AMPLESSO
Nel giardino di rugiada
il segreto è senza tempo
ma i due volti e la metà,
in uno specchio
abbracciati nello spirito del vento
per viaggiare lo zampillo
del deserto.
E la luce
è al firmamento
nell'amplesso col silenzio
mentre vede
quel che sente
mentre arpeggia e piroetta
la bellezza,
nell'impronta che imprigiona
la scintilla del pensiero.
(Rita Fulvia Fazio)
Credo che sia cosa utile a livello filologico e strutturale, iniziare
questa nostra dissertazione con una pericope di Franco Righi, che fa da
antiporta, da prodromico avvio alla
nostra esegesi: “Ci sono tanti
modi di apprezzare un'opera d'arte. A me affascinano le contraddizioni,le
incertezze,mi affascina scorgere,sotto la parola, il lento lavorio di una
coscienza che cerca e afferma una propria idealità. Non sempre è bella la linea
retta del pensiero. L'incipit è "nel giardino di rugiada". E' una
notazione intimistica e calda ma che si dilata nel verso successivo:"il
segreto è senza tempo".Il soggetto è "il segreto",quello
tematico è "amplesso". La dialettica tra i due termini,il passaggio
continuo tra una carica sensuale e un intimismo spirituale,costituisce il ritmo
narrativo della poesia. La sensualità si palesa nei due volti
"abbracciati....":una sensualità intensa, ma misteriosa, fantastica e
indeterminata perché "nello spirito del vento". L'amplesso è lo
"zampillo del deserto": una immagine carica di grande intensità,che
ne indica bene il valore mitico e ancestrale. Ma è una sensualità che non
diventa erotismo. L'erotismo è il possesso materiale o il suo desiderio, la
sensualità è trasformare la realtà in un mondo di sensazioni e così
possederla."I due volti e la metà in uno specchio":versi belli e
ambigui,e belli proprio perché ambigui.E' la prima conclusione di un percorso
che è partito dall'intimismo,poi dal fascino misterioso dell'amplesso ma non si
è ancora definito.La soluzione è nel capoverso successivo:"E la luce è al
firmamento...".La luce si impone con la sua forza. La bellezza di questa
immagine e di quelle che seguono non sono fini a se stesse ,ma acquistano
vigore e valenza specifica in rapporto al contesto e alla storia narrativa in
cui si situano.la rottura è drastica:la sensualità è"nell'amplesso col
silenzio".Si definisce l'orizzonte poetico. Non è solo la sublimazione
della sensualità,è la partecipazione piena ad un universo naturalistico, che
rivela ed esprime non un bello generico,ma la bellezza,unica e assoluta, la
stessa bellezza che da vita al pensiero.E' partecipare a tutto il creato,nel
possedere la sua bellezza"nell'impronta che imprigiona la scintilla del
pensiero".Il percorso di ricerca si è concluso. Un'anima ha raggiunto la
propria certezza. E' una poesia ma anche un racconto e una storia” (Franco Righi).
Diatriba tra il bene e il male, tra bellezza
e bruttezza, tra giorno e notte, sta in questo polemos dei contrari la
filosofia dello scrittore; solo dalla dialettica dei contrappesi scaturisce il
senso del bello, dell’opera d’arte, della sua entità. “… Ma è una sensualità
che non diventa erotismo”, afferma il critico. E questo è importante,
determinante. Noi però vogliamo considerare un’altra
angolatura della poetica di Fulvia: il suo linguismo, la sua forza naturale, il suo contatto con le
paniche visioni, di cui si serve per farne linguaggio, espressività. Diversi i
tipi di amplesso che qui non mi metto a enumerare. C’è addirittura chi parla di
dodici ma cerchiamo di considerare quelli che riguardano il nostro caso:
amplesso del primo amore, amplesso erotico, amplesso panico… Quello panico è
l’amplesso di cui si nutre la poesia in oggetto. Quello di Fazio Fulvia. Basta
scorrere la sua produzione poetica per rendersi conto della simbiotica fusione
fra l’autrice e la natura. Tanto forte e sentimentale da rendersi vero
godinento, piacere che la Nostra prova nel reificare i palpiti emotivi nei suoi tanti segmenti. La poetessa
ha bisogno, urgente bisogno di parlare o scrivere con il linguaggio
della natura. Il suo animo si
trasferisce con un metamorfismo reale, in tutto ciò che la circonda. Ed è così
che si concretizza nei risvolti che l’ambiente ci dona: albe, tramonti, marine,
piane, colori, rumori, suoni, che richiamano ora la giovinezza, ora la
speranza, ora la saudate, ora il mistero della vita, ora il tempo che fugge,
ora l’eterno. Il linguaggio si fa dunque
simbolico, acquista il colore di metaforica forma, o di sinestetica intrusione,
pur mantenendo quella liricità che la distingue. Quella creatività lessicale,
di lessemi, e fonemi, di invenzioni estemporanee che generano una poesia nuova
e empaticamente arrivante. Non di certo di amplesso erotico, si deve parlare,
di amplesso materiale, ma di un sentimento forte e ardito che genera ogni contorno di Pan. E’ lì che troviamo la
personalità di Fulvia, nel suo abbraccio ad una natura che si offre con tutta
la polivalenza lessicale a che l’autrice
possa esprimere il plurale mondo che la invade. E’ sufficiente trarre da questa poesia i vari
simboli che reificano il suo cuore, il suo amore incondizionato, il suo
amplesso appunto, che come una sindrome di Stendhal, la porta ad uno stato di
estasi: giardino di rugiada,
segreto senza tempo, abbracciati nello spirito del vento, il firmamento,
l'amplesso col silenzio, la bellezza, l'impronta che imprigiona, la scintilla
del pensiero. Tutti elementi che in un climax ascensionale portano la poetessa
all’estatica contemplazione del bello;
di quello stato d’animo che va oltre il
tempo, per aprire la porta dell’eterno.
Nazario Pardini
Carissimo Nazario,
RispondiEliminapotrebbe inserirmi queste due righe a ringraziamento?
Oggi, dottor Franco Righi, la sua felice, acuta, completa lettura per limpidezza espositiva e critica letteraria, brilla sull'isola di Lèucade accanto alla luminosa nota critica del professor Nazario Pardini.
Nazario, il suo ecfrastico, dotto, colto buongiorno risplende su questa giornata grigia di febbraio. Ad entrambi, grazie di cuore.
Fulvia