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sabato 5 settembre 2020

MARCO ZELIOLI LEGGE: "IPOSTASI DI BUIO" DI ROSSELLA CERNIGLIA



Rossella Cerniglia
IPOSTASI DI BUIO

Recensione di Marco Zelioli


Le tre parti che compongono questa nuova silloge (giugno 2020) di Rossella Cerniglia (Ipostasi di buio, Profondo inferno – una sorta di poemetto a sé in 14 capitoli – e Amore amaro) ci riportano alla di poco precedente pubblicazione dell’Autrice: Il retaggio dell’ombra (gennaio 2020). Ci troviamo di fronte a un testo pieno di reminiscenze protoromantiche, che evoca tanto il “nulla eterno” foscoliano quanto la leopardiana “natura matrigna”, e che è come incupito dalla coscienza dell’incultura generalizzata del mondo contemporaneo: forse ha ragione il prefatore Enzo Concardi, che osserva come “la caduta delle grandi ideologie del passato ci ha ridotti a formiche del pensiero, cimici della morale, tarme della socialità, analfabeti dei sentimenti” (p.7). Eppure l’Autrice, “sollevando infinite domande senza alcuna risposta” (come ancora nota il prefatore, p.5), già in Ipostasi di buio si indirizza – e indirizza il lettore – ad una visione più rassicurante di quanto possa sembrare di primo acchito. Perché la tenebra, “scatola che nulla contiene / solo desiderio” (Ali di tenebra, p.17), proprio con l’acuire il desiderio fa fiorire la speranza, sentiero che conduce all’agognata luce. E non v’è nero sogno che tenga: anche se esso appare come “cieca dimora / e tenebroso grembo / di un eterno Nulla” (Sogno, p.23), alla fine lascia spazio alla realtà sperata, che ha le sembianze del Giardino che “protendeva braccia / verso il cielo / e un respiro / gonfio di preghiera // ma intorno / era il volto di Dio / oscuro // la sua Ombra / piantata / nella zolla” (p.28). Il tutto è ben significato in Vaporose ali: “Per strade sconosciute / che urgono / nel cuore delle cose / incammino la speranza / e un desiderio forte / di luce // un regno d’aria / custodisce sogni / fumoso e oppresso / da nera nostalgia // ma volano alte / vaporose ali / al sacello di un tempio / immaginario / che custodì la luce” (p.30).
I quattordici componimenti di Profondo inferno possono ben accostarsi alle altrettante stazioni di una Via Crucis. Descrivono un cammino doloroso, faticoso, ma preludio di redenzione. Basti citare i versi conclusivi: “E nel mentre deraglia l’universo / si aprono le bocche infuocate / che t’inghiottono e respiri fuoco / ardente in eterno. // Eppure nella brace che tu emani / torni a pensare / in una sorta di dolcissimo stupore / a questo universo che era un tempo / buio cadere di stelle silenzioso / e ancora invochi un’alba / che non muore.” (p.58).
La punteggiatura, ridotta ai soli punti fermi nella prima parte, ridottissima nella seconda (una trentina di virgole in quasi altrettante pagine, più una manciatina di punti di sospensione e qualche trattino e parentesi), di nuovo quasi assente nella terza (sei virgole, un due punti e pochi puntini di sospensione), è specchio della concitazione dubbiosa che muove la Cerniglia a cercare comunque risposta alle molte e insopprimibili domande dell’animo umano. Non a caso è il punto interrogativo l’unico segno d’interpunzione che appare di frequente tra questi versi della scrittrice palermitana. Ne esce un ritmo incalzante, che accompagna il lettore nella ricerca del senso di tutto: delle cose, del tempo, dei legami, dell’amore. Che non è solo Amore amaro, come recita il titolo della terza parte, e come traspare in Da te saranno rami…, che finisce così: “Si sveglia la tua Chicago / e ci sarà ancora un vergine biancore / sull’asfalto di fronte alla tua casa: / ...chissà se il cuore tuo / vincerà il rigido cuore dell’inverno / l’abbraccio del suo gelo. // Qui, in questo eremo lontano / s’aggruma un cielo di bufera: / battono la pioggia e il vento / l’esile verde del piccolo giardino / e la mia anima è in pena nella sera” (p.69). È anche amore-ristoro (“sei la risacca / che inonda la scogliera / tra le foglie / dell’incolto giardino / il vento lieve / che le spinge ad andare” - conclude Nessuna vita…, p.74) e, ancora, è amore-speranza: speranza di “un’alba che inondi / le radici della vita / e le ristori di grazia / celestiale” (Ma vorrei ancora, p.85). Pur nella ricorrente tristezza del ricordo di ciò che è stato e non torna: “(…) / e sarai solo il piccolo lume / di te stesso non più abbellito / dalla mia memoria / non arricchito dal mio desiderio / vivrai nell’eremo, / nell’ombra senza cieli / della noia” (Ti cucivo nell’anima, p.70).
Rossella Cerniglia pubblica dal 1980 ed ha al suo attivo oltre 15 raccolte di poesie, tre romanzi e un saggio; è presente in molte opere letterarie tra cui quelle della Casa Editrice Guido Miano: Poeti scelti per il terzo millennio (2008), Poeti italiani scelti di livello europeo (2012), Contributi per la Storia della Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. III (2004) e IV (20203).

Marco Zelioli

Rossella Cerniglia, Ipostasi di buio, Guido Miano Editore, prefazione di Enzo Concardi, Milano 2020, pp. 100; isbn 978-88-31497-17-6.


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