Caro Nazario, volevo condividere con te e con gli amici del blog, questo ricordo di mio padre, uno dei 600 mila IMI, come tu ben sai, che hanno vissuto l'esperienza dei campi di concentramento. Ti invio il tutto così com’ era inserita nella rivista "Per l'Italia" dell'Associazione Nazionale Combattenti Reduci, ora inesistente.
Spero che tu possa pubblicarla tutta, non
so per i disegni come potrai fare.
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Giovanni Lugaresi
Associazione
Nazionale Combattenti e Reduci – Federazione di Padova
Per l'Italia, anno 23,
nr. 4/2007
Vola alto,
Maria Luisa Daniele Toffanin, in questa silloge poetica dall'emblematico
titolo Fragmenta (Marsilio - Elleffe, pp. 124, € 11,50). I
suoi sono, infatti, frammenti di vita dello spirito che si nutrono di memoria e
di sentimento, di realtà e di sogno, con una ricerca, quasi spasmodica diremmo,
del bello e del buono ad un tempo. È una raccolta di liriche con al centro la
figura femminile immersa nella natura, che è bosco, mare, ma anche cielo,
azzurro, sole, riflessi, e in questo ambito, in questo rincorrersi di colori e
di effluvii, immagini splendenti e suggestive, come il cuore che è
"...anche luce di viole fiorite | sulla linea ultima del giorno che a noi
così non muore. | Miracolo, poeta, l'infinita nostra attesa".
Il libro
della Toffanin, che si avvale di notazioni critiche (ovviamente, altamente,
positive) del cattedratico dell'Università di Padova Mario Richter, e del poeta
Andrea Zanzotto, rappresenta una ricerca lirica e stilistica durata un
decennio, e gli esiti sono — come si diceva all'inizio — di alto livello.
Non sono
estranei, peraltro, in queste poesie, le esperienze vissute nel secolo passato,
secolo di pena, di dolore, di sofferenze, da tanta parte dell'umanità. Ecco,
allora, una particolare attenzione dell'autrice a una vicenda familiare:
catturato dai tedeschi all'indomani dell'8 settembre 1943, il padre di Maria
Luisa fu uno dei seicentomila e passa internati militari italiani (IMI) nei
lager nazisti: come Guareschi, Novello, Piasenti, Coppola, Tedeschi, Paci,
Rebora (Roberto: poeta e critico), Lazzati, Ascari, e via elencando.
"La
grande attesa" reca come una sorta di sottotitolo: "Campo di
Benjaminow (ndr, cittadina polacca) n. 5437" e sottolinea i silenzi, il
`"pudore-dignità-sudario" caratterizzanti l'atteggiamento paterno,
appunto: di un genitore che scelse e patì, conservando a duro prezzo la sua
dignità; poi, tornato in Patria, ecco un grande pudore nel rievocare quella
traumatica esperienza.
Maria Luisa Daniele
Toffanin Padre, dal campo di
Benjaminow Straziante elegia la lontananza Logorante la trama del
vissuto E consolante come una
preghiera, Quali icone per sempre
sbalzate dall’argento del sentire Due scarpette di cuoio
raro-dono- pensiero compagno del tuo
ritorno sigillo del percorso
nuovo insieme tenerezza che ora più mi
confonde Un cerchio rosso sulla
mano infante della tua prima sigaretta
a casa tremore delle tue dita
per me ancora schiva della tua
presenza Il pianto soffocato di
voi reduci, tu lo zio Nino Guelfi ed
altri, segreti nel salotto buono a rimestare morti e vivi a rimodellarvi le ore in un vivere civile più facile solo al suono
verbale, un pianto incompreso dalla soglia bambina che proprio il passo
della vita illuminerà nella sua
valenza. Il tuo sguardo, dopo
sempre sospeso nel vuoto a un filo viola-mestizia anche nell’ora dell’oro
squillante, e insieme la tua anima
felice a stringere vita-un filo
d’erba appena germoglio del
poco. |
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Maria Luisa, Nazario ha inserito nel modo più opportuno questo documento, che riguarda un lavoro durato dieci anni di vita, curato da grandissimi della Letteratura, come te d'altronde, e che si concentra sulla tragica vicenda di tuo padre, catturato dai tedeschi e internato nel Campo di Benjaminow, in Polonia. I disegni danno i brividi quanto i tuoi versi. Nessuna testimonianza ha maggior valore di quella data da coloro che hanno vissuto le storie... vale per ogni vicenda dell'esistenza. Sono solita asserire che il verbo 'capire' è il più difficile da usare, in quanto acquista senso solo se si ha esperienza personale del dolore da condividere. Il momento storico che attraversiamo dà ulteriore dimostrazione della veridicità di quanto ho affermato. Per troppe persone è impossibile capire la gravità della pandemia, perchè non riguarda il loro universo affettivo e... continuano a lasciarsi vivere come se nulla fosse. Tornando ai tuoi versi strazianti, Amica immensa, ho rivisto Auschwitz e Birkenau, le file di capanne, le scarpette esposte nelle vetrine, ho risentito l'eco di migliaia di anime e, come nel diario di Guareschi, ho ripensato ai riti per non permettere agli aguzzini di annichilire la dignità, come la
RispondiElimina"preghiera,
divino nutrimento all'anima
tra voi, nella camerata a sera,
la linfa-logos dei Grandi che scorre
scavata da Paci il filosofo"
Scorticano l'anima le tue parole, dure come sassi e carezzevoli come orazioni. Il tuo papà è tornato, si era perso, ma con fierezza rara si è ritrovato, grazie al vostro amore e la chiusa della lirica, in levare, è un inno sublime alla rinascita:
"la tua anima felice
a stringere vita-un filo d’erba
appena germoglio del poco".
Il tuo tributo all'Olocausto ha doppio valore, Marisa mia, perchè implica lo strazio diretto, l'attesa estenuante, e il costante ricordo di tanto incubo. Questa pagina è da leggere e riscrivere nel cuore per imparare a non lamentarsi e a 'capire' le storie passate e quelle presenti. Ti ringrazio e ti stringo forte forte insieme al nostro Nazario...
Cara Maria, rispondo sempre con grande affetto e gratitudine alle tue parole che ben comprendono il sacrificio degli Internati Militari Italiani (IMI) deportati nei campi di concentramento tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. La loro è stata una forma di resistenza al nazifascismo e, nello stesso tempo, di fedeltà al loro giuramento di soldati. Le tue parole si allargano pure in una attualizzazione del mistero della resistenza passiva ben diversa dall’atteggiamento di molte persone d’oggi che, nella pandemia, si lasciano vivere non assumendosi le proprie responsabilità, senza alcun rispetto per gli altri. Profonda questa tua intuizione. Una pagina di storia, quella degli IMI, reintegrata e decifrata con obiettività solo in epoca abbastanza vicina. Ora, grazie a te e al nostro condottiero Nazario, ripristinata in queste immagini, in queste parole, ricuperando un’altra memoria che non bisogna dimenticare in questo complesso e travagliato ‘900.
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