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martedì 26 gennaio 2021

IN RICORDO DI UNA GRANDE POETESSA: BRUNA CICALA.



BRUNA CICALA CI HA LASCIATI LO SCORSO QUATTRO SETTEMBRE

Spiccioli»

2. Tintinnio di Lapislazzuli

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© Copyright Fara Editore 2020

47923 Rimini – via Covignano 165-B

info@faraeditore.it – www.faraeditore.it

twitter.com/faraeditore

ISBN 978-88-9293-000-1

Copertina di Giacomo Ramberti

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Bruna Cicala

Tintinnio di Lapislazzuli

poesie

Prefazione di Claudia Piccinno

Introduzione di Mirco Manuguerra

FaraEditore

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Prefazione

Claudia Piccinno

 

Nel silenzioso dormiveglia

riverbera l’eco dei miei passi

sperduti, nell’isola che non c’è.


Hanno tutte le sfumature del blu i versi e i ricor­di di Bruna Cicala, con screziature color oro e toni rosso violacei come al tramonto.

Vi è l’azzurro del cielo e l’eco dell’onda, ma so­prattutto c’è la forza e la resilienza della donna:

Tu donna resti fulcro, retaggio di dolori.

Nel mare delle piaghe il sale non corrode

fino al levar del sole.

Di spargere sorrisi fanne tuo onore e vanto,

del tuo morire dentro, silenzioso canto.

Dei lapislazzuli hanno anche la robustezza e la variegata luce che occhieggia e induce ad esami­narsi: Oltre il vetro, senza inganno, / il pretesto di me stessa.

C’è in questa poetessa la consapevolezza dei li­miti terreni, ma anche l’aspirazione a raggiungere la propria Itaca, l’isola che non c’è, quel mondo mi­gliore a cui tutti aneliamo: Poi hai chiuso il cielo dentro gli occhi / a contemplare la tua destinazione.

Sono molteplici gli interrogativi che questo libro pone al lettore, dal potere della bellezza al valore del tempo, dal significato della memoria alla re­denzione, eppure l’autrice ha raggiunto quella con­sapevolezza, quella saggezza che si esplicita non in

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rassegnazione, ma nella certezza che non tutto ci è dato comprendere, perché esiste la variabile del fato, della contingenza e dell’ignoto.

Oggi, non c’è niente da capire,

il tempo è inesistente

quanto dici già e passato

come folgore sul noce

come sibilo del vento

tra le labbra solo un fischio.

Questa raccolta è precedente al grave incidente che ha subito la poetessa, eppure ha in nuce come una profezia, quella sua filosofia di vita che gli eventi hanno avvalorato. Bruna è donna resiliente e di certo si è aggrappata all’amore per gli altri e per sé stessa, quando ha scelto di lottare ancora.

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La vita in blu

Mirco Manuguerra

(Centro Lunigianese di Studi Danteschi)

Laggiù… / c’è un tocco d’ azzurro / nel cielo. / […] / Senza saperlo, so che ero felice.

Poeta o poetessa? Solo Bruna Cicala lo può de­cidere per sé, ma ora non posso chiederglielo (avrei dovuto farlo prima), perché queste poche righe – mi dicono – devono essere per lei una sorpresa. Allora me la caverò con raffinata eleganza trattan­done l’opera in termini di Artista. E ci metto una grande maiuscola.

Questa raccolta dal titolo delicatissimo, Tin­tinnio di Lapislazzuli, credo debba essere indicata come il “Periodo Blu” dell’Artista, se è vero che le tonalità del colore ricorrono espressamente al­meno sedici volte: dieci l’azzurro, tre il blu, due il lapislazzulo e una l’oltremare; ma va considerato che incontriamo pure per dodici volte il cielo e in trentuno occasioni il mare, per cui sono in tutto ben cinquantanove volte in settanta liriche che il colore blu, direttamente o meno, viene abilmente imposto dall’Artista alla mente del lettore.

Sovviene inevitabilmente il primo periodo di produzione di Pablo Picasso , con quel suo quadro di riferimento, La vita in blu, dove il confronto con tre grandi temi – la vita, l’amore e la morte – si specchiano l’uno nell’altro. Tutto ciò lo troviamo anche in quest’opera di Bruna Cicala, solo che per lei questo è il periodo della piena maturità.

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Non c’è più spazio ormai, alla nostra età, per un Periodo Rosa. La Poesia, l’Arte in generale, non sono cose da trattare a livello di “romanzo d’ap­pendice”. Bruna questo lo sa benissimo e Picasso è un grande bluff.

Molto significativamente la prima lirica della raccolta si intitola Illudendo il crepuscolo. Eccone l’incipit:

Non piove, ancora,

ma il diluvio indugia alle porte del sentire

se ne avverte il fragore dietro l’uscio

negli anfratti segreti del dolore artigliato […]

È certo un riferimento alla fase discendente della vita e qui sovviene la struggente intensità del Vincenzo Cardarelli di Autunno, la stagione di cui sempre avvertiamo il presagio “nelle piogge di set­tembre, torrenziali e piangenti”. Tuttavia ha mille volte ragione Claudia Piccinno quando afferma che con Bruna si ha a che fare con uno spirito tempra­to dalla vita, indomito, resiliente, dunque per nulla rassegnato né all’inesorabile passare del tempo, né ai colpi fetenti che talvolta tira la cieca malasorte.

Non a caso l’ultima lirica della silloge (Lettera) è addirittura una fantasia d’amore. Una fantasia che è un dono: quello della Poesia stessa. La Poesia, in­fatti, quando è vera Poesia, è un atto d’amore rivol­to all’umanità intera, più che a noi stessi o a qualcu­no in particolare. Non è forse vero che essere cultori della Lettera significa essere grandi letterati?

Indubbiamente Tintinnio di Lapislazzuli è ad oggi il capolavoro dell’Artista, ma andiamo con calma: è sempre troppo presto per tirare le somme.

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Tintinnio di Lapislazzuli

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Illudendo il crepuscolo

Non piove, ancora,

ma il diluvio indugia alle porte del sentire

se ne avverte il fragore dietro l’uscio

negli anfratti segreti del dolore artigliato,

nel rincorrere l’ultimo sprazzo di sole

a piedi scalzi in un campo di ortiche dissimulate

                     [da viole.

Un attimo, ancora,

il cielo trattiene l’azzurro spalancato sulla notte

illudendo il crepuscolo d’indaco e cremisi.

Su nuvole rosse indugia il mio pensiero,

ancora immobile, rif iutando i segni,

aggrappato al sogno evanescente in fondo al

[tunnel.

Poi, sarà temporale. Liberazione, forse.

           [Finalmente.

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Anima

Sparpaglia la notte

quei quattro fogli bagnati d’inutilità,

distratta e nuda nell’essenza,

dissacrata dall’assenza.

Nel crocevia delle disattese

striscia e s’appiglia l’edera,

illusione di tossica beltà

nell’umidore d’ombra vive

disdegnando il sole

e nell’aridità del giorno muore.

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Bruciature

Svuotato il cassetto delle possibilità,

non resta che l’attesa.

Nell’ombra contro la parete

cerco archetipi dismessi tra f igure azzurrate

scagliate a caso, casualmente reali.

Brucia lo schiocco tra le dita,

a destra il fuoco che divampa

a sinistra un suono sordo e lacerato

mentre il silenzio urla tutto intorno.

Spargerò miele senza lesinare,

idraterò il presente, conf idando nel domani.

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Azzurro polvere

Rimesse dismesse

semi abbandonate sulla riva

han perso già i colori

nell’umido che impera,

pieno di salmastro e di alghe morte.

L’azzurro sembra polvere

che sgretola i ricordi

al soff io maestrale di un mare irrigidito.

Ma quando l’onda assale,

tra i ritmi di tempesta

ritornano le voci a sussurrar l’estate,

quella che è già passata e quella che verrà.

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Zodiaco

Se l’inf inito conta

sei quel breve attimo che lo def inisce,

quel pensiero vagante sullo spiazzo all’orizzonte,

quella frase incisa nella mente

nel brivido di premonizione.

Se l’inf inito conta,

nelle stelle sperse del mattino

riascolterò la voce tra gli ulivi

affacciati sul mare del destino,

inginocchiati a lambire la mia terra.

Se l’infinito conta

non conta più nessuna attesa,

sancisce attimi scolpiti di scoperta

avvolti dagli sguardi e i miei silenzi.

Risorgerà l’aurora del presente.

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Anticipazioni

Il tempo parla, il tempo racconta, il tempo

                         [sancisce.

Se dai tempo al tempo tutto si svela.

Nessuno può fermare il tempo della verità svelata.

Rosse trincee dell’anima

traccia la luna infame

su prosciugate stille

dal vento dei sospiri.

Ritrovare sé stessi nell’abbraccio del mare.

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Soffi

Alita il vento di storie antiche

suffragate dal presente imprevisto,

donate come un frutto maturo

di stagione sbadata e dimentica.

Alita il vento sugli occhi socchiusi

a rimembrare le storie di mare,

sui grappoli dolci lasciati appassire

per stupire il palato più ardente.

Alita il vento e ricolma le voglie,

scatena tempeste piene di flutti,

vibrati tra dita infuocate

e urla rombanti di tuoni

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