mercoledì 6 gennaio 2021

LOREDANA D'ALFONSO LEGGE: "SANGUE SUI BINARI" DI FRANCESCO BONVICINI

Loredana D’Alfonso su “Sangue  sui binari” di Francesco Bonvicini


Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade

Nell’ambito della letteratura europea ed internazionale si parla molto “in giallo” negli Stati Uniti, (Michael Connelly, Patricia Cornwell, Jeffery Deaver) Gran Bretagna (basta citare i due giganti Arthur Conan Doyle e Agatha Christie), Francia (Fred Vargas), Spagna, (Alicia Gimenez-Bartlett) Paesi Scandinavi (Anne Holt, Jo Nesbo) Italia (Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Antonio Manzini).

E in Germania? Come è nato e come si è sviluppato questo genere letterario?

Per il pubblico televisivo il giallo poliziesco tedesco è noto a livello popolare grazie all’“L’ispettore Derrick”.

La fortunata serie televisiva fu prodotta in Germania Ovest a partire dal 1973 dalla ZDF, il secondo canale pubblico, sulla scia del successo ottenuto da Der Kommissar, omologa serie poliziesca trasmessa dal 1969 come risposta all'invasione di fiction americane. La produzione tentò la fortuna anche con l’escamotage di battezzare il protagonista con un cognome americaneggiante, seppure locale.

A rilanciare il giallo tedesco è stata la Casa editrice Emons, specializzata negli audilibri.

Qualche anno fa la Emons ha debuttato con la nuova collana cartacea “Gialli tedeschi”, il meglio delle nuove tendenze del mondo giallo/noir/thriller in Germania.

Tre gli autori proposti, Friedrich Ani, cinque volte vincitore del prestigioso Deutscher Krimi Preis; Brigitte Glaser; Alfred Hellmann.

 

Tre romanzi gialli per tre città tedesche: Monaco, Colonia e Berlino. “Il giallo tedesco è estremamente variegato e ricco di sfumature. Aspro e battuto dal vento come i paesaggi del mare del Nord e del Baltico, spietato e duro come le metropoli di Amburgo e Berlino, ma anche insidioso e cattivo come sa essere la provincia della Foresta Nera”, ha spiegato l'editore Hejo Emons.”Volevamo far conoscere la realtà tedesca nella sua veste letteraria e creativa. Nessun genere della letteratura è più adatto a portarci dentro un Paese quanto il giallo d'autore. I gialli mirano ad entrare nelle pieghe della società, la dissodano, ne mostrano i difetti”.

Altri nomi sono comparsi nel panorama “giallo” tedesco, tra questi, Wulf Dorn, Harald Gilbers, Andreas Gruber.

 

Con “Sangue sui binari”, Editrice Pegasus, Francesco Bonvicini, autore italianissimo, si inserisce a buon diritto nel filone del giallo ambientato in Germania, portandoci nella realtà della città di Colonia ai nostri giorni.

 

Un uomo finisce travolto dal treno sui binari della Stazione Centrale e la notizia diventa subito un caso scottante per gli investigatori della Squadra Omicidi, per la Narcotici e la Polizia scientifica.

Dedicando una meticolosa cura ai particolari, l’Autore ci immerge in una atmosfera dai toni metallici, dominata dal grigio fumo della Cattedrale gotica.

Come in una piece teatrale, entrano ed escono dalla scena moltissimi personaggi delle forze dell’ordine coinvolti nel caso:

Alois Liebermann, Commissario Capo coordinatore della Terza Squadra Omicidi; l’Ispettore Capo Gunther Sikora, di origine polacco – austriache; Harald Hrubesch, Commissario Capo della Prima Squadra Narcotici detto “Der Bar”, l’Orso; la poliziotta Sefi Jurgens; la mitica Dirigente Superiore della Polizia Criminale Verena Siebach.

Tutti, all’inizio, brancolano nel buio.

Si tratta di omicidio o di suicidio? Si apre la pista della Radio Junges Koln ed il morto sui binari assume l’identità del DJ Eugen Thaler, personaggio di punta negli anni ‘80.

Un uomo vicino alla gioventù, che, tra un pezzo e l’altro dei Duran Duran e degli Spandau Ballet, tuonava contro gli spacciatori di droga ed altri criminali che mettevano in pericolo soprattutto il mondo dei ragazzi.

La musica degli anni ‘80 rappresenta il tessuto connettivo nella vicenda raccontata da Bonvicini ed ha un ruolo potente per fotografare un’epoca attraverso le canzoni morbide ed orecchiabili che sono state la colonna sonora di un’intera generazione.

“Gli autori di gialli sono i sismografi dei mali della loro epoca” ha detto giustamente l’editore Emons e questo romanzo ne è un esempio.

L’Autore scava, anche a ritroso nel tempo, nei mali e nella corruzione di un’epoca, ponendo al lettore un quesito di base: che collegamento esiste, se esiste, tra la morte di un DJ di punta, una bomba che ha fatto esplodere una piccola emittente radiofonica e l’archiviazione frettolosa che ha fatto del caso la BKA, la Polizia federale criminale?

Insieme a Bonvicini camminiamo per Colonia, ne scopriamo ogni angolo, sentiamo il profumo dei cibi, corriamo a pazza velocità su un’Audi  2.0 TFSI Argento Monza metallizzato.

Alla guida c’è il sanguigno Ispettore capo Gunther Sikora, brusco e coraggioso, che segue ogni pista che sembra aprirsi nel corso della vicenda con la tenacia di un segugio.

Spunta la ieratica sagoma del Cardinale Hermann Reuter, arcivescovo di Colonia, uomo di Dio,  ma simile al DJ Eugen Thaler per l’uso del potere comunicativo.

Dal pulpito anche Reuter, come Thaler dai microfoni di Radio Junges Koln, punta il dito contro la piaga della droga.

Chi ha messo a tacere Eugen Thaler, personaggio scomodo a tanti, gola profonda contro i narcotrafficanti?

Persino i suoi miseri resti, ricomposti dall’anatomopatologa Ulrike Leitner, sembrano in grado di essere ancora pericolosi.

Se lo chiede soprattutto la Terza Squadra Omicidi con i due personaggi principali e complementari, il flemmatico Commissario Capo Alois Liebermann ed il focoso ispettore Sikora.

I personaggi che si susseguono sono descritti con cura e con un certo umorismo, ed alla fine ci troviamo pazzamente innamorati del Commissario Liebermann, che ha la parola amore (liebe) proprio nel cognome.

Alois ha una personalità complessa: guarda le stelle notturne, vive in un convento, soffre di reflusso gastrico e quindi mal sopporta i caffè dei distributori automatici dei posti di polizia. Affronta il lavoro con grinta e  determinazione ma ha la suoneria del suo cellulare impostata su un’aria del Trovatore.

E’ legato da una grande amicizia, o meglio da un rapporto padre - figlio con l’arcivescovo Reuter e fa lunghe passeggiate con Suor Margarethe, che gli elargisce consigli sulla vita e gustosi minestroni con i funghi, per farlo sentire a casa.

Questo personaggio richiama alla memoria il celebre “spalatore di nuvole”, il Commissario Adamsberg, eroe di tanti romanzi della giallista francese Fred Vargas.

Anche Liebermann, come Adambsberg, ha la sua Camille.

E’ Brigitte Lemper, componente della Polizia Fluviale.

Ma mentre la compagna dell’eroe della Vargas è paragonata ad un gatto annoiato, imprevedibile e imprendibile, Brigitte Lemper è di tutta altra pasta.

Tenace e passionale, non indietreggia di un millimetro, nemmeno quando il cuore refrattario di Liebermann la fa soffrire.

Il lettore si schiera istintivamente con lei, insieme a Suor Margarethe.

Alla fine il colpo di scena arriva, come l’ingrediente finale e necessario di ogni romanzo giallo a schema classico che si rispetti.

 

E sulle note dell’indimenticabile “The Year of the Cat’”di Al Stewart, si apre una falla nel muro che il Commissario Liebermann si è costruito intorno e, forse, si arrenderà all’amore di cui ha un bisogno disperato.

 

Francesco Bonvicini, con la pazienza e la meticolosità di un orologiaio dei tempi antichi ha messo a punto un meccanismo perfetto.

E ci sfida a dimostrare il contrario.

                         

Loredana D’Alfonso

 

 

                                       

 

1 commento:

  1. Cara Lory, il viaggio a ritroso tra alcuni dei libri presentati in questi anni di lavoro meraviglioso e infaticabile, con relazioni create ex novo si rivela sempre più sorprendente. Sei di una competenza e di una fantasia lessicale che lasciano basiti. L'Opera di Francesco, originale soprattutto perchè porta alla ribalta la realtà del giallo tedesco, poco nota ai più, grazie alla tua lettura intensa, ricca di precisazioni e di dedizione pura, decolla e raggiunge vette altissime. Stai dimostrando tutto il tuo valore. Non meriti solo il plauso, sei un grande esempio per tutti coloro che, seduti sul proprio ego, sanno solo giudicare e screditare. Tu sei donna e artista di fatti. Sono fiera di esserti amica! E ti voglio un bene infinito.

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