Loredana D’Alfonso su “Sangue sui binari” di Francesco Bonvicini
Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade
Nell’ambito
della letteratura europea ed internazionale si parla molto “in giallo” negli Stati
Uniti, (Michael Connelly, Patricia Cornwell, Jeffery Deaver) Gran Bretagna
(basta citare i due giganti Arthur Conan Doyle e Agatha Christie), Francia (Fred
Vargas), Spagna, (Alicia Gimenez-Bartlett) Paesi Scandinavi (Anne Holt, Jo
Nesbo) Italia (Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Antonio Manzini).
E in
Germania? Come è nato e come si è sviluppato questo genere letterario?
Per il
pubblico televisivo il giallo poliziesco tedesco è noto a livello popolare
grazie all’“L’ispettore Derrick”.
La fortunata
serie televisiva fu prodotta in Germania Ovest a partire dal 1973
dalla ZDF,
il secondo canale pubblico, sulla scia del successo ottenuto da Der Kommissar,
omologa serie poliziesca trasmessa dal 1969
come risposta all'invasione di fiction americane. La produzione tentò la
fortuna anche con l’escamotage di
battezzare il protagonista con un cognome americaneggiante, seppure locale.
A rilanciare
il giallo tedesco è stata la Casa editrice Emons, specializzata negli
audilibri.
Qualche
anno fa la Emons ha debuttato con la nuova collana cartacea “Gialli tedeschi”,
il meglio delle nuove tendenze del mondo giallo/noir/thriller
in Germania.
Tre gli
autori proposti, Friedrich Ani, cinque
volte vincitore del prestigioso Deutscher Krimi Preis; Brigitte
Glaser; Alfred Hellmann.
Tre
romanzi gialli per tre città tedesche: Monaco, Colonia e Berlino. “Il giallo tedesco è estremamente variegato
e ricco di sfumature. Aspro e battuto dal vento come i paesaggi del mare del
Nord e del Baltico, spietato e duro come le metropoli di Amburgo e Berlino, ma
anche insidioso e cattivo come sa essere la provincia della Foresta Nera”,
ha spiegato l'editore Hejo Emons.”Volevamo
far conoscere la realtà tedesca nella sua veste letteraria e creativa. Nessun
genere della letteratura è più adatto a portarci dentro un Paese quanto il
giallo d'autore. I gialli mirano ad entrare nelle pieghe della società, la
dissodano, ne mostrano i difetti”.
Altri
nomi sono comparsi nel panorama “giallo” tedesco, tra questi, Wulf Dorn, Harald
Gilbers, Andreas Gruber.
Con
“Sangue sui binari”, Editrice Pegasus, Francesco Bonvicini, autore
italianissimo, si inserisce a buon diritto nel filone del giallo ambientato in
Germania, portandoci nella realtà della città di Colonia ai nostri giorni.
Un
uomo finisce travolto dal treno sui binari della Stazione Centrale e la notizia
diventa subito un caso scottante per gli investigatori della Squadra Omicidi,
per la Narcotici e la Polizia scientifica.
Dedicando
una meticolosa cura ai particolari, l’Autore ci immerge in una atmosfera dai
toni metallici, dominata dal grigio fumo della Cattedrale gotica.
Come
in una piece teatrale, entrano ed
escono dalla scena moltissimi personaggi delle forze dell’ordine coinvolti nel
caso:
Alois
Liebermann, Commissario Capo coordinatore della Terza Squadra Omicidi;
l’Ispettore Capo Gunther Sikora, di origine polacco – austriache; Harald
Hrubesch, Commissario Capo della Prima Squadra Narcotici detto “Der Bar”, l’Orso;
la poliziotta Sefi Jurgens; la mitica Dirigente Superiore della Polizia
Criminale Verena Siebach.
Tutti,
all’inizio, brancolano nel buio.
Si
tratta di omicidio o di suicidio? Si apre la pista della Radio Junges Koln ed il
morto sui binari assume l’identità del DJ
Eugen Thaler, personaggio di punta negli anni ‘80.
Un uomo
vicino alla gioventù, che, tra un pezzo e l’altro dei Duran Duran e degli
Spandau Ballet, tuonava contro gli spacciatori di droga ed altri criminali che
mettevano in pericolo soprattutto il mondo dei ragazzi.
La
musica degli anni ‘80 rappresenta il tessuto connettivo nella vicenda raccontata
da Bonvicini ed ha un ruolo potente per fotografare un’epoca attraverso le
canzoni morbide ed orecchiabili che sono state la colonna sonora di un’intera
generazione.
“Gli autori di gialli sono i sismografi
dei mali della loro epoca” ha detto giustamente l’editore Emons e
questo romanzo ne è un esempio.
L’Autore
scava, anche a ritroso nel tempo, nei mali e nella corruzione di un’epoca,
ponendo al lettore un quesito di base: che collegamento esiste, se esiste, tra
la morte di un DJ di punta, una bomba
che ha fatto esplodere una piccola emittente radiofonica e l’archiviazione
frettolosa che ha fatto del caso la BKA, la Polizia federale criminale?
Insieme
a Bonvicini camminiamo per Colonia, ne scopriamo ogni angolo, sentiamo il
profumo dei cibi, corriamo a pazza velocità su un’Audi 2.0 TFSI Argento Monza metallizzato.
Alla
guida c’è il sanguigno Ispettore capo Gunther Sikora, brusco e coraggioso, che
segue ogni pista che sembra aprirsi nel corso della vicenda con la tenacia di
un segugio.
Spunta
la ieratica sagoma del Cardinale Hermann Reuter, arcivescovo di Colonia, uomo
di Dio, ma simile al DJ Eugen Thaler per l’uso del potere
comunicativo.
Dal pulpito
anche Reuter, come Thaler dai microfoni di Radio Junges Koln, punta il dito
contro la piaga della droga.
Chi ha
messo a tacere Eugen Thaler, personaggio scomodo a tanti, gola profonda contro
i narcotrafficanti?
Persino
i suoi miseri resti, ricomposti dall’anatomopatologa Ulrike Leitner, sembrano
in grado di essere ancora pericolosi.
Se lo
chiede soprattutto la Terza Squadra Omicidi con i due personaggi principali e
complementari, il flemmatico Commissario Capo Alois Liebermann ed il focoso
ispettore Sikora.
I personaggi
che si susseguono sono descritti con cura e con un certo umorismo, ed alla fine
ci troviamo pazzamente innamorati del Commissario Liebermann, che ha la parola
amore (liebe) proprio nel cognome.
Alois
ha una personalità complessa: guarda le stelle notturne, vive in un convento,
soffre di reflusso gastrico e quindi mal sopporta i caffè dei distributori
automatici dei posti di polizia. Affronta il lavoro con grinta e determinazione ma ha la suoneria del suo
cellulare impostata su un’aria del Trovatore.
E’
legato da una grande amicizia, o meglio da un rapporto padre - figlio con
l’arcivescovo Reuter e fa lunghe passeggiate con Suor Margarethe, che gli
elargisce consigli sulla vita e gustosi minestroni con i funghi, per farlo
sentire a casa.
Questo
personaggio richiama alla memoria il celebre “spalatore di nuvole”, il
Commissario Adamsberg, eroe di tanti romanzi della giallista francese Fred
Vargas.
Anche
Liebermann, come Adambsberg, ha la sua Camille.
E’
Brigitte Lemper, componente della Polizia Fluviale.
Ma
mentre la compagna dell’eroe della Vargas è paragonata ad un gatto annoiato,
imprevedibile e imprendibile, Brigitte Lemper è di tutta altra pasta.
Tenace
e passionale, non indietreggia di un millimetro, nemmeno quando il cuore refrattario
di Liebermann la fa soffrire.
Il
lettore si schiera istintivamente con lei, insieme a Suor Margarethe.
Alla
fine il colpo di scena arriva, come l’ingrediente finale e necessario di ogni
romanzo giallo a schema classico che si rispetti.
E
sulle note dell’indimenticabile “The Year
of the Cat’”di Al Stewart, si apre una falla nel muro che il Commissario
Liebermann si è costruito intorno e, forse, si arrenderà all’amore di cui ha un
bisogno disperato.
Francesco
Bonvicini, con la pazienza e la meticolosità di un orologiaio dei tempi antichi
ha messo a punto un meccanismo perfetto.
E ci
sfida a dimostrare il contrario.
Loredana
D’Alfonso
Cara Lory, il viaggio a ritroso tra alcuni dei libri presentati in questi anni di lavoro meraviglioso e infaticabile, con relazioni create ex novo si rivela sempre più sorprendente. Sei di una competenza e di una fantasia lessicale che lasciano basiti. L'Opera di Francesco, originale soprattutto perchè porta alla ribalta la realtà del giallo tedesco, poco nota ai più, grazie alla tua lettura intensa, ricca di precisazioni e di dedizione pura, decolla e raggiunge vette altissime. Stai dimostrando tutto il tuo valore. Non meriti solo il plauso, sei un grande esempio per tutti coloro che, seduti sul proprio ego, sanno solo giudicare e screditare. Tu sei donna e artista di fatti. Sono fiera di esserti amica! E ti voglio un bene infinito.
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