venerdì 2 aprile 2021

MARIA RIZZI LEGGE: "I COLORI DELL'ARCOBALENO" DI CLAUDIA MESSELODI



Claudia Messelodi

I COLORI DELL’ARCOBALENO

 

Recensione di Maria Rizzi


Claudia Messelodi nella Silloge I colori dell’arcobaleno edita da Guido Miano e prefata da Floriano Romboli, Nazario Pardini ed Enzo Concardi, mette in evidenza, una volta di più, quanto la poesia possa essere intrecciata al significato dei colori oltre che all’esperienza musicale. L’idea di luce/ombra, le variazioni cromatiche, sono essenziali all’interno di un componimento, in quanto permettono di creare un paesaggio, una dimensione, un’emozione. Giocando con la luce e le ombre si palesa il legame con gli elementi della natura e si rivelano, per antitesi, anche gli aspetti inquietanti e misteriosi delle isole interiori del Poeta. Claudia Messelodi, prolifica autrice trentina, né è la dimostrazione, con questo testo, che il prefatore Floriano Romboli, definisce in modo superbo, ‘un avvertimento della negatività, che non comprime e paralizza l’energia sentimentale e intellettuale e quindi la fantasia creativa dell’Autrice’, in quanto viaggia lungo il crinale dell’arcobaleno, lasciando che la componente coloristica si muova in linea con i suoi sentimenti. La lettura di questa eccellente Raccolta di liriche mi ha riportata a Eugenio Montale e, in particolare alla poesia I Limoni. In essa il Poeta recita: “Qui delle divertite passioni / per miracolo tace la guerra / qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza / ed è l’odore dei limoni”. Il contesto, ovviamente, è del tutto diverso, ma Montale non conclude la lirica con la vittoria della realtà sull’illusione, perché inaspettatamente compaiono i limoni a destare la vitalità dell’anima e a donare l’incoraggiamento al cuore. Le poesie di Claudia Messelodi sono tratte da Sillogi concepite in anni diversi, a partire dal 2012, ovvero dal testo Glicini azzurri. Un viaggio poetico. Il titolo stesso della Raccolta d’esordio è un programma. La Poetessa si accinge ad affrontare un viaggio che ha come meta il continente che è in lei, il suo ‘centro’.

 

“Trasportati da nubi polverose

di un incessante

andirivieni di marciapiedi,

dileguandosi tra il frastuono

di un antico rituale quotidiano,

si rincorrono senza tregua

trascinati

da correnti di strade

aggrovigliate;

lontano, laggiù,

dove il silenzio li sentirà gridare”

(la lirica “Pensieri”)

 

I pensieri hanno vita propria, prescindono dai percorsi intrapresi dalle gambe, conoscono solo i propri percorsi, tortuosi come venti, imprevedibili come onde, animati da urla che nessuno può ascoltare. Le valigie restano sui marciapiedi dei propositi, l’avventura si srotola tra le storie di tutti i giorni, nella solitudine e nella consapevolezza che la strada del ritorno non è scritta su nessuna insegna. Nelle liriche che aprono il libro i sentimenti sono nudi, privi di orpelli stilistici, ma appena si salpa sul vascello della Silloge “Variazioni di cielo e anima” del 2013 e sulle successive, i toni mutano e la simbiosi con la natura diviene protagonista. L’Autrice si affida a essa come a un tempio, nonostante l’odierna società industrializzata e capitalistica tenda ad allontanare l’essere umano dalla natura per meglio sfruttarla, in molti individui, e in particolare nei Poeti, finisce per innescare un sentimento di nostalgia e un desiderio di riappropriarsi del rapporto armonico con gli elementi naturali, indispensabili per il ritorno all’autenticità. La Messelodi, infatti, recita: “Spirito della natura, alito di vita, / abbraccia e consola / questi aridi paesaggi dell’anima” – tratti da Liberatemi; e ancora “L’incanto tutt’intorno…/ M’abbandono ad un verde / che spicca come smeraldo / tra sfumati azzurri acquamarina” – tratti da Speranze. La si potrebbe definire poetessa dell’ecopoesia, dell’ecologia profonda, e al tempo stesso Musa dei colori, del loro valore terapeutico. Non è casuale l’adozione di termini così forti, quasi sanguigni. Va considerato che il nostro sguardo tende a essere sempre più spento e il linguaggio naturale, come quello del colore, rischia di divenire un illustre sconosciuto. In certi casi le variazioni cromatiche divengono muri che ci impediscono di condividere, di amarci, di aiutarci. A pensarci bene il colore possiede un profondo valore morale: non accetta la disonestà, non vuole divenire una baionetta puntata al cuore di chi ci sta di fronte, non ambisce a essere eretto come vessillo di fazioni, di guerre, di ideologie e soprattutto esige che l’uomo non alteri la sua naturale vocazione alla pace. Dovremmo ricordare che il colore è così importante che diviene simbolo di una nazione, ne caratterizza la storia, la cultura, la filosofia, ne esprime l’identità. Non so se nell’ansia di comprendere l’Autrice mi sono spinta troppo lontano, purtroppo è un rischio che si corre tutte le volte che si proietta la propria anima nella lettura di un testo. Sono consapevole di non possedere l’oggettivismo e la prudenza del vero critico letterario e spero che anche Claudia Messelodi sappia comprendermi e perdonarmi, ma nella sua scelta così originale, nel suo slancio creativo, leggo l’essenza stessa di noi esseri umani e, al contempo, l’abito comportamentale della società in cui viviamo. Ho il timore che il mondo che abbiamo creato non sappia riconoscere il proprio livello di maturità cromatica e una Poetessa come la nostra rappresenta il punto di partenza per la verifica di questa condizione.

 

“La marea s’infrange contro

il faro abbandonato,

sostenuto dall’arcobaleno.

 

I miei sentimenti nudi

vulnerabili come fragili foglie –

bandiere strappate dal vento”

(tratti da “Tra i rami cupi”, poesie haiku)

 

Il faro sostenuto dall’arcobaleno è il simbolo della filosofia del colore sostenuta dalla Poetessa. Nelle poesie scritte in forma di haiku della Silloge del 2013 Variazioni di cielo e anima il linguaggio policromo si evidenzia in tutta la sua capacità evocativa, che è indissolubilmente legata alla vocazione musicale. E proprio nella Silloge appena citata, troviamo la lirica Limoni, in antitesi contenutistica rispetto a quella di Montale, ma vicina a essa a livello d’intensità cromatica, di valore attribuito ai colori dell’amore.

 

“Pomeriggio raggiante,

 stavamo vicini, mano nella mano;

 il sole sprizzava gioia tutt’intorno

 ricolmando i nostri cuori.

 Al di sotto di luminosi alberelli frondosi

 carichi di gialli frutti fulgenti,

 ci scambiammo promesse d’amore,

 nel boschetto dei limoni”

(tratta dalla silloge Variazioni di cielo e Anima, 2013)

 

Le esperienze sinestetiche dell’Autrice sono evidenti in quasi tutti i suoi versi, in quanto ella tende a spostare le tematiche che per noi sono comuni su un piano concettuale su un piano puramente percettivo, quindi istantaneo, non mediato. “Ed è succo di fragola / il sapore della tua voluttà / sulle mie labbra”- tratti dalla silloge Blue moon 2016 - . La tendenza alla contaminazione tra sensi diversi, peraltro, è una delle caratteristiche del lirismo della Poetessa, che raggiunge il suo acme nei versi della silloge Alternanze (in Alcyone 2000 - Quaderni di poesia e di studi letterari, n.10 / 2017):

 

“La carezza della tua mano

attraversa in volo

il confine ambrato della mia nostalgia,

dove il pianto della notte risuona

a fior di pelle e di silenzi,

melodie di velluto

nei minuti

intrisi della tua assenza,

che lenta scivola

lungo palpebre sognanti,

liquidi sciami di pistilli e lacrime

azzurrate di luce timida del mattino

sui mesti aculei del cuore

e delle rose”

(tratti da Carezza)

 

La cifra stilistica di Claudia Messelodi è ovviamente condizionata dalla propensione alle sinestesie, che rappresentano figure retoriche usate da sempre nella Letteratura italiana e non. Basta pensare che Charles Baudelaire le elesse a centro nevralgico della propria poetica. Sono tipiche di questa figura retorica gli ossimori e le antitesi, ovvero gli accostamenti di termini, verbi o intere frasi tra loro contrastanti. Queste ultime sembrano più care alla Nostra che adotta un lessico altamente immaginifico, ai limiti di un ermetismo, che è apertura alle realtà del pensiero, dell’umanità, della nostalgia, dell’introspezione, dell’amore e risulta, quindi, ben diverso dall’avanguardismo. I versi della Messelodi si librano in volo, sussurrano, lasciano piovere note, consentono di scalare la curva dell’arco d’oriente, spandono profumi, sono come il sangue: hanno bisogno di circolare e la e ci tengono in vita.

 

“Anima e mondo

s’armonizzano entro

tenue spirali

d’oro – caldi colori

su palpiti di vita”

(la lirica Tramonto, poesia tanka, da Intrecci, 2014)

 

Maria Rizzi

 


Claudia Messelodi, I colori dell’arcobaleno, prefazioni di Enzo Concardi, Nazario Pardini, Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 100, isbn 978-88-31497-41-1, mianoposta@gmail.com.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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