La terza stanza- Edda Conte, ed. Ibiskos Ulivieri.
Maria Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade
Conosciamo
tutti la versatilità di Edda Conte. Su Leucade ha pubblicato molto: poesie,
racconti, commenti, analisi… interventi di grande spessore, suscitando molto
interesse.
Mi
giunge ora, inaspettato, come regalo natalizio un suo romanzo: La terza
stanza, ed. Ibiskos Ulivieri. Non è recentissimo, ma è molto significativo
perché ci offre, al di là della vicenda narrata, l’itinerario letterario di
lavoro e di composizione anche poetica della nostra scrittrice. Una chiave di
lettura. Lo leggo con entusiasmo.
Il
primo elemento che sottolineerei è quello strutturale, sapiente. L’inizio è
lento, quasi in sordina, poi si apre all’inquietudine, al mistero, alla
complessità dell’ispirazione, tale da giustificare l’esergo: “ Se la vita è un
giallo misterioso la letteratura è il detective che la indaga ma è la
poesia che la tinge di rosa.”
Una
storia apparentemente generica, dei nostri giorni: Annie risponde a un
invito di un Gianni conosciuto in una
corrispondenza sul web, di scambiarsi reciprocamente la casa. Toscana contro
America. Accettato. Inizia l’avventura.
L’arrivo
nella casa di Gianni, la prima notte insonne, si colma per Annie, di emozioni e
sensazioni mai provate: il silenzio con la sua voce profonda, i rumori
insoliti, leggeri e dissonanti nella casa sconosciuta, vivi di vita
sconosciuta, la mimosa dal tronco contorto che si appoggiava al muro della
casa, quasi carezzandola… la casa. Una immersione nella poesia della natura e
in un paesaggio sconosciuto.
Due
stanze frequentate, la cucina e la camera da letto, e poi infine, la terza
stanza, a lungo trascurata, non frequentata. Fuori un paesaggio d’acqua e
lontani monti. La prima conoscenza: Maria, non più giovanissima, che aveva
l’abitudine di passeggiare col suo cane sull’argine del fiume. Un’amicizia
sobria, senza diffidenze, senza abbandoni, ma sincera e la prima constatazione.
Lungo quella via abitavano solo coppie di persone anziane. Anche in quella casa
ha abitato una coppia: quei due... Inizia un racconto che attrae e tiene
sospesi; invoglia a proseguire pagina
dopo pagina fino a catturare tutta la curiosità e l’attenzione del lettore. La
terza stanza col passar dei giorni diventa importante, soprattutto quando Annie
apre ed osserva gli album delle fotografie con le didascalie, precise come se
fosse stata scritta volutamente una cronaca.
I due
misteriosi abitanti ritratti destano curiosità, sono nella loro serenità
sorridente enigmatici. Introducono quei due, il tema del passato, del futuro,
della solitudine, della vecchiaia.
Il
filo narrativo si interrompe e nel romanzo entrano inserti di poesia e di racconti che si riferiscono alla coppia
misteriosa che ha abitato la casa, poi riprende spostando l’attenzione sul
secondo personaggio di quello scambio di abitazione, il superficiale Gianni,
che incontra il mondo americano e scopre a sua volta valori alternativi, come
quello della famiglia, che non aveva
sufficientemente elaborato. Vicende diverse, autonome e parallele.
Sarà
la data fatale dell’11 settembre che scombinerà i faticosi equilibri non
permettendo ad Annie di completare la ricerca del mistero su i due. Tornerà in
America, così come Gianni farà ritorno in Toscana. Ciascuno di loro però si
scopre cambiato. L’esperienza del
viaggio e del soggiorno ha messo in crisi le abitudini e i pensieri cui si
erano pigramente affezionati.
Rimane
l’inquietudine della ricerca che non presenta spazi di documentazione
realistica, se non nelle parole della protagonista femminile che alludono a una
vita lontana, a ricordi oscillanti tra poesia, memoria e smemoratezza. Eppure
la verità sta lì, nella terza stanza.
“La
terza stanza come contrapposizione all’ambiente in cui si vive, quella
stanza come rifugio della mente in cerca di sicurezza e di quiete.. la terza
stanza come la terza età, con i punti fermi, le realtà vissute, le certezze
acquisite in opposizione alla sua giovinezza…”
S’intersecano
in questo romanzo che cavalca con sicurezza l’intreccio tra fantasia,
riflessione, evasione onirica, poesia, il racconto, la favola, la descrizione,
l’introspezione, il controllo dei sentimenti che non si abbandonano mai al
dolciastro del sentimentalismo.
Dove
si sono rifugiati quei due ? Sembrava che QueiDue avessero un’unica vita….:
forse sull’Isola del Silenzio?… “loro erano diversi, provenivano da un altro
mondo e formavano un tutt’uno…racchiusi nel bozzolo caldo del reciproco amore
imparavano a scambiarsi nuovi pensieri… la leggenda dice che quei due continuarono a vivere per
secoli, finchè diventarono corpi senza ombra…e il loro spirito liberato da ogni
colpa si perse nel cielo, sotto forma di una nuvola azzurra”.
L’amore, la condivisione, la morte, il ricordo, la solitudine, la felicità: una bella favola che può anche trasformarsi in realtà, ritornando alla situazione iniziale da cui è scaturito il romanzo e che è strettamente legato alla biografia della scrittrice e alla sua personale storia. Il finale è una certezza: “Per abitudine Annie si avvicina al PC, apre la posta elettronica. Ah, sorpresa! C’è una E-mail da parte di Gianni: “… Sto per tornare a casa. Porto con me un grosso bagaglio di notizie da darti. Ma voglio dartele di persona. E voglio vederti. Perché non tornare ancora nella casa di fronte alle serre? Ci potremmo incontrare là dove tu sai…”.
Mi sento un poco indispettita... ho appena finito di scrivere un articolato commentino di ringraziamento e...mi è sparito sotto gli occhi prima di averlo inviato..
RispondiEliminaPer ora dico solo grazie ai meravigliosi amici Maria Grazia Ferraris e Nazario Pardini. Più tardi ritornerò.
Scusate.
Vi abbraccio, Edda.
Maria Grazia carissima, il tuo modo di affrontare l'esegesi di questo romanzo atipico, come tutta l'eclettica produzione della nostra Edda, colpisce non solo per l'attenta capacità di analisi e per il linguaggio critico eccellente, ma per la volontà di mollare le redini dello spirito. Negli ultimi interventi, amica mia, mi sembri molti più incandescente, presa dalle Opere e dalle anime di coloro che le hanno concepite. Il romanzo "La terza stanza" conferma in pieno questa sensazione. Si snoda come una vicenda affrescata di giallo per poi tingersi dei colori cari a Edda, gli elementi favolistici, onirici e, in quest'occasione, più che mai introspettivi. Il mistero si cela proprio in quella 'stanza', che descrivi come "contrapposizione all’ambiente in cui si vive, quella stanza come rifugio della mente in cerca di sicurezza e di quiete.. la terza stanza come la terza età, con i punti fermi, le realtà vissute, le certezze acquisite in opposizione alla sua giovinezza." Sono rimasta coinvolta da questa definizione, che rende possibile a noi lettori trasferirci in quel luogo, viverlo come una zona di resilienza, un rifugio del cuore e della mente. Ovviamente estendo i complimenti alla superba Autrice del romanzo, che non finisce di stupirmi. Vi ringrazio e vi abbraccio forte entrambe.
RispondiEliminaUn commento che si fa presentazione discreta ma trascinante nelle pagine di una storia che si snoda ,senza svelare ,ma facendo impercettibilmente nascere la curiosità di sapere di più sui protagonisti e le vicende che sembrano aspettare solo di essere lette , per svelare il mistero che nascondono nelle parole che l'autrice ha usato per descriverle. Davvero molto bello e interessante come presumo sia anche il Romanzo che la recensione descrive stupendamente .
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