Creatività,
inventiva, finzione e altro ancora in
“Fantasia della ragione” (Racconti e monologhi) di Edda Pelegrini Conte
Recensione di Mario Santoro
Il titolo della raccolta di
racconti e monologhi, Fantasia della ragione, potrebbe rinviare
ad una sorta di condizione ossimorica, eppure, sin dalle prime pagine, risulta
evidente non solo la mancanza di contrastività ma anche la presenza di una
linea di congiunzione che consente all’autrice di muoversi liberamente in uno
spazio decisamente aperto e senza condizionamenti e in una dimensione senza
limiti di immaginazione con elementi fortemente simbolici, rimandi ad
archetipi, lontananza vicine o vicinanze lontane, dentro e fuori del tempo e,
contemporaneamente, vigilanza dalla logica della ragione.
Discorso analogo si potrebbe
fare per il linguaggio che sa stare al gioco della immediatezza e della
rapidità, della freschezza, nella rappresentazione delle immagini, della
descrizione puntuale e precisa, senza attardamenti e digressioni per non
allentare la tensione emotiva, giustamente creata, senza sconfinamenti e senza
imposizioni delimitanti.
Di conseguenza la lettura
risulta, già al primo impatto, gradevole nella sua leggerezza meditata e nella
capacità di scompaginare sempre l’orizzonte di attesa che si sposta
continuamente più in avanti nello spazio, e spesso indietro nel tempo, e che sa
creare situazioni nuove testimoniando la buona capacità di inventiva dell’autrice
che padroneggia i racconti che evidenziano il carattere della discorsività
breve, così come i monologhi tendono, nella loro necessaria sinteticità, al
ragionamento interiore e a farsi problematici e tali da richiedere il
ripensamento.
Tanto i racconti, quanto i
monologhi conservano sempre il dato della freschezza e, qualità assai spesso
trascurata, non cedono alla tentazione moralistica o, peggio ancora,
moraleggiante né, meno che mai, rischiano di scadere nel predicozzo, ma sono
presentati scevri da qualunque tipo di considerazioni e si mantengono integri e
adatti ad essere fruibili sia da un pubblico, adulto sia da lettori giovani e
giovanissimi.
E quando si ha a che fare con
una scrittura che risulta particolarmente adatta ai ragazzi, allora siamo di
fronte a un buon prodotto, come in questo caso.
Non c’è racconto o monologo che
non sia interessante per la varietà tematica, per la molteplicità e la
diversità delle situazioni, per certi intrecci anche imprevedibili, per la
ricchezza di fantasia, sbrigliata eppure misurata e tenuta sempre a bada dall’’autrice
che è rigorosa e, quando occorre, sa dare un taglio netto alle situazioni.
C’è, inoltre, un mescolamento
continuo e ricorrente dei personaggi che sono i più vari, con dialoghi appena
accennati sempre perché il livello della tensione emotiva e il senso dell’avventura
non vengano scalfiti e perché le azioni, per quanto a volta oltre le regole
della ‘normalità’, risultino sempre possibili, suscitando, di volta in volta,
il sorriso, il compiacimento, l’apprezzamento e segnando finanche un senso di
appartenenza.
Nelle storie accadono
situazioni decisamente spiazzanti, con voci che provengono da chissà dove, con
oggetti ed animali parlanti che alludono a condizioni misteriose e avvicinano
al fiabesco seppure mancano le grandi e grossolane magie, i filtri speciali, le
bacchette magiche, gli anelli fatati, sicché le storie mantengono, tutte o
quasi, un senso di vicinanza al dato reale, dal quale ci si allontana per il
bisogno di volare alto, di scaricare certe tensioni, prima del rientro
tranquillo.
Si tratta di buone storie, di
monologhi sensati e dopo la lettura di ognuno dei ventisei scritti, il lettore,
quasi senza accorgersene, è come costretto alla riflessione, al ripensamento,
alla meditazione e non importa se infilerà l’indice nel libro e nemmeno la
direzione che sceglierà.
Del resto uno degli scopi della
scrittura, quella buona, è proprio questo: aprire una strada al pensiero,
suscitare la voglia di mettere in moto meccanismi di ragionamento, offrire la
possibilità di seguire un percorso proprio, in linea con quanto letto o in
opposizione.
L’autrice riesce bene nel suo
intento.
Allo stesso modo, con pochi
tocchi di penna realizza quadri di riferimento e proietta il lettore nelle
situazioni al punto che egli, immediatamente, ha la sensazione di conoscerle.
In questo senso mi pare si tratti, per certi versi, di scrittura collodiana,
pur nella diversità tematico-contenutistica.
E non si eccede neppure in
talune situazioni, a forte impatto emotivo: “Rondinino conosce per primo il
merlo, simpatico, bello e buon tenore; conosce la cicala, pigra e ciarliera,
conosce una coppia di colombi che se ne stanno un po’ troppo appartati;
incontra fringuelli e cinciallegre, passeri e cardellini...” o in certe descrizioni della
natura: “E’ bella l’estate, bella ma breve. Le giornate di luce si
accorciano e la natura stessa sembra bisognosa di riposo. Gli alberi
ingialliscono e cominciano a spogliarsi, gli uomini riscoprono il piacere della
casa; gli uccelli al tramonto sui rami dopo tanto chiasso si addormentano col capino
sotto l’ala”.
Ci sono situazioni che vengono
tipizzate spesso con una battuta, una frase, una parola. Vale per la figura
delle nonne, nel racconto La favola del Maimai, “che inventano
favole e non muoiono mai”; vale per il senso misterioso del Tempo,
nella ricerca affannosa del futuro e nel gioco che accomuna madre e figlio e
porta alla conclusione: “E’ il gioco delle parole”; vale ancora per
accettare, magari senza capire fino in fondo il significato, l’esistenza così
com’è e godere delle cose belle che sa offrire; vale infine per la ricerca
affannosa del protagonista del racconto L’ultima pagina dal nome ‘Uno’, carico di
molti significati possibili, con sottese inferenze e con rimando nella chiusa
alla ‘pagina bianca’: “Uno continua a dormire e sorride nel sonno: ha
trovato il Libro! Aperto all’ultima pagina... è una pagina bianca!”.
Che è tutto dire!
E soprattutto vale per l’importanza
e la necessità di narrare storie: “Proprio così! Narrare storie per
rallegrare lo spirito di grandi e piccoli, ma soprattutto per ricordare al
mondo che la fantasia è la madre del sorriso”.
E di farlo, come accade all’autrice,
nella continuità del linguaggio coi monologhi, pur nella diversità dell’impostazione.
E torniamo alla pagina bianca
con l’augurio-certezza che per Edda Pellegrini Conte non resti tale.
Mario Santoro
Edda Pellegrini Conte, Fantasia
della ragione, Pref. di Nazario Pardini, Guido
Miano Editore, Milano 2020, pp.120; isbn 978-88-31497-27-5.
Ammiro l'approccio di questa recensione che da subito dimostra simpatia per l'opera. Ammiro e ringrazio l'eccellente critico Mario Santoro che, pur non conoscendomi ,ha così bene chiarito il senso del mio scritto "Fantasia della Ragione" dove, più che altrove mi si può trovare tutta intera. Ho ammirato la lettura tanto acutamente puntualizzata e ringrazio per ogni cenno di approvazione, soprattutto il fatto di avere considerato il libro fine a se stesso, come è giusto che sia, lasciando al lettore la libertà di una sua interpretazione.
RispondiEliminaRingrazio anche l' Editore Guido Miano e il prof, Pardini per avere ospitato sul blog
questa recensione. Edda Pellegrini Conte.
Mi unisco all'Autrice di quest'Opera che conosco e amo nell'esternare ammirazione a Mario Santoro, che purtroppo non ho la gioia di conoscere, per la capacità inesausta, variegata, polisemica, di avvicinarsi ai racconti e ai monologhi di "Fantasia della Ragione". Un'esegesi monumentale, nella quale il recensore coglie l'anima del testo e, naturalmente, quella di Edda. E mette in risalto la gamma di situazioni emotive ed esistenziali che l'Autrice tratta, mentre asserisce di 'voler donare un sorriso ai bambini'. Non v'è dubbio che questo testo possa rallegrare i piccoli, ma come sottolinea Santoro, consente di "aprire una strada al pensiero, suscitare la voglia di mettere in moto meccanismi di ragionamento, offrire la possibilità di seguire un percorso proprio, in linea con quanto letto o in opposizione". Io l'ho posta sulle orme di Italo Calvino, l'autore di questa pagina magnifica lo conferma, asserendo una verità che non ho saputo cogliere, ovvero che Edda "non cede alla tentazione moralistica o, peggio ancora, moraleggiante né, meno che mai, (i suoi testi) rischiano di scadere nel predicozzo, ma sono presentati scevri da qualunque tipo di considerazioni e si mantengono integri". Bellissimo arricchirsi di simili approcci a un libro conosciuto, confrontare e rivedere le proprie asserzioni alla luce di intuizioni più grandi. Ringrazio di cuore Mario Santoro per questa lezione e non mi vergogno di confessargli che vorrei saper svolgere il ruolo di critico come lui. Mi permetto di salutarlo con affetto e stringo con il consueto antico 'abbraccio universale' Edda e Nazario.
RispondiEliminaLa mia carissima amica Maria Rizzi ha voluto ancora una volta esternarmi il piacere che prova alla lettura dei miei scritti, in particolare questa volta davanti alla recente opera Fantasia della Ragione.
RispondiEliminaLa interessante ed accurata esegesi dello studioso e poeta Mario Santoro ha fatto breccia anche sulla brava scrittrice che è Maria Rizzi, e di questo non posso che essere felice e orgogliosa. Ringrazio di cuore il Critico e l'amica attenta "lettrice".
Edda Conte.