Mio angelo custode
Mio
angelo custode, che mi segui
a
balzi ed a saltelli in questo andare
tra
paludosi fossi dove rana
non
canta né fiorisce il biancospino,
hai
ali lunghe e nere stropicciate
d'uccello
che oramai non sa volare.
Forse
sei troppo vecchio, riciclato
da
qualch'altro che il mondo ebbe a lasciare
quando
angelo anch'io dal Paradiso
con
ignominia e sdegno fui cacciata.
E ti
ho costretto a questa solitudine
mentre
un bicchier di vino all'osteria
davanti
a una partita di tressette
riscalderebbe
in cuor la nostalgia
di
questo nostro gran bene perduto.
Chissà
se suoneranno un dì le trombe
anche
per noi, se ci sarà concesso
un
angolo per farci riposare
o
scalzi ancora insieme zoppicando
andremo
per le vie di questo mondo
per
nostra eterna, cruda dannazione.
Carla
Baroni
Quanta originalità in questa lirica, Carla mia, che rischiando la blasfemia, ma saprai perdonarmi, trovo che evochi la canzone di Lucio Dalla "Se io fossi un angelo"... D'altronde cito un poeta della canzone e un uomo che possedeva il dono dell'anticonformismo e della profezia. Il tuo angelo custode, Carla cara, è uno di noi,'ha(i) ali lunghe e nere stropicciate /d'uccello che oramai non sa volare". Sembra arreso, forse procede semplicemente in sintonia con un tempo che non prevede squilli di trombe e annunciazioni, ma trova lacrime anche sul volto del Cristo risorto. Lacrime di dolore per un'umanità che ha voluto salvare e che oggi non è salva, ma procede 'scalza, zoppicando'. Non parli del tuo angelo, amica cara e talentuosissima, ma dell'intera schiera degli angeli, che ci custodiscono con fatica, perché l'inferno è duro da reggere anche per loro. Io sono un'ottimista, lo sai bene, tendo al sole, mi ostino a vedere la curva dell'arcobaleno anche nelle pozzanghere, ma sono anche una donna che ha tanto vissuto e che sperava di non vedere un mondo ridotto così male. Tu sei vera, nuda, ti esponi in tutta la vulnerabilità che ci accomuna, e mostri coraggio e senso della realtà. Sulla cifra stilistica resta ben poco da dire: scrivi in modo sublime... Ti ammiro e ti prendo per mano, Carla, in due siamo già una folla e arranchiamo di meno. Vedrai che anche questa lunga notte finirà e sarà Pasqua. Ti stringo forte insieme al nostro Condottiero.
RispondiEliminaQuesta che sembra un'acquiescente accettazione di una condizione di sofferenza è in realtà un atto d'accusa, un grido di ribellione. In questa situazione l'angelo non è che il "doppio" dell'io poetante, contemporaneamente specchio riflettente ed essenza riflessa.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaCari amici Maria e Pasquale, sapete che mi credo molto talentuosa ma la mia autostima cozza spesso con la dura realtà. Sto raccogliendo molte poesie del passato - scritte cioè prima della pandemia - e tante sono state inviate anche ai concorsi senza ricevere lo straccio di una segnalazione.
In un momento di spleen ho voluto vedere quale riscontro hanno sugli altri i miei testi. Ho quindi postato sul blog di Nazario questa mia lirica molto sincera e che riflette il mio rapporto con Dio con il quale litigo spesso senza quasi mai pregarlo. Dio mi ha dato tanto alla nascita - bellezza, salute e credo anche talento - ma le prime due cose me le ha tolte in un attimo con la poliomielite. Questa ha influito molto sulla mia esistenza perché mi ha abituato ad una assoluta apartheid e a subire, senza ribellarmi, i continui ricatti di mia madre che mi ha visto sempre come un ostacolo alle sue aspirazioni.
Il test è riuscito in parte perché avete risposto in pochi, pochi ma buoni. E come dice Maria “due fanno una folla”.
Grazie quindi a voi due che mi apprezzate. Grazie, anche e soprattutto a Nazario che mi ospita sempre sulla sua isola.
Carla Baroni