Corpi segnati, screziati da giorni di fatiche
Chiedono
amore, carezze e non urla
Che rimbombano
nelle ossa
Lasciando
segni indelebili. Proviamo
ad amarli
questi corpi, ad amare l’animo
e la
vita di queste donne che dettero
tutto
per tre rughe guadagnate
in ore
di lavoro e di amore
per
chi, forse, nemmeno le chiamò per nome.
Nazario mio, hai riassunto in nove versi la vita di troppe donne, che 'chiedono amore, carezze e non urla' e consumano l'intera esistenza
RispondiElimina"per tre rughe guadagnate
in ore di lavoro e di amore
per chi, forse, nemmeno le chiamò per nome."
Hai raccontato tutto. Con cifra stilistica modernissima, intensa, toccante. La chiusa strazia il cuore. Mi chiedo
quante vite potresti salvare con i tuoi versi. Soltanto con essi. Per chi conosce solo la rabbia e la violenza equivalgono a stilettate, a sangue vivo. Le donne ferite, ignorate, calpestate potrebbero imparare a denunciare anche solo leggendoti. Le parole sanno essere pugnali e far più male della violenza fisica. I tuoi versi rappresentano l'antidoto. Grazie. Sei così poliedrico e straordinario che togli il respiro! Ti voglio un bene immenso.
Sarebbe un mondo bellissimo, nell'incanto e nel mito dell' amore, se gli uomini avessero il tuo cuore.
RispondiEliminaCarissimo Nazario Nostro:
RispondiEliminaTu, Poeta, per la vera festa della donna hai dato voce all'ingiustizia
Hai cancellato con poche lapidarie parole la vacuità di tanti slogan
Hai ripagato le donne che non hanno mai ricevuto un fiore...
Hai regalato a tutte le donne il tuo cuore di poeta.
Grazie, a nome di tutte
Edda Conte
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaNazario carissimo,
ho letto la tua poesia-omaggio alle donne, che apprezzo molto sia dal punto di vista strettamente formale che contenutistico.
Hai ragione: ci sono donne che non hanno mai avuto l'amore, che non sono mai state chiamate neppure per nome: è verissimo. Ma io credo che la vera parità (la tanto auspicata parità da chiunque abbia ancora un barlume di umanità) possa diventare reale solo ad una condizione: che l'uomo riconosca
il femminino che è in lui e la donna faccia lo stesso per il suo mascolino. La reputo conditio sine qua non, caro Fratello, perché mai e poi mai la notte e il giorno potrebbero esistere da soli o addirittura scambiandosi di posto: sono complementari, ed è di complementarietà che si deve parlare non di sopraffazione. Vale per tutti e per tutto; non soltanto per l'uomo e la donna.
Sono discorsi che molti non vogliono recepire. Tu fanne l'uso che vuoi: mi rimetto a te. Ti abbraccio con l'affetto profondo che ci lega.
Sandro Angelucci