(Riflessioni)
La "lettura" analitica che
Pasquale Balestriere percorre compiutamente nelle sezioni della silloge pardiniana
("Dagli scaffali della biblioteca") induce a qualche riflessione.
Pardini è un nostalgico degli affetti e
dei sentimenti memoriali, ma questa interpretazione non debba trarre in inganno:
infatti i genitori, i fratelli, la campagna, la casa, i nomi (cose, persone,
vicende... le connota Balestriere) non hanno esaurito il proprio quadro scenico
concorsuale/collaterale perché "vivono" nella superiore umanizzazione
valoriale del poeta che ne distilla ed invoca liricamente tempi e modi
esistenziali senza soluzione di continuità in una unità omogenea e
totalizzante.
Nulla sfugge al "dettaglio"
intuitivo dell'artista che alimenta la "presenza" nelle immagini
figurative dialoganti con i "ricordi" che tali non sono, in quanto
introspezioni concrete di un vissuto/vivente in un oggi proiettato nel passato
di un futuro ricorrente e coinvolgente oltre ogni misura.
Dalla "mostra" di sentimenti
alla presenza di una "Biblioteca" vivente e arroccata nella sua
indivisibilità espressiva il passo è breve.
Pardini lo percorre agevolmente "scomodando"
Autori eccellenti, integrandone liricamente contenuti e progetti, interloquendo
costantemente in una selettiva "opera" comunitaria, vivificandone i
gesti artistici e linguistici, sempre trasfondendo si nelle loro passioni
storicizzate individualmente.
Tutto il "gruppo" si ravviva,
riemerge dall'oblio o dalla pigrizia di stanche disamine scontate e ripetitive:
Platone e Dante respingono l'incontro, Catullo ci riprova con Lesbia,
D'Annunzio rievoca la Versilia, Saba ritorna a Trieste dalla moglie, Pavese
deluso onora il padre (Grande Padre), Cardarelli chiede visibilità, Ungaretti
si spalma in Lucca, Pastouchi non dimentica la nonna, Caproni chiede di
leggersi per la madre, Campana e Sibilla Alerano tornano a flirtare liricamente
e non solo, Trilussa non cessa di satireggiare giocando con il proprio tempo e
poi Foscolo, cultore della bellezza (afferma Balestriere) sofferto, illuso e
serioso, anche Montale risorge e insorge, mentre Quasimodo nel dolore
ripercorre gli anni della guerra, da ultimo il poeta stesso si offre indomabile
ai "grandi" con la lettura delle sue 10 poesie sull'amore.
È la terza sezione che ci appassiona maggiormente
per il culto pardiniano dell'amore.
Delia è la protagonista per eccellenza:
per ogni dove, dalla spiaggia alle orme, dalla piazza al cuore, dallo splendore
dello sguardo al drammatico declino...
Ma Delia non è un mausoleo del passato
pardiniano; continua a vivere riumanizzata nella sua metamorfosi valoriale che
non abbandona i canoni sacri (giovinezza... amore... bellezza...) ma li ravviva
perennemente.
La memoria per Pardini non è il
rimpianto o l'abbandono, ma una Nemesi perdurante che riequilibra
scompensi fatturali o sentimentali, cadute e depressioni, tempi e spazi, Natura
e trascendenza, bene e male, destino e libero arbitrio.
La Nemesi pardiniana è la novità
intrinseca che guida al discernimento selettivo di tematiche nascoste nei poeti
ospiti degli scaffali, tutti quasi pentiti di scelte lontane e irripetibili
anche artisticamente; poeti disilluli e inquieti, stanchi di un oblio cartaceo
zeppo di polvere e di tarli...
Una Nemesi che afferra e affonda ogni
certezza acquisita per scoprirsi "bilancia" di equilibri, sintesi di
saggezza esistenziale, luminosità di verità in divenire...
La verità di un "essere" dove
l'amore senza tempo si trasforma in multiformi "essenzialità", armonie
musicali, respiri corali, profumi di malinconie, orizzonti di silenzi, stagioni
uniche di calori, colori e luci, "creato" di giorni irripetibili.
Pardini (che Balestriere definisce
acutamente "poeta/bibliotecario") pertanto sigilla per sempre il suo
patrimonio artistico/culturale intricandolo nella sovrapposizione delle opere (autore/scrittore
e poeta/narratore così lo sintetizza Balestriere) e con un artificio dialettico
ne converge gli esiti in un'elevazione spirituale dei valori eterni incardinati
nell'Essere degli "esseri", custode della vita e della morte nell'Eden
primordiale o nei "Campi Elisi" di Virgilio.
Ma Delia non è l'Eden perduto pardiniano,
ne è il progetto sentimentale, l'"incompiuto" che anche la "Nemesi"
deve accettare per non soccombere; i poeti della Biblioteca sono i "testimoni"
di vita e morte che risorgono per un giorno indefinito al volere dell'Essere; i
sentimenti sono l'estratto lirico del Poeta che occupano mente e cuore,
appellandosi ai "grandi" con fiduciosa attesa...
Tutto questo narrato poetico si avvale
di un "sentire" semplicemente profondo, spiritualmente leggero,
ritmicamente lineare (Balestriere annota endecasillabi, settenari, quinari... suggestioni
ed echi di sonorità toscane...) e la "spiritualità" pardiniana emerge
in ogni dettaglio, nel cenno poetico, nelle impressioni intuitive come accade
al pittore che onora l'Arte con l'immagine di "presenza" poliversamente
cromatica (non a caso il Poeta "apre" con Chagall).
E Pardini è anche un "pittore" della Poesia nel suo più elevato significarsi di "sopravvivenza memoriale" (come sottolinea Balestriere) a servizio non solo individuale, ma altresì comunitario.
Marco
dei Ferrari
Un abbraccio di parole per Nazario Pardini! : Pasquale Balestriere e Marco dei Ferrari,
RispondiEliminaDue pilastri del pensiero, due colonne della cultura su terreno comune si innalzano in stile uguale e diverso, per celebrare la grandezza di un apprezzato monolite dell'arte: Nazario Pardini!
Con ammirazione e affetto mi unisco e li saluto .
Edda Conte.