Claudia Messelodi
I COLORI DELL’ARCOBALENO
Recensione di Maria Rizzi
Claudia Messelodi nella Silloge I colori
dell’arcobaleno edita da Guido Miano e prefata da Floriano
Romboli, Nazario Pardini ed Enzo Concardi, mette in
evidenza, una volta di più, quanto la poesia possa essere intrecciata al
significato dei colori oltre che all’esperienza musicale. L’idea di luce/ombra,
le variazioni cromatiche, sono essenziali all’interno di un componimento, in
quanto permettono di creare un paesaggio, una dimensione, un’emozione. Giocando
con la luce e le ombre si palesa il legame con gli elementi della natura e si
rivelano, per antitesi, anche gli aspetti inquietanti e misteriosi delle isole
interiori del Poeta. Claudia Messelodi, prolifica autrice trentina, né è la dimostrazione,
con questo testo, che il prefatore Floriano Romboli, definisce in modo superbo,
‘un avvertimento della negatività, che non comprime e paralizza l’energia
sentimentale e intellettuale e quindi la fantasia creativa dell’Autrice’, in
quanto viaggia lungo il crinale dell’arcobaleno, lasciando che la componente
coloristica si muova in linea con i suoi sentimenti. La lettura di questa
eccellente Raccolta di liriche mi ha riportata a Eugenio Montale e, in
particolare alla poesia I Limoni.
In essa il Poeta recita: “Qui delle
divertite passioni / per miracolo tace la guerra / qui tocca anche a noi poveri
la nostra parte di ricchezza / ed è l’odore dei limoni”. Il contesto,
ovviamente, è del tutto diverso, ma Montale non conclude la lirica con la
vittoria della realtà sull’illusione, perché inaspettatamente compaiono i
limoni a destare la vitalità dell’anima e a donare l’incoraggiamento al cuore.
Le poesie di Claudia Messelodi sono tratte da Sillogi concepite in anni
diversi, a partire dal 2012, ovvero dal testo Glicini
azzurri. Un viaggio poetico. Il titolo stesso della Raccolta
d’esordio è un programma.
“Trasportati da nubi polverose
di un incessante
andirivieni di marciapiedi,
dileguandosi tra il frastuono
di un antico rituale quotidiano,
si rincorrono senza tregua
trascinati
da correnti di strade
aggrovigliate;
lontano, laggiù,
dove il silenzio li sentirà gridare”
(la lirica “Pensieri”)
I pensieri hanno vita propria,
prescindono dai percorsi intrapresi dalle gambe, conoscono solo i propri
percorsi, tortuosi come venti, imprevedibili come onde, animati da urla che
nessuno può ascoltare. Le valigie restano sui marciapiedi dei propositi, l’avventura
si srotola tra le storie di tutti i giorni, nella solitudine e nella
consapevolezza che la strada del ritorno non è scritta su nessuna insegna.
Nelle liriche che aprono il libro i sentimenti sono nudi, privi di orpelli
stilistici, ma appena si salpa sul vascello della Silloge “Variazioni di cielo
e anima” del 2013 e sulle successive, i toni mutano e la simbiosi con la natura
diviene protagonista. L’Autrice si affida a essa come a un tempio, nonostante
l’odierna società industrializzata e capitalistica tenda ad allontanare
l’essere umano dalla natura per meglio sfruttarla, in molti individui, e in
particolare nei Poeti, finisce per innescare un sentimento di nostalgia e un
desiderio di riappropriarsi del rapporto armonico con gli elementi naturali, indispensabili
per il ritorno all’autenticità.
“La marea s’infrange contro
il faro abbandonato,
sostenuto dall’arcobaleno.
I miei sentimenti nudi
vulnerabili come fragili foglie –
bandiere strappate dal vento”
(tratti da “Tra i rami cupi”, poesie
haiku)
Il faro sostenuto dall’arcobaleno è
il simbolo della filosofia del colore sostenuta dalla Poetessa. Nelle poesie
scritte in forma di haiku della Silloge del 2013 Variazioni
di cielo e anima il linguaggio policromo si evidenzia in tutta
la sua capacità evocativa, che è indissolubilmente legata alla vocazione musicale.
E proprio nella Silloge appena citata, troviamo la lirica Limoni,
in antitesi contenutistica rispetto a quella di Montale, ma vicina a essa a
livello d’intensità cromatica, di valore attribuito ai colori dell’amore.
“Pomeriggio raggiante,
stavamo vicini, mano nella mano;
il sole sprizzava gioia
tutt’intorno
ricolmando i nostri cuori.
Al di sotto di luminosi alberelli
frondosi
carichi di gialli frutti fulgenti,
ci scambiammo promesse d’amore,
nel boschetto dei limoni”
(tratta dalla silloge Variazioni di cielo e Anima, 2013)
Le esperienze sinestetiche
dell’Autrice sono evidenti in quasi tutti i suoi versi, in quanto ella tende a
spostare le tematiche che per noi sono comuni su un piano concettuale su un
piano puramente percettivo, quindi istantaneo, non mediato. “Ed è succo di fragola / il sapore della tua
voluttà / sulle mie labbra”- tratti dalla silloge Blue
moon 2016 - . La tendenza alla contaminazione tra sensi diversi,
peraltro, è una delle caratteristiche del lirismo della Poetessa, che raggiunge
il suo acme nei versi della silloge Alternanze
(in Alcyone 2000 - Quaderni di poesia e
di studi letterari, n.10 / 2017):
“La carezza della tua mano
attraversa in volo
il confine ambrato della mia nostalgia,
dove il pianto della notte risuona
a fior di pelle e di silenzi,
melodie di velluto
nei minuti
intrisi della tua assenza,
che lenta scivola
lungo palpebre sognanti,
liquidi sciami di pistilli e lacrime
azzurrate di luce timida del mattino
sui mesti aculei del cuore
e delle rose”
(tratti da Carezza)
La cifra stilistica di Claudia
Messelodi è ovviamente condizionata dalla propensione alle sinestesie, che
rappresentano figure retoriche usate da sempre nella Letteratura italiana e
non. Basta pensare che Charles Baudelaire le elesse a centro nevralgico della
propria poetica. Sono tipiche di questa figura retorica gli ossimori e le
antitesi, ovvero gli accostamenti di termini, verbi o intere frasi tra loro
contrastanti. Queste ultime sembrano più care alla Nostra che adotta un lessico
altamente immaginifico, ai limiti di un ermetismo, che è apertura alle realtà
del pensiero, dell’umanità, della nostalgia, dell’introspezione, dell’amore e
risulta, quindi, ben diverso dall’avanguardismo. I versi della Messelodi si
librano in volo, sussurrano, lasciano piovere note, consentono di scalare la
curva dell’arco d’oriente, spandono profumi, sono come il sangue: hanno bisogno
di circolare e la e ci tengono in vita.
“Anima e mondo
s’armonizzano entro
tenue spirali
d’oro – caldi colori
su palpiti di vita”
(la lirica Tramonto,
poesia tanka, da Intrecci, 2014)
Maria
Rizzi
Claudia Messelodi, I colori dell’arcobaleno, prefazioni di Enzo Concardi, Nazario
Pardini, Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 100, isbn
978-88-31497-41-1, mianoposta@gmail.com.
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