Carmen Moscariello,
collaboratrice di Lèucade
Pizia non dà più oracoli
Carmen Moscariello
Gangemi editore International
Quattro spartiti, accompagnati dalle pregevoli
illustrazioni di Lilly Brogi, con prefazione di Dante Maffia e postfazione di
Nazario Pardini, per la voce cristallina di Carmen Moscariello. Sottofondo
complementare alla sua voce poetica è il suono dell'acqua che come dice Maffia,
ci riporta a Bauman e alla liquidità dell'amore.
Un amore che Carmen vive nei riguardi delle figlie e dei
nipotini, i cui nomi ricorrono in molti versi, e che abbraccia la letteratura
in tutte le sue connotazioni.
Claudia Piccinno, collaboratrice di Lèucade |
Pizia, la sacerdotessa di Apollo che dava i responsi nel
santuario di Delfi, simbolo di purezza e prestigio in una società maschilista,
rischia oggi di essere travolta da acque agitate dall'umana perversione. Eppure
la poesia di Carmen ci riporta a una ricerca di senso, allude alla sorgente
purissima da cui sgorga la vita e si fa per Lei , ispirazione continua.
“è presso un ruscello che compresi il meglio/ tra il
fuoco e l'acqua”
Però Carmen – Pizia sa che a volte l'acqua ha chiuso
altre porte o ha bagnato la navata di marmo, e invoca dunque la
memoria perchè non ceda all'oblio. Sa che a volte l'acqua di camorra è acqua
di morte che ha cancellato prove e verità.
Ella sa bene che in un mondo in cui si vive su un piede
solo in eterno squilibrio, occorre trovare dei punti fermi a cui
aggrapparsi e uno di questi è la memoria. Compito della poetessa è
testimoniare, vedere ciò che altri non vedono, si legga infatti in Responso:
Tu sei l'occhio di Dio che parla al mondo.
Un altro punto imprescindibile per elevarsi è la cultura,
scrive infatti : “Figlie mie, nipoti miei imparate a leggere, non credete
agli avvoltoi”. Come non pensare a Rodari quando scrive: Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati
o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo?
Particolarmente commuovente il terzo spartito
dal titolo Le lacrime delle donne, in cui appaiono liriche dedicate alla Merini
e ad Aldo Masullo. Struggente anche l'ultima poesia del quarto spartito,
sezione in cui si narra della pandemia attuale, che è dedicata a Papa Francesco
e diventa breviario di vita per tutti i credenti.
Come sostiene Pardini nella postfazione,
questo testo si presta a molte chiavi di lettura: naturalistica,
autobiografica, psicologica, sociale, umana, esistenzialistica...perciò vi
invito caldamente all'acquisto del volume che non solo darà lustro alla vostra
biblioteca, ma saprà ingentilirvi il cuore e sollecitare la mente a riflessioni
d'ampio respiro.
Claudia Piccinno
Grazie Claudia, grazie Nazario. Un forte abbraccio ai miei Amici.
RispondiEliminaScorrendo le pagine del blog, sono stato colpito dal titolo di questo libro dove, a mio parere - e lo dico sommessamente- , ritengo che manchi un articolo. Chiaro che ognuno può dare a una propria opera il titolo che gli pare più adatto, ma qui, per me, era più opportuno scrivere “La Pizia non dà più oracoli”. Pizia ( in greco Pythìa ), infatti, è la forma femminile dell’aggettivo pythios ( in it. “pizio” o “pitico”) derivante da Pythó (Pito) antica città greca della Focide, che cambiò poi il suo nome in Delphi, dove appunto sorgeva il famosissimo tempio di Apollo e dove quindi risiedeva il ben noto oracolo e anche la Pizia, sacerdotessa di Apollo che dava i responsi. La parola Pizia era un aggettivo sostantivato che indicava l'appartenenza a un luogo; tale aggettivo era originariamente concordato con un termine femminile espresso o sottinteso,, come, per esempio, “profetessa, sacerdotessa” o simili, e indicava un ruolo, una funzione, una condizione. E pertanto, a mio modesto parere, va preceduto dall’articolo, come quando, in italiano, dico “il laerziade, il napoletano, la sacerdotessa, il pitico”; mai pensando di privare queste parole dell’articolo, né tantomeno di attribuire ad esse valore di nome proprio di persona, come mi pare accada nel titolo del libro.
RispondiEliminaTuttavia Pizia è pure nome proprio, anche se raro: così infatti si chiamava la prima moglie del filosofo Aristotele, donna di grande cultura. Ma non era sacerdotessa del tempio delfico e non vaticinava. E nulla aveva a che fare con “la Pizia”.
Spero di aver espresso con chiarezza la mia opinione. E mi auguro che nessuno se n’abbia a male se l’ho fatto.
Pasquale Balestriere