VANAGLORIA
Per un momento di
leggerezza...
Un breve racconto in forma di apologo
.
Edda Conte, collaboratrice di Lèucade |
L'ape si difende pungendo, la formica... tutti la
schiacciano. Eppure sia l'ape che la
formica sono simboli di operosità.
Nello storico Salone un gruppo di Api sciama pieno di
sussiego. Ognuna di loro si considera il centro della festa e, tanto nel
sorriso misurato quanto nell'abito ricercato, vuole distinguersi nel gruppo.
" ..altre avranno il premio come me, io
però..."
Tutte si pavoneggiano fingendo di non vedere le compagne
chiamate anch'esse alla festa della Premiazione. C'è un premio per chi fa il
miele più limpido e uno per chi ne produce di più; c'è il riconoscimento per il
ronzio più melodico, un attestato di velocità, perfino una onorificenza per la
fedeltà alla Regina..
Ora le Api siedono
impettite, con il pungiglione ben nascosto, nell'attesa del gran momento.
Il palco è tutto in fiore e alle pareti grandi paesaggi
esotici fanno sognare sapori e odori sconosciuti.
Le Formiche diligentemente
prendono posto nel Salone mormorando appena nei saluti che si scambiano gentili
l'una con l'altra. I loro sguardi attenti sono rivolti alle Magnifiche che tra
breve riceveranno il premio "Natura".
E' una giornata davvero importante. Le Formiche sono
accorse a centinaia, tutte munite di biglietto d'invito, perché considerato un
grandissimo onore essere invitate alla festa della Premiazione.
Sono Formiche di ogni età e di ogni rango, di ogni
grandezza e di ogni colore, creature silenziose e laboriose. Forse sotto la
corazza qualche cuore freme d'invidia, qualche mente più elevata fa le sue
riflessioni sul concetto di giustizia e ingiustizia, però nessun moto di
ribellione traspare dalle file disciplinate che affollano il Salone.
Ma ecco: la Premiazione ha inizio.
Una Farfalla gialla svolazza sul palco: volge gli occhi
vivaci di qua e di là, sorride a tutti, felice e orgogliosa di appuntare il
Premio sul petto della Prima Ape. La
Magnifica emette un delicato ronzio e si alza in punta di piedi. Con un voletto
grazioso avanza verso il microfono e -bzz,
bzz bzz...- fa il suo discorsino di ringraziamento.
Nello storico Salone le Formiche applaudono generosamente,
molte hanno gli occhi lucidi di commozione.
"Oh, se anch'io un giorno ricevessi un premio così, in una cornice
così elegante, in un palazzo tanto importante..." è il pensiero nascosto
in molti cuori.
Quando la cerimonia
della Premiazione è finita la Farfalla dorata, che ha avuto parole bellissime
per tutti, ha le ali acciaccate dal sudore della stanchezza.. Con un fremito
appena indica gentilmente il banchetto che attende gli ospiti d'onore.
Nella sala attigua decine di piccole Formiche si danno da
fare intorno ai vassoi ricolmi di fiori.
Le Api accorrono. Il
loro piacere è grande e evidente; succhiano il nettare con ostentazione, sicure
di attirare l'attenzione e di ricevere i complimenti di tutti i presenti. Che
diamine! il miele è un prodotto importante per l'umanità! Chi può avere il coraggio e la presunzione di
paragonarsi ad un'Ape?. Il riconoscimento è d'obbligo...!
Le Magnifiche tuttavia non resistono alla tentazione di dimostrare
ancora una volta la loro superiorità, e in men che non si dica il nettare dei
fiori imbanditi viene trasformato in miele della migliore qualità.
Gli ospiti guardano ammirati, assaggiano e gridano al
miracolo.
Ogni Fattrice è presa nel vortice della gloria ed ha perso
qualsiasi controllo: succhia.. succhia ..succhia... Il miele continua a
rallegrare il banchetto e ogni invitato ne mangia a sazietà.
Le Formiche ammesse al festino, nel loro naturale riserbo
considerano lo spreco, non condividono la spensieratezza delle Api. Loro sanno
bene che l'inverno sarà lungo e il sole raro, lo dice anche la storia della Cicala.
Ancora una volta si muovono senza rumore; fanno le loro provviste e cominciano
a lasciare la sala mentre la festa è ancora nel bel mezzo del divertimento...
Questa è la vita: non basta essere operosi per raggiungere le vette del successo, tuttavia la gioia di un giorno non costituisce la sicurezza dell'avvenire.
Edda Conte
tratto da: FANTASTICO, MA NON TROPO- (TEP, PISA 1994)
LUPO (favola)
Tutti gli animali della
foresta si davano da fare per cercarsi
un rifugio ...
Sentivano l'avvicinarsi
della bufera.
Lupo si muoveva a fatica: era ferito, stanco e affamato, ma soffriva
soprattutto perché era solo.
A nessuno veniva in mente che un lupo potesse sentirsi
solo, anzi, molti che lo vedevano
zoppicare giravano al largo, perché non si fidavano di lui.
Gli alberi più grossi
si piegavano come canne al vento, la terra, prima così solida e sicura, sotto
le zampe tremava di freddo e di spavento.
Lupo non ricordava una
giornata tanto terribile...; si trascinava disperatamente in cerca di qualcuno
o di qualcosa ; negli occhi e nel pelo aveva ancora le tracce della sua fiera
bellezza, il capo eretto di fronte al mondo spietato che forse godeva della sua
presente debolezza.
Ahimè, Lupo scontava la precedente
aggressività, e nel momento del bisogno nessuno si curava di lui. Tra poco
nell'ombra gialli occhi traditori lo avrebbero spiato...forse domani,
chissà, qualche animale più forte lo avrebbe aggredito.
Si fermò un attimo a riflettere. A chi avrebbe
chiesto aiuto?
Sopra di lui il ramo di
un'acacia svettava come un tenero bambù, e nella sua debolezza resisteva agli
assalti del vento senza alcuno sforzo, anzi li assecondava come se si divertisse, senza mostrare al
mondo la grande paura che aveva.
Lupo alzò la testa come
per un richiamo...
In quel momento una
cosina minuscola si staccò dal ramo dell'acacia e scese fino a lui.
Il buio non era ancora
calato, ma la foresta era già immersa nel silenzio fatto di quei piccoli rumori
che preludono al riposo di tutti i suoi abitanti.
La cosina minuscola si
posò sul manto grigio di Lupo, che era folto e caldo, e vi si sistemò come in
un nido.
Passarono le ore
terribili della tempesta. I due rimasero insieme senza parlare.
Il giorno dopo un
linguaggio nuovo avvicinò il piccolo pennuto al temibile lupo, e da quel
momento i due non si separarono più.
Gli altri animali della
foresta cominciarono a guardare Lupo con altri occhi....e presto gli divennero
amici.
Edda Conte (da "Fantastico, ma non troppo.) 1994, T:E:P: Pisa
Ho già letto e commentato la fabula della mia Edda sulle api e le formiche, scopro oggi la breve vicenda, sempre scritta in forma di apologo, della solitudine del lupo, che pur malato, non riceve aiuti nella tempesta, a causa della fama, che lo avvolge e che diviene la sua trappola. Le parole rischiano troppo spesso di divenire reti e di non raccogliere, ma solo di coprire le storie delle vite. Il lupo deve essere pericoloso: è un assioma, una condanna. Ma il pettirosso o passero che sia, vive al di là delle reti, fuori dal recinto delle convenzioni, e si avvicina al povero lupo ferito con tenerezza e senso autentico di amicizia. Una morale superba sottende la favola della cara Toc ad Eden: siamo ciò che appariamo ed è difficile che gli altri vedano le corazze, capiscano le fragilità di ognuno. La chiusa è davvero commovente. La nostra eclettica talentuosa Artista inizia il 2021 più fertile che mai e annuncia la primavera dei cuori. La tengo stretta stretta!
RispondiEliminaRingrazio Maria Rizzi e le sue sempre attente letture dei miei scritti ; le sono grata soprattutto per il suo senso di generosa e grande umanità che la qualifica persona speciale e amica preziosa.
RispondiEliminaUn bell'inizio di questo anno che ci mostra il suo enigmatico volto in un tempo tanto difficile da vivere.
Buon anno, amica mia!
Edda, con affetto.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaCarissima Edda. Ho letto di getto questa tua ultima magia approdata su Leucade e poi l’ho riletta più volte per apprezzarne ogni suo singolo significato simbolico. Se la mia penna fosse in grado di scrivere il messaggio di emozioni che il cuore mi detta nel commentarla, non saprei trovare parole sufficientemente idonee per lodare la sensibilità della tua immaginifica arte allegorica. Sarebbe come pretendere di eseguire una meravigliosa sinfonia suonando con un pianoforte non accordato. Leggerti è sempre un dono di insegnamento e, se finora la mia stima nei tuoi confronti è stata grande, ora è divenuta immensa. Grazie per la pazienza che sempre mi concedi con irrinunciabile altruistica amicizia. Ti stringo forte in un abbraccio insieme al nostro Nocchiero Nazario.
Lino D’Amico
Grazie Lino. Le tue parole hanno il calore dell'amicizia e il sapore di una sincera ammirazione , perciò fanno bene ....col cuore te ne sono grata !
RispondiEliminaTi auguro che l' anno appena iniziato ti porti tanto bene, così come meriti.
Edda.