Anna Vincitorio, antologia critica
IN TEMPI DIVERSI IL MIO RITORNO
a cura di Carmelo Mezzasalma (Blu di Prussia Editore)
Metafisica e
Nichilismo non sono correnti antitetiche, ma processi consequenziali di
pensiero. Lo ha detto filosoficamente Martin Heidegger, che ha visto nella
Metafisica una sorta di anticamera del Nichilismo, e lo ha espresso artisticamente
Giorgio De Chirico con quel suo teatro del vuoto (nichilistico), espressamente
definito Arte Metafisica, dove tra i due movimenti si attua una stupefacente
convergenza di pensiero. Il fatto è che qualsiasi orientamento culturale conosce
uno sviluppo parabolico, ai cui inizi troviamo intuizioni e rivelazioni di
pregnanza spirituale altissima che successivamente inaridiscono e vanno in
declino.
Lo stesso movimento
avanguardistico ha conosciuto due fasi: la prima, di reazione nei confronti di
una metafisica ridotta a puro convenzionalismo, ed è una fase di forte spiritualità
(si pensi a Lo spirituale nell'arte di
Vasilij Kandinsky, o alle imperscrutabili leggi
del caso di Hans Arp, per non dire della poesia mistico-anarchica di un
Marino Piazzolla). La seconda, contrassegnata dallo scivolone non meno
convenzionalistico in quell'"arido esercizio delle combinazioni
linguistiche o espressive che sembravano fare della poesia null'altro che un
passatempo" (il riferimento è al Gruppo
'63), di cui parla Carmelo Mezzasalma nella brillante presentazione
dell'antologia critica di Anna Vincitorio recentemente pubblicata da Blu di Prussia.
La spiritualità può
trovarsi dovunque, così pure il feticismo. Le etichette non contano, e ha
ragione Mezzasalma nel dire che la Vincitorio rientra nel novero di chi pensa
"davvero che la poesia, così marginale e reietta, sia la caratteristica
fondamentale e fondante di uno stare al mondo con l'esercizio dell'anima e con
la testimonianza dell'anima". Aggiungendo poco dopo: "ben al di là di
un soggettivismo decadente". E concludendo infine con una felice citazione
da Giancarlo Pontiggia: "Se mai la poesia può attribuirsi una forza profetica,
non è certo parlando dell'attualità, della cronaca spicciola, forse neppure
della stessa storia e delle sue curve lunghe, semmai di qualcosa di più
profondo, scavato dentro la realtà dei fatti e della vita".
Il libro contiene
una serie ricchissima di lacerti critici intelligentemente selezionati da
Mezzasalma, riguardanti l'opera poetica e narrativa della Vincitorio, con
l'aggiunta di due racconti dell'autrice e di una nutrita raccolta di poesie
edite e inedite, nonché con l'indicazione della sua lunga e infaticabile
attività di traduttrice. Firme di grande spessore si snodano nelle pagine del
libro, a commento critico delle sedici raccolte di liriche e dei numerosi
racconti pubblicati dalla poetessa nel corso degli anni. Non potendo fare, per
ovvie ragioni, l'elenco degli innumerevoli critici presenti nell'antologia, che
ha un indubbio valore di consultazione e di studio storiografici; né tantomeno potendo
riportare, sia pure succintamente, una sintesi dei loro interventi, mi limito a
riportare un giudizio illuminato di Nazario Pardini, nume tutelare del presente
blog letterario.
Il giudizio
dell'illustre critico è rivolto a Bambini,
testo poetico della Vincitorio del 2016: "Una plaquette intensa,
emotivamente umana, umanamente disumana, che, con versi brevi, secchi,
apodittici, e di urgente concretizzazione ontologica, cerca di agguantare tutto
il disagio di una scrittrice sensibile e inquieta davanti a: <Piccole
schiere / presto ombre di fanciulli alteri / nudi d'inerme giovinezza>. S',
sono proprio i bambini che attraggono lo sguardo sconcertato e addolorato della
Vincitorio. Ma non quelli che giocano allegri e spensierati su prati verdi, su
spiagge profumate di salmastri, al sole ridente sui loro capelli, o rassicurati
dallo sguardo delle madri. No! Questi fanciulli giocano alla guerra; la
giovinezza è stata loro strappata; rubata senza pietà alle loro braccia, gambe,
mani, ai loro cuori; le loro altalene e le loro fionde sono state sostituite da
fucili di morte e di sangue".
Innocenza e
dannazione a confronto. Come sempre, nelle pagine di prosa e di poesia di Anna
Vincitorio, dove atmosfere sognanti e quasi fiabesche si incontrano e si
scontrano con crude atrocità esistenziali, in una scrittura incandescente,
fatta di promesse e detrazioni, di umanità e disumanità, di incanti e
disincanti altalenanti che tolgono il fiato e mandano in apnea qualsiasi
lettore. L'azzurro del cielo e il rosso del sangue sono i colori prediletti
dalla scrittrice.
Franco Campegiani
Splendida la recensione dell'Amico - Filosofo Franco a questo articolo di Anna Vincitorio che ben conosco. Ella crea una sequenzialità tra il modo fiabesco-onirico e quello nichilista, crudo e l'esegesi del nostro magistrale critico letterario spiega con naturalezza e con rara competenza quanto i due mondi non siano contrapposti, ma vivano l'uno in funzione dell'altro. D'altronde si torna, forse, all'armonia dei contrari, a quanto ogni punto di vista rappresenti il rovescio della medaglia del suo opposto. Franco cita il filosofo Martin Heidegger 'che ha visto nella Metafisica una sorta di anticamera del Nichilismo' e l'artista De Chirico, esperto di metafisica dell'anima, e anch'egli assertore del nichilismo. Entrambi partono da posizioni di spiritualità e attuano poi una parabola di declino. Anna sembra condurre un 'gioco' all'antitesi dello stesso genere e non viaggia sul registro dell'impossibile, ma su quello reale, fin troppo comune. Affascinante la tesi della cara Vincitorio e superbo l'omaggio di Franco. Leggere questa pagina mi ha reso meno ignorante. Grazie di cuore e un doppio abbraccio!
RispondiEliminaGrazie Maria per questo tuo intervento. La tua generosa e calda condivisione cancella la pena per la generale indifferenza di questi nostri aridi tempi (indifferenza di cui siamo vittime e artefici nello stesso tempo). Ad essere sincero, non pensavo, scrivendo la mia recensione, all'armonia degli opposti, ma hai ragione tu: è questo che colpisce - al di là della mia 'fissazione' - nella superba scrittura di Anna. Ti abbraccio.
EliminaFranco