e
stando di continuo dentro il tempio
lodavano
e pregavano il Signore.
Non
si può dire di certo che la Nostra appartenga a quell’impersonale
sperimentazione di positura prosastica dove l’autobiografismo scompare, dove
scompare la funzione di un ego trainante che sa quando andare a capo per non
tradire la funzione del verso; in lei tutto è fattivo, operativo, attivo;
L’Autrice si fa guidare, nella sua poetica, da un insieme di motivazioni umane
(sentimento, passione, memoriale, onirico, creazione…, emozione) che
determinano il clou del canto.
Per
quanto concerne LA CITTA’ DOLENTE,
non è di certo vano tirare in ballo una pericope tratta dalla prefazione di
Luciano Montanari: “… E’ dunque questa una silloge di denuncia, talvolta venata
da ironia e anticonformismo che ripudia i pietismi così di moda oggi in poesia,
percepiti come sinceri e fittizi al mio orecchio abituato alla musica
operistica, quella per intenderci del coro del Nabucco… Un’invocazione che si
traduce in un grido che sofferto ma irreprimibile di speranza perché è proprio
questo che l’Autrice vuole: infondere
quel pizzico di fiducia che nei momenti più difficili viene a mancare e che è
in ultima analisi l’input che ci permette di proseguire nel difficile cammino
della vita”. Una silloge corposa, di quasi cento composizioni, dove si scrutano
con acribia emotivo-intellettiva tutte le varianti del fatto di esistere: Da
Piazzale della stazione: “… Così la luce si trasforma in ombra/ e quello che
era ombra in nuova luce/ nel mutarsi perenne e il rinnovarsi/ di un
universo che dilaga immenso”, all’ultima
poesia zeppa di riferimenti naturali reificanti l’uomo, la vita, le memorie e il
redde rationem: “Viene la sera a
mitigare un poco/ lo strazio soffocante del libeccio/ che ha appassito
nervoso la verzura/ bruciato stami e spappolato amenti….”. In certi passi
l’armonia del verso contrasta un po’, fa da antidoto, da gioco ossimorico, coi
contenuti che ci dicono del travaglio
della vita. Tante le poesie che riguardano la sfera personale, fiorettata da
trine di memorie, che traducono in arte un patema che cova da sempre nell’animo
di Carla; A mia madre, ad esempio,
dove l’autrice sogna quella carezza che il tempo si è portata via:
A
mia madre
“…
Com’era piena di colori allora
la
tavolozza della vita. Adesso
ho
pulito i pennelli e grigia è l’acqua
come
il sorriso tuo che già si spegne
giorno
per giorno accanto alla mia mano
che
una carezza, una carezza sola
ti
fa per dirti “ancora, ancora t’amo”.
Nazario Pardini
Caro Nazario, grazie, grazie, grazie. La totale sfiducia che attualmente sto nutrendo verso tutte le amministrazioni mi induceva a credere che i miei libri mai sarebbero arrivati. E allora grazie al grande amico che li ha recensiti con la solita innata bravura ed anche una non poca fatica materiale che traspare da qualche erroruccio di battitura e rende ancora più apprezzabile il commento. Che Dio ti conservi per tutti gli altri innumerevoli libri che conto di far uscire!
RispondiEliminaCarla Baroni
Caro Nazario, grazie, grazie, grazie. La totale sfiducia che attualmente sto nutrendo verso tutte le amministrazioni mi induceva a credere che i miei libri mai sarebbero arrivati. E allora grazie al grande amico che li ha recensiti con la solita innata bravura ed anche una non poca fatica materiale che traspare da qualche erroruccio di battitura e rende ancora più apprezzabile il commento. Che Dio ti conservi per tutti gli altri innumerevoli libri che conto di far uscire!
RispondiEliminaCarla Baroni
Una laurea in matematica (tralasciando al momento una sua seconda laurea in giurisprudenza )ci chiarisce come Carla Baroni ci faccia comprendere che la poesia e la musica siano un tutt'uno. Già. Poiché tutti credo sapranno che la musica è matematica, basti pensare ai tempi, ai ritmi, ai solfeggi, ecc. Quindi, il prefatore (appassionato melomane) apprezza ancor più l'esatta metrica dell'Autrice). Insomma, matematica e poesia si fondono perfettamente, e la maestria di Carla baroni è l'esatta testimonianza di quanto affermo.
RispondiEliminaUna laurea in matematica (tralasciando al momento una sua seconda laurea in giurisprudenza )ci chiarisce come Carla Baroni ci faccia comprendere che la poesia e la musica siano un tutt'uno. Già. Poiché tutti credo sapranno che la musica è matematica, basti pensare ai tempi, ai ritmi, ai solfeggi, ecc. Quindi, il prefatore (appassionato melomane) apprezza ancor più l'esatta metrica dell'Autrice). Insomma, matematica e poesia si fondono perfettamente, e la maestria di Carla Baroni è l'esatta testimonianza di quanto affermo.
RispondiEliminaNazario dice di aver molto bisogno di riposare e non sa esimersi dal donare le sue straordinarie letture critiche agli amici e non. In questo caso dà voce con presentazione impeccabile alle liriche di Carla, che ben conosco, che ho premiato e presentato di persona a Roma nel corso di una Rassegna. La stimo moltissimo come Autrice. I suoi versi sono di una pienezza, di una levità e di una perfezione da poter essere paragonati a carezze. La poesia sulla madre è struggente. La chiusa, condivisibile da ognuno di noi, mette in rilievo la potenza espressiva ed emotiva della Poetessa:
RispondiElimina"una carezza, una carezza sola
ti fa per dirti “ancora, ancora t’amo”.
La cifra stilistica attinge dal metro classico, lo rispetta, eppure è innovativa, fresca, moderna. Il lavoro di Nazario esalta in pieno le doti di Carla e credo che tutti sognino esegesi del valore delle sue. Un abbraccio a entrambi.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaGrazie Luciano e grazie Maria per le vostre belle parole ma è Nazario il vero protagonista di questa pagina.
Avevo sollecitato in un mio post su facebook qualche breve commento - da mettere a chiosa della recensione sull'Isola - che gratificasse il Nostro per questa sua immensa opera in cui si prodiga a valorizzare ciascuno di noi senza risparmiarsi e con molta generosità evidenziando di ognuno le doti migliori. Ho ricevuto tanti consensi - di cui peraltro sono immensamente grata - ma pochissimi hanno risposto all'appello. Si dice “meglio pochi ma buoni”. Eppure molti di questi sono gli stessi che poi su Leucade sono recensiti dal grande Nazario. E sempre positivamente.
E allora a Nazario, Luciano e Maria, con i quali riesco ancora a farmi capire, un grandissimo, affettuosissimo abbraccio
Carla
Conosco Carla ormai da parecchio tempo. Ci lega una solida amicizia e un'assidua frequentazione. Eppure questa poetessa non finisce mai di stupirmi, perché va tentando e sperimentando tematiche sempre diverse per la sua elaborazione poetica. Ora è la volta del Vangelo di Luca, che pare dia nuova linfa e forza alla versificazione di Carla, ravvivandone la passione ed esaltandone il gesto creativo. “Carmina locupletia” sono quelli della nostra amica, perché si estendono a ogni forma di vita poetica, a ogni esperienza esistenziale.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Grazie Pasquale, per avere tentato di valorizzare questa mia follia che è genetica perché mia madre, negli ultimi anni della sua vita, parlava in versi. Ma poiché - come affermo per tanti che scrivono e farebbero meglio ad abbandonare la penna- non reco male a nessuno, continuo in questa mia "forma mentis" che mi aiuta e mi ha sempre aiutato a trascorrere più serenamente la mia esistenza.
RispondiEliminaUn grandissimo e affettuosissimo abbraccio anche a te
Carla