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venerdì 5 febbraio 2021

FRANCESCO DE CARIA LEGGE: "DUE POESIE" DI LINO D'AMICO

Francesco De Caria legge due poesie di Lino D’Amico

 

Volentieri trasmetto qualche considerazione su questi componimenti in versi che, come già detto a voce, costituiscono un ulteriore passo verso una creazione poetica che affida il proprio messaggio non solo alle parole, ma anche al ritmo, ai richiami, alla musicalità dei versi.

 

"Aspettiamo l’alba

 Lungo mare di Zoagli   

10 Agosto 1967 

Tiepido è l’alitare dello scirocco,

dolce, lo sciabordio della risacca

e, intorno, solo il fruscio di un silenzio

in corsa con il palpito del tempo.

Ricerco echi tra memorie antiche

e contorni vaghi senza luogo,

lontano, tra i meandri della mente.

                              Cosa mai potrei dirti ?

Non so se avere il timore

di giocare con il mio pensare scosso

fino all’estremo soffio di misteri sciapi

o dar voce a quegli sprazzi di silenzio

che vorrebbe risposta ad ogni mio perché,

o, ancora, percepire celate emozioni,

che mi abbracciano, poi si disperdono.

lasciando vuoti di melodie,

echi di effimere sensazioni,

pallide stagioni di metafore

spazi di orizzonti senza confini.

Tiepido è l’alitare dello scirocco,

dolce, lo sciabordio della risacca

e, intorno, ancora, il fruscio di quel silenzio.

Cosa mai potrei dirti ?

Vorrei assopirmi, così,

le mie mani tra le tue,

mentre, insieme, aspettiamo l’alba. 

Il linguaggio poetico e artistico di Lino D’Amico, in genere, è costituito anche da rimandi, disseppellimento di cose che giacciono nel profondo di ognuno.

La poesia è inoltre semplificazione, districare l’essenza delle cose dal complicato sovraffollarsi dei ricordi,. dall’intrico delle sensazioni, dagli affanni come dalle gioie effimere

Un aspetto di questo cammino è l’abbandonarsi a quanto ci circonda, quando esso è “Alitar dello scirocco, Sciabordio di risacca, Rumore del silenzio”, espressione che nel contrasto tra i due termini opposti esprime la natura interiore delle nostre percezioni: ciò che nella realtà sensibile è fragore, può diventare silenzio e viceversa.

Alla rapida carezza dello scirocco che pare disperdere ogni diaframma tra l’individuo e l’infinito, lo sciabordio della risacca pare il respiro infinito dell’Essere.

Negli ultimi tre versi un “Tu” che non è più donna, non donna specifica, almeno, ma la presenza, che è il tramite tra l’infanzia del nostro esistere e ’infinito. Tra poco l’alba riporterà le immagini concrete, razionali, squadrate delle cose e l’infinito sarà messo a tacere dalle immagini della vita vissuta., In questo caso ci pare che l’alba non sia liberazione, luce confortante, ma ritorno dell’angusto teatrino delle cose di tutti i giorni.

 

 

"Anni d’argento


Assaporo lentamente

il profumo delle emozioni,

forti, penetranti,

e mi lascio cullare

da un brusio di pensieri

che rapiscono l’anima,

fanno sognare

e riportano alla mente

reconditi sussurri di nostalgia.

Ascolto il silenzio che mormora

pensieri pregni di perché,

di sogni già vissuti,

echi di un tempo lontano

dove giorni e  ore hanno corso

i meandri incogniti del destino.

Scivolano via  gli anni d’argento,

si disperdono con i sogni e i desideri

tra  evanescenze di ricordi,

ora, però, solo polvere di sensazioni,

nostalgie di gesti antichi,

diari con  pagine ingiallite,

non più sfogliate

dalla musica del vento

che non sa leggere, oramai,

tra le sue righe.

  

Il cammino dei versi di Lino D’Amico porta a considerare di osservare il mondo dall’alto, in modo più distaccato. Le emozioni forti della giovinezza sono ora, negli anni d’argento, solo profondo e recondito sussurro di nostalgia, polvere di sensazioni. Il vento non sa leggere ormai fra le righe del diario che ogni vita scrive giorno dopo giorno. Amori coltivati un tempo nelle stanze recondite del proprio animo, sono ora solamente “scorze di affetti” e il senso di tanti momenti forti, eppure irrimediabilmente lontani, non si disvela..I versi con il loro guardare da lontano i momenti dell’esistenza non svelano il senso ultimo delle cose, il loro intimo significato, ma svelano la possibilità di una riappacificazione con il mondo, dopo la lotta, la sfida, l’illusione di cambiare tutto, di porre rimedio alle incongruenze della storia. “La vida es un sueño”, così suona il titolo di una commedia  del barocco Calderon de la Barca ed anche per Lino D’Amico pare essere così, ma non per una commedia degli equivoci quale è la commedia spagnola, ma per il fatto che l’uomo passa indifferentemente e quasi inconsciamente da realtà a illusione e viceversa.

 

 

 

 

1 commento:

  1. Ottimo il tributo del professor De Caria alle liriche del mio amico Lino. Ha illuminato i tratti salienti della sua poetica, che si snodano essenzialmente sul piano della malinconica nostalgia del passato e su quello puramente esistenzialista. Non si può definire un Poeta intimo, in quanto i suoi versi sono condivisibili, rappresentano lo specchio dei sentimenti di ognuno. Un Autore che attua variazioni di cifra stilistica, talvolta ricorrendo alla semplicità espressiva, in altre occasioni rendendo il suo linguaggio più complesso e dolcemente ermetico. Sempre coinvolgente e sempre incantevole... la lirica "Anni d'argento" ne è l'esempio. Ringrazio il suo eccellente recensore e lo saluto caramente e abbraccio forte Lino, che continua a mietere soddisfazioni.

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