Inediti tratti da: ALFA © [Poesie-2021] di
Massimiliano Maccaroni
Delirio a pezzi fuori gli
oblò;
pazzi e troie rincorrono le
stesse lepri;
animaletti deboli scappano
dalle tane;
unica maniera per sopravvivere
nel primo cerchio;
il limbo è sovraffollato di
anime ignare;
di incendiare il tempo dietro
a chimere pubbliche;
ricerca della milf per
l’orgasmo vintage
speranza di un sedile in pelle
e seicento cavalli
utilizzo preventivo di condom
per evitare esecuzioni
dialettica orizzontale
prevaricante
cromosomi dominanti sopprimono
dna periferici;
libera informazione di
manipolare
dittatura di inchiostri verdi
nel moulin rouge di Pigalle;
Donne stuprate senza sesso
uomini svenduti nei bazar;
da ovest a est di Beyazit;
la società è sconfitta a
tavolino.
E le luci dei viali di notte
E le strade vulcano Krakatoa
E il martirio dei cani a
Yulin.
Dopo una cena romantica si
torna a casa a digerire
Ho visto un bambino col volto
da vecchio
riprendere suo padre che
flirtava con una commessa.
Una madre; ridere della vita
bramando la morte.
Il mondo; brulicare di statue
formiche.
Delirio a pezzi fuori dagli
oblò
l’ambiente circostante
presenta elementi d’insidia;
necessita di addestramenti.
Una
silloge plurale, polisemica, i cui contenuti vengono concretizzati in versi di
minimalismo ispirativo. Molte le tematiche affrontate: l’amore, la vita, le
memorie, le riflessioni sull’esistere, le aporie del vivere, ogni tema trova la
sua collocazione in misure, di solito, ampie e ipertrofiche. Ciò non toglie che
l’autore non possa impiegare tutta la sua inventiva lessicale, ogni iunctura
assemblante, dando così esempio di notevole fattura espressivo-partecipativa. Una poesia
realistica, che trae il suo significato da un mondo visto con animo scosso dal
fatto di esistere. “la società è sconfitta a tavolino”, “Ho visto un bambino
col volto da vecchio”, “ridere della vita bramando la morte”, “l’ambiente
circostante presenta elementi d’insidia”. Tanti input emotivo-esistenziali che
si fanno nutrimento di versi ora più ampi ora meno, per accompagnare un
diagramma musicale vario e articolato; uno spartito che risente dei subbugli interiori;
dei fremiti esistenziali che vivono di vertigini di natura umana, troppo umana.
Nel complesso un lirismo capassiano che, con la sua concretezza, rifugge da
ispirazioni sentimentali decadenti, per trarre dalla realtà spunti di rara
efficacia creativa; di vere circostanze vitali. Sinestesie, enjambements,
metafore, e iperboliche intrusioni fanno da contorno ad una versificazione
immediata e ipostatica. Silloge senz’altro degna di attenzione soprattutto per
il contatto schietto tra le impennate emotive e gli innesti verbali. C’è
simbiotica fusione, in queste poesie, tra il dire e il sentire, e questa non è
poca cosa in un mondo dove si scrive a comando senza essere cotti a puntino, senza essere presi, come si dice, da
quella ispirazione che impone e comanda.
DAL TESTO
Social
Defensa
Interludio
Eccetera, eccetera
E ovunque
Smeraldo
Collisioni
Oxigen
Bruciando le streghe
Rimani
Glitter
Social
Delirio a pezzi fuori gli
oblò;
pazzi e troie rincorrono le
stesse lepri;
animaletti deboli scappano
dalle tane;
unica maniera per sopravvivere
nel primo cerchio;
il limbo è sovraffollato di
anime ignare;
di incendiare il tempo dietro
a chimere pubbliche;
ricerca della milf per l’orgasmo vintage;
speranza di un sedile in pelle
e seicento cavalli
utilizzo preventivo di condom
per evitare esecuzioni
dialettica orizzontale
prevaricante
cromosomi dominanti sopprimono
Dna periferici;
libera informazione di
manipolare
dittatura di inchiostri verdi
nel moulin rouge di Pigalle;
Donne stuprate senza sesso
uomini svenduti nei bazar;
da ovest a est di Beyazit;
la società è sconfitta a
tavolino.
E le luci dei viali di notte
E le strade vulcano Krakatoa.
E il martirio dei cani a Yulin.
Dopo una cena romantica si
torna a casa a digerire.
Ho visto un bambino col volto
da vecchio
riprendere suo padre che
flirtava con una commessa.
Una madre; ridere della vita
bramando la morte.
Il mondo; brulicare di statue
formiche.
Delirio a pezzi fuori gli
oblò;
l’ambiente circostante
presenta elementi d’insidia;
necessita
di addestramenti.
Defensa
Vorrei che filo spinato ti impigliasse;
che ti impigliasse filo spinato.
Perfetto per un tuo contenimento;
più di staccionate o jersey modulari;
filo di Glidden;
il Razor wire
il nastro per la tua esuberanza;
la sottile rete di Clarissa e di Lucinda.
Amore; amore mio; mio punto,
saldatura, mia lamiera
tipa di lama tagliente; acuminata,
nessuno vicino che non sgorghi sangue.
Me stesso a un palmo;
carnoso sepalo succoso.
il regno dei protisti che si fotta;
tutto il resto
plantae et
animalia
in guardia.
Amore; amore mio, mia climax.
Vorrei che filo spinato impigliasse
te nelle mie mani,
ultima difesa dall’abbandonarti
al gender
mainstreaming della parità;
più di me; tu sei.
oltre me,
frattaglia e scarto dal cammino incerto
che provo a chiuderti nel cerchio
punk gotico a lucchetto.
E piango quando soffia il vento;
tenebra di perderti.
E rido quando annega il tempo;
che il mio sublime è li;
il mio cuore interno,
la striata venatura del suo battito
un mare morto; sale e sale del profondo.
Ti seguo; iena in circolo, pantera; rettile
strisciante.
Intorno a fuochi difensivi.
Tua defensa
Vorrei che filo spinato ti impigliasse,
in matasse ordinatamente a spira,
cantando; che bellezza questi occhi fissi al
noi;
giù e giù stelle cadenti - per noi scie;
su e su sopra le galassie - di nostri pianeti -
solo due;
altolà a tutti; oltre i muri degli accampamenti.
Fili e fili; spine e spine.
Per difenderti da me;
cosa farei.
Amore.
Interludio
Sempre fotta Signore,
in luogo di cose serie;
così la vita è Schlager;
la morte, orifizio Rock;
la matematica è numeri; non lettere.
Non v’è confusione di ruoli;
non v’è patema d’animo;
insolvenza confronti responsabilità e natanti
allo sbando,
imprudenza che conduca alla gogna;
irritazione cutanea;
incoscienza e pubertà permangono statiche,
nonostante;
niente serial killer in agguato nella notte;
E la luna piena sarà piena;
E la bestia feroce inseguirà i dannati;
e la pioggia verrà prima d’un temporale:
fulmini al videocitofono in sere cinema da
asporto
e boati di lampi a scoppi ritardanti.
Sempre fotta; Signora
in luogo di stendini, lavatrici;
intimi geografico leopardo;
preparati per torte; scuole elementari e medie.
Così AMORE; è credito, acconto d’imposta,
cambiale tratta;
in bianco; è colore, arredo d’interno, marmorea
destrorsa di colonna;
mano è formicolio, difficoltà a sinistra,
scrittura a goccia su lacrime dei fogli; disobbedienza, elevata verticale al
cielo.
Non v’è violenza;
eteronomia nella gestione dell’outfit;
critica distruttiva a smalti, tagli, frange e
cortezze over – under le ginocchia.
E i walzer saranno per due;
E i messaggi arriveranno dai mittenti;
e significherà qualcosa quel cuscino.
E’ una tara originaria che conduce al
disfacimento;
non gli schemi post-imposizione;
il grido inascoltato che Dio non ha nulla a che
vedere con quello che traspare dagli occhi;
e camminare sui marciapiedi, non sempre ci salva
da incidenti.
Tanto vale;
l’acustica di certi suoni rapiti ai rumori.
gli itinerari alternativi in un cassetto.
L’ebrezza inconscia d’una ponderata follia.
La vita è questa, evidentemente.
Non è colpa di nessuno.
Nemmeno del corvo sul balcone.
Delle nostre speranze. che illudono –
[illudono];
sognano.
Eccetera, eccetera
Sei l’unico posto.
Dove risolvo un passato di attraversamenti
invisibili,
sull’abisso di un domani così, mi sporgo e
gusto;
l’entusiasmo dei pericoli.
Tra successioni native di spazi
dove potrei posarmi ed aspettare;
passaggi di anime mascherate da farfalle
adrenalinici parà di sorprese giù dalle nuvole.
Pure marchiata da verticali negri lunghissimi
pure in schiavitù corrotta;
anche ridotta a un brandello di lacrima
ti alloggerei nelle mie ossa.
Unico posto;
che scava nel fondo del mio cuore di cenere;
cerca inafferrabili modi
per accogliere.
Soluzioni ad incastro.
Continuità;
limiti;
eccetera, eccetera.
************************************
Ritrovo con gioia Massimiliano e la sua tensione ispirativa così particolare, condita dall'esegesi del nostro Nume Tutelare, che ne mette in risalto le caratteristiche pregnanti. Un poeta assimilabile allo Sturm und Drang, il movimento letterario nato in Germania nella seconda metà del XVIII secolo, caratterizzato dalla rivalutazione del sentimento e dell'irrazionale. Un torrente di emozioni, Massimiliano, non filtrate dalla tecnica, ispirate, eppure ricche dell''inventiva lessicale', che sottolinea il grande Nazario. Una Silloge varia, sia come tematiche che come cifra stilistica, che gioca sul registro delle emozioni, dei sentimenti e dell'impegno civile. Mi complimento con l'Autore, che conosco da anni, e plaudo il suo introduttore. Li stringo forte entrambi!
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