Nel frattempo viviamo, di Nazario
Pardini
Nella prefazione a Nel frattempo viviamo, di Nazario
Pardini (Miano Editore, Collana Alcyone 2000), Enzo Concardi avverte che il
libro "contiene la coniugazione al presente del verbo, dell'azione del vivere.
Ed è un amore per la vita
incondizionato, che viene prima di ogni domanda esistenziale e finalistica su
questa nostra avventura umana, ancor prima dunque di aver scoperto o capito il
suo significato, il suo senso". Vorrei spingermi oltre, su questa linea di
pensiero, giungendo a dire che vivere il
mistero, ovviamente accettandolo, è già di per sé una forma di consapevolezza,
forse la più profonda e affidabile, senz'altro la meno illusoria ed astrusa, la
meno azzardata.
In realtà, tanto più
ci si avvicina al significato profondo della vita, quanto più si rinuncia ad
afferrarlo per vie razionali. Tanto più si entra nel cuore del mistero, quanto
più si rinuncia alla pretesa di poterlo catturare, ponendosene artificialmente
fuori. Un conto è la consapevolezza di essere, un altro la conoscenza
dell'essere fondata sulla separazione
dall'essere stesso, ridotto illusoriamente ad oggetto dalla dea Ragione. "Nel
frattempo viviamo", allora, rappresenta un appello a frenare le pretese dell'arido
intellettualismo che conduce fuori da se stessi e dalla diretta avventura esperienziale,
preferendo osservare la vita freddamente da lontano.
Ed è un lavoro
innovativo nella produzione di questo vivacissimo poeta che non smette di
sorprendere per l'incredibile capacità di rigenerazione che possiede. Un poeta,
Pardini, secondo cui la vita, con le sue gioie e le sue pene, pretende di
essere vissuta e goduta a piene mani, fuori dagli schemi, dalle illusioni, dai
pregiudizi e da ogni sovrastruttura mentale. E qui un chiarimento è d'obbligo nei
riguardi di quel Memoriale di cui
molto spesso si parla a proposito del poeta pisano, confondendolo con il limbo
mentale di chi cerca illusori rifugi onirici al riparo dalla vita, mentre rappresenta,
al contrario, la risorsa interiore imprescindibile per affrontare i marosi
esistenziali.
Non una memoria statica, pertanto, quella di
Pardini. Non una memoria che
risucchia verso il passato, bensì l'essenza stessa dell'essere, il dna che contiene ogni informazione per
vivere, "il sesto senso / che l'anima / possiede / ... / e si cerca per
questo a primavera / in gemme rinascenti, / nei tormenti si cerca degli
inverni, / nella vita caduca degli autunni, / nella stagione arrogante dei
colori". Una memoria che spinge
in avanti e non indietro, travolgendo i limiti e superando ogni odiata/amata
prigione, ogni blocco su cui si costruisce e si distrugge il generoso fluire
della vita: "le guerre, / Pol Pot intrappolato / gli Albanesi che affogano
/ in mare come falene / bruciate da una luce virtuale / alla ricerca di una
terra panamericana".
In natura i blocchi
non hanno alcunché di statico e i contrasti sono la molla di una sofferta,
dinamica armonia: "Ma non sono divisi / gli elementi; / sono tanti gli
strumenti / che toccano i loro tasti, / le loro corde / sotto le sorde note dei
divisi. / E l'armonia del mondo / si nasconde / e si confonde / in mezzo alle
minuzie". Equilibrio violento, quello del creato, equilibrio sudato e
pianto, che porta "in seno / il mestiere di esistere": "Uccide
il cielo / un altro giorno ancora; / cadono frutti "paccoli" /
consunti poi / da vespe e da formiche" (richiamo del famoso giardino leopardiano?).
Può sembrare sadismo
questa vita fatta di promesse irraggiungibili, di gioie e speranze che prima o
poi vengono annullate: "Sulle pareti della mia casa, / per una vita, /
sono rimasti graffiti / i gridi delle feste familiari, / i canti di mio padre,
/ le esortazioni di mia madre, / ... / Poi sono state intonacate / e tutto sarà
sepolto / come i loro corpi". Di fronte a questa cruda realtà, nessuna
bolsa consolazione, ma neppure disillusioni disperate: "Quante storie /
racconta il marciapiede / ... / E' là che ride: / a tutti ha visto i tacchi ed
il sedere / e su tutti prolunga il suo potere". Il poeta accetta
scherzosamente il mistero di vivere e ha fiducia, in fondo, nella vita: un
motivo ci sarà per vivere e a nulla serve indagare.
Nessuna
rassegnazione, pertanto. Egli continua a sognare e a lottare, proprio in quanto
le utopie appartengono alla vita reale. Si, certo, egli dice: "E' inutile
ambire all'infinito". Non tuttavia perché l'infinito non esista, o perché
è morto, o è fuggito dal mondo insieme agli dei. Il motivo è un altro: l'Essere
è qui, accanto a noi e conversa a dirotto con noi se solo noi lo vogliamo. Al
bando il nascondimento dell'Essere di cui ciarlano gli intellettuali! Dice
Pardini: "Ho pescato con la rete dell'anima / rumori nell'oceano del blu
stellare. / Non sono affogati, / li ho mantenuti in vita / nel vivaio della
poesia". Sogni? chimere? Questo può pensarlo soltanto un microcefalo che cancella,
illudendosi, il nome segreto e più vero delle cose: Mistero.
Ma non per questo il
poeta crede alla befana. Non per questo è disposto a lottare contro i mulini a
vento: "Contro corrente / remare / con le piume / nell'ora / che il fiume
/ si riempie! // A che vale?". Bisogna sempre tenere a mente i limiti
dello spirito umano, nel cui campo è già tanto se gli steli della fantasia
riescono a cogliere qualche briciola di verità universali. Un realismo
sorprendente, quello di Nazario Pardini, che in questo lavoro approfondisce,
molto più che altrove, lo spessore filosofico che da sempre qualifica il suo
canto, affermando la consanguineità della realtà coi sogni e arricchendo il
tutto con il condimento di una briosa, e direi toscaneggiante ironia.
La seconda parte,
intitolata "Dal serio al faceto -
Dal sacro al profano", si apre con una serie di composizioni di forma
epigrammatica: quartine (ma non solo) di endecasillabi mordaci e variamente
rimati, d'impatto satirico e sollazzevole, dove si esplicita l'impianto
popolano, ma al tempo stesso classicheggiante, del realismo inconfondibile del
noto poeta pisano: "L'amore è come il fiore di un giardino, / si può con
l'ape trasformare in miele, / ma se la vacca ci si nutre il fiele, / la cosa è
fatta, finisce nel tombino". Fuor di metafora, realtà e sogno sono
chiamati a collaborare tra di loro, giovandosi reciprocamente l'una dell'altro.
Al di fuori di questo mutuo soccorso, c'è soltanto illusione.
Ed è un realismo che
tocca i toni della cronaca (il criminale O'Dell; lo stilista Versace), e
finanche della denuncia sociale ("Il
semaforo"). Un realismo spesso disarmante ed impietoso, incline non di
rado a cedere al disincanto radicale, secondo cui la verità non esiste e la
mente non è altro che la maschera che lei ama portare: "Se l'uomo si
abitua a dire / costantemente le bugie / prima o poi si abitua / ad inventare
la verità". E l'etimo, d'altro canto, sembra confermare: che altro
potrebbe fare la mente se non mentire? e mentire in primo luogo a se stessa? Eppure non è così. Almeno non
fino in fondo, per un poeta come Nazario Pardini, consapevole del detto che
"in vino veritas". Lui,
proprio lui, che astemio non è.
Franco Campegiani
Un grande Franco che recensisce un grande Nazario: davvero appagante questa pagina ricca di ogni sfaccettatura che possa valorizzare l'Opera del Maestro. Ho avuto la gioia e l'onore di leggere "Nel frattempo viviamo" e devo dire che il caro amico ne offre un'interpretazione magnifica. Vero che ci si trova di fronte a "un lavoro innovativo nella produzione di questo vivacissimo poeta che non smette di sorprendere per l'incredibile capacità di rigenerazione che possiede. Un poeta, Pardini, secondo cui la vita, con le sue gioie e le sue pene, pretende di essere vissuta e goduta a piene mani, fuori dagli schemi, dalle illusioni, dai pregiudizi e da ogni sovrastruttura mentale". E l'esegesi pone l'accento sulla determinazione a non arrendersi , a continuare a lottare e a sognare; sul realismo che talvolta caratterizza Nazario e che non risparmia gli episodi di cronaca. Mi complimento vivamente con Franco e con la sua forma smagliante che vibra, tuona e ci incatena. Abbraccio grata lui e il Maestro!
RispondiEliminaTi sono immensamente grato, Maria, per questa tua condivisione. Un incoraggiamento prezioso, che mette le ali...
EliminaFranco