BRUNA CICALA CI HA LASCIATI LO SCORSO QUATTRO SETTEMBRE
Spiccioli»
2. Tintinnio di Lapislazzuli
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© Copyright Fara Editore 2020
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ISBN 978-88-9293-000-1
Copertina di Giacomo Ramberti
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Bruna Cicala
Tintinnio di
Lapislazzuli
poesie
Prefazione di Claudia Piccinno
Introduzione di Mirco Manuguerra
FaraEditore
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Prefazione
Claudia Piccinno
Nel silenzioso dormiveglia
riverbera l’eco dei miei passi
sperduti, nell’isola che non c’è.
Hanno tutte le sfumature del blu i versi e i
ricordi di Bruna Cicala, con screziature color oro e toni rosso violacei come
al tramonto.
Vi è l’azzurro del cielo e l’eco dell’onda,
ma soprattutto c’è la forza e la resilienza della donna:
Tu donna resti fulcro, retaggio di dolori.
Nel mare delle piaghe il sale non corrode
fino al levar del sole.
Di spargere sorrisi fanne tuo onore e vanto,
del tuo morire dentro, silenzioso canto.
Dei lapislazzuli hanno anche la robustezza e
la variegata luce che occhieggia e induce ad esaminarsi: Oltre il vetro,
senza inganno, / il pretesto di me stessa.
C’è in questa poetessa la consapevolezza dei
limiti terreni, ma anche l’aspirazione a raggiungere la propria Itaca, l’isola
che non c’è, quel mondo migliore a cui tutti aneliamo: Poi hai chiuso il
cielo dentro gli occhi / a contemplare la tua destinazione.
Sono molteplici gli interrogativi che questo
libro pone al lettore, dal potere della bellezza al valore del tempo, dal
significato della memoria alla redenzione, eppure l’autrice ha raggiunto
quella consapevolezza, quella saggezza che si esplicita non in
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rassegnazione,
ma nella certezza che non tutto ci è dato comprendere, perché esiste la
variabile del fato, della contingenza e dell’ignoto.
Oggi, non c’è niente da capire,
il tempo è inesistente
quanto dici già e passato
come folgore sul noce
come sibilo del vento
tra le labbra solo un fischio.
Questa raccolta è precedente al grave
incidente che ha subito la poetessa, eppure ha in nuce come una
profezia, quella sua filosofia di vita che gli eventi hanno avvalorato. Bruna è
donna resiliente e di certo si è aggrappata all’amore per gli altri e per sé
stessa, quando ha scelto di lottare ancora.
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La vita in blu
Mirco Manuguerra
(Centro Lunigianese di Studi
Danteschi)
Laggiù… / c’è un tocco d’ azzurro / nel cielo. /
[…] / Senza saperlo, so che ero felice.
Poeta o poetessa? Solo Bruna Cicala lo può decidere
per sé, ma ora non posso chiederglielo (avrei dovuto farlo prima), perché
queste poche righe – mi dicono – devono essere per lei una sorpresa. Allora me
la caverò con raffinata eleganza trattandone l’opera in termini di Artista. E
ci metto una grande maiuscola.
Questa raccolta dal titolo delicatissimo, Tintinnio
di Lapislazzuli, credo debba essere indicata come il “Periodo Blu”
dell’Artista, se è vero che le tonalità del colore ricorrono espressamente almeno
sedici volte: dieci l’azzurro, tre il blu, due il lapislazzulo e una
l’oltremare; ma va considerato che incontriamo pure per dodici volte il cielo e
in trentuno occasioni il mare, per cui sono in tutto ben cinquantanove volte in
settanta liriche che il colore blu, direttamente o meno, viene abilmente
imposto dall’Artista alla mente del lettore.
Sovviene inevitabilmente il primo periodo di
produzione di Pablo Picasso , con quel suo quadro di riferimento, La vita in
blu, dove il confronto con tre grandi temi – la vita, l’amore e la morte –
si specchiano l’uno nell’altro. Tutto ciò lo troviamo anche in quest’opera di
Bruna Cicala, solo che per lei questo è il periodo della piena maturità.
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Non c’è più
spazio ormai, alla nostra età, per un Periodo Rosa. La Poesia, l’Arte in
generale, non sono cose da trattare a livello di “romanzo d’appendice”. Bruna
questo lo sa benissimo e Picasso è un grande bluff.
Molto significativamente la prima lirica
della raccolta si intitola Illudendo il crepuscolo. Eccone l’incipit:
Non piove, ancora,
ma il diluvio indugia alle porte del sentire
se ne avverte il fragore dietro l’uscio
negli anfratti segreti del dolore artigliato […]
È certo un riferimento alla fase discendente
della vita e qui sovviene la struggente intensità del Vincenzo Cardarelli di Autunno,
la stagione di cui sempre avvertiamo il presagio “nelle piogge di settembre,
torrenziali e piangenti”. Tuttavia ha mille volte ragione Claudia Piccinno
quando afferma che con Bruna si ha a che fare con uno spirito temprato dalla
vita, indomito, resiliente, dunque per nulla rassegnato né all’inesorabile
passare del tempo, né ai colpi fetenti che talvolta tira la cieca malasorte.
Non a caso l’ultima lirica della silloge (Lettera)
è addirittura una fantasia d’amore. Una fantasia che è un dono: quello della
Poesia stessa. La Poesia, infatti, quando è vera Poesia, è un atto d’amore
rivolto all’umanità intera, più che a noi stessi o a qualcuno in particolare.
Non è forse vero che essere cultori della Lettera significa essere grandi
letterati?
Indubbiamente Tintinnio di Lapislazzuli è
ad oggi il capolavoro dell’Artista, ma andiamo con calma: è sempre troppo
presto per tirare le somme.
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Tintinnio di
Lapislazzuli
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Illudendo il
crepuscolo
Non piove, ancora,
ma il diluvio indugia alle porte del sentire
se ne avverte il fragore dietro l’uscio
negli anfratti segreti del dolore artigliato,
nel rincorrere l’ultimo sprazzo di sole
a piedi scalzi in un campo di ortiche dissimulate
[da viole.
Un attimo, ancora,
il cielo trattiene l’azzurro spalancato sulla notte
illudendo il crepuscolo d’indaco e cremisi.
Su nuvole rosse indugia il mio pensiero,
ancora immobile, rif iutando i segni,
aggrappato al sogno evanescente in
fondo al
[tunnel.
Poi, sarà temporale. Liberazione, forse.
[Finalmente.
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Anima
Sparpaglia la notte
quei quattro fogli bagnati d’inutilità,
distratta e nuda nell’essenza,
dissacrata dall’assenza.
Nel crocevia delle disattese
striscia e s’appiglia l’edera,
illusione di tossica beltà
nell’umidore d’ombra vive
disdegnando il sole
e nell’aridità del giorno muore.
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Bruciature
Svuotato il cassetto delle possibilità,
non resta che l’attesa.
Nell’ombra contro la parete
cerco archetipi dismessi tra f igure azzurrate
scagliate a caso, casualmente reali.
Brucia lo schiocco tra le dita,
a destra il fuoco che divampa
a sinistra un suono sordo e lacerato
mentre il silenzio urla tutto intorno.
Spargerò miele senza lesinare,
idraterò il presente, conf idando nel domani.
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Azzurro polvere
Rimesse dismesse
semi abbandonate sulla riva
han perso già i colori
nell’umido che impera,
pieno di salmastro e di alghe morte.
L’azzurro sembra polvere
che sgretola i ricordi
al soff io maestrale di un mare irrigidito.
Ma quando l’onda assale,
tra i ritmi di tempesta
ritornano le voci a sussurrar l’estate,
quella che è già passata e quella che verrà.
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Zodiaco
Se l’inf inito conta
sei quel breve attimo che lo def inisce,
quel pensiero vagante sullo spiazzo all’orizzonte,
quella frase incisa nella mente
nel brivido di premonizione.
Se l’inf inito conta,
nelle stelle sperse del mattino
riascolterò la voce tra gli ulivi
affacciati sul mare del destino,
inginocchiati a lambire la mia terra.
Se l’infinito conta
non conta più nessuna attesa,
sancisce attimi scolpiti di scoperta
avvolti dagli sguardi e i miei silenzi.
Risorgerà l’aurora del presente.
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Anticipazioni
Il tempo parla, il tempo racconta, il tempo
[sancisce.
Se dai tempo al tempo tutto si svela.
Nessuno può fermare il tempo della verità svelata.
Rosse trincee dell’anima
traccia la luna infame
su prosciugate stille
dal vento dei sospiri.
Ritrovare sé stessi nell’abbraccio del mare.
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Soffi
Alita il vento di storie antiche
suffragate dal presente imprevisto,
donate come un frutto maturo
di stagione sbadata e dimentica.
Alita il vento sugli occhi socchiusi
a rimembrare le storie di mare,
sui grappoli dolci lasciati appassire
per stupire il palato più ardente.
Alita il vento e ricolma le voglie,
scatena tempeste piene di flutti,
vibrati tra dita infuocate
e urla rombanti di tuoni
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