Angela Greco. ANANKE. Giuliano Ladolfi Editore. 2021
…
A
noi non interessava quel che
l’orologio
indicava nel preciso momento;
quanto
piuttosto, quel che
non
era mai stato capace di dire
Una
silloge intensa, plurale, morfosintatticamente nuova e polivalente, dove il
verso con tutta la sua costruzione espansa tende a reificare sentimenti e
pensieri di rara fattura umana. Tutto è
nel gioco della forma che l’autrice dirige con personalità come un buon maestro
la sua orchestra. E qui la Greco si dimostra eccellente maestro per
accentuazioni aggettivali, assemblaggi lessicali, intensificazioni verbali, per
vis creativa, per toni epico-lirici.
Angela
Greco si affaccia alla scena letteraria con una nuova pubblicazione che, con
passi felpati, snocciola sul foglio tutti i suoi stati emotivi, ogni suo
ontologico abbrivo, concretizzando nel verso pathos e logos, sentimento e
azione verbale dando come frutto un’opera di grande resa epistemologica. In
questa plaquette di potente costruzione formale, di armonico diagramma
musicale, sunt omnia: il fatto di
esistere: “Tra morsi e ostie/si aggiungono ore;/lentamente sulla lingua/ vanno
scomparendo affanni/ e profili, case, persone e nuvole/ in attesa del maestrale,
mentre a pezzi/ si arriva a sera, quando la fame/ ha un significato differente
e/la notte è uno stomaco che/ricorda ogni dettaglio.”, dove tanti elementi
concreti, di ampia simbologia, tendono a reificare un tempo che tutto ingoia,
magari mantenendo i ricordi di una digestione breve e concisa; la coscienza della
clessidra che ci condiziona; la natura, il prezioso ricamo versificatorio, il
pensiero che urge e comanda il sentire, la spinta en haut, verso l’alto per ovviare
alle aporie del quotidiano, fughe e ritorni, leva e batti. Ma che cosa alfine
siamo stati? “sommerse radici/ muovono fili verdi in danze di speranza/ verso
il mare”, verso quell’immensità che ci attende paziente e che ci annulla nella
sua dimensione. Ananke, il titolo della
silloge: il destino, la forza del visionario tempo che non esiste,
l’incoscienza dell’uomo di fronte al suo magro esistere. L’opera si divide in
quattro sezioni: Ananke (Del presente che non resterà, Di quel che forse siamo
stati, Siamo fatti della stessa sostanza,
Ineluttabilità), Collocazione nell’abisso, Ad altri noi, Attese, Dedica. In
ogni verso dell’opera scorre rapido e epigrammatico il pensiero della vita. Già
il titolo iniziale (Del presente che non resterà) ci dà l’idea netta della
filosofia della Geco. Panta rei, tutto passa rapidamente e senza sosta, tutto
in mano di un destino che pilota i nostri movimenti, come se l’uomo non esistesse.
Nessuno è capace di afferrare il presente, di farlo suo per leggerne propositi
e intenzioni, dato che si vive in mezzo a fatti che sfuggono di mano, e su cui
non si può intervenire, per il fatto che siamo soggetti ad un fato che ci pilota.
Ma forse il patema esistenziale della Greco viene espresso più compiutamente in
una pericope alla pag. 77: “Un intrico
di vie segnate dall’acqua,/ qualcosa torna, qualcuno non più;/una foglia abita
ogni cielo d’inverno./ Sono una lunga notte senza riposo,/le idi di dicembre.”,
dove il tema del tempus fugit continua implacabile il suo tormentoso cammino e dove
forse anche un memoriale si affaccia alla scena tra immagini fuggiasche, tra elementi
che la vita ha lasciate inesorabilmente alla dimenticanza, nonostante gli
affetti e gli amori che ad essa ci legarono. I versi si rincorrono ampi e
distesi, ora di effetto contrattivo ora estensivo per accompagnare il significante che si snocciola sul
percorso. Ma la poesia della Greco sembra che si avvicini ad una forma di
positura prosastica, più vicina ad un indirizzo di moderna andatura che a
quello di memoria tradizionale, pur evidenziandosi per limpidezza formale e
disciplinare, sempre confermando la tesi di Eraclito: “Nel mutamento le cose si
riposano”; né si smarrisce nella palude dello psicologismo e dello sfogo
intimistico, nell’ipertrofia di un verso che, spesso, si allunga troppo verso
il limite: “Il giorno insiste sempre alla stessa maniera;/ un cammino di Santiago con speranza
di salvezza…”.
Nazario Pardini
E come dire la gioia di questa lettura critica e appassionata che, a sorpresa, ha meravigliato il mio anonimo pomeriggio? Centrata, generosa, attenta e impeccabile. Felicità allo stato puro, per me! Grazie di cuore professor Nazario, davvero un piacere essere qui!! GRAZIE!!!!
RispondiEliminaAngela Greco AnGre