mercoledì 21 aprile 2021

MARCO DEI FERRARI: "IL NAZARIO PARDINI DELLE OMBRE CREPUSCOLARI"

IL NAZARIO PARDINI DELLE OMBRE CREPUSCOLARI

Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade

È una sinfonia di ombre luminose rapite nella sera.

È una lirica di delizie raffinate e inaspettate che il poeta abbandona al messaggio dello Spirito spalmato su ogni dettaglio di presenze attivissime e molto incisive.

Rondini, cose, campi, filari, canti (di Maria), amori, melodie, lampioni... congiurano nel situarsi delle ombre vigilanti a sostegno di un amore recluso dal ricordo, ma libero nella propria espressività fuggiasca che condiziona oggetti e persone, umanizzandone le rispondenze.

La liricità di questi versi Pardiniani è sinonimo di luminosità ancestrale, resistente nelle feritoie delle anime che solo lo "Spirito" riconduce e riallinea anche solo per poco.

L'inquietudine dell'artista infatti "spiritualizza" il presente nel passato (il lampione controluce...) quale momento finale di un percorso limite del buio esistenziale che incombe sulla Natura della luce.

Il "gioco" poetico si identifica nella dialettica dell'Essere che si compone anche di sospiri amorosi melodiosamente aggrediti da solitudine perdute in una sequenzialità di volatili (...gazzarre...) e di violini crepuscolari.

Ma il crepuscolo è prodromico alla notte della luce dove la luce rinasce nel verso libero di un'anima melodica forzata dallo "Spirito" di essere per esistere: "accosti" di incredibile fluidità significante ed allusiva, "affinità" di inconcepibili azzardi dal compatibile all'incompatibile che solo un artista totale come Nazario Pardini può offrire a se stesso nella sfumatura diffusa da versi puri e lineari senza figure retoriche spesso inutili (assonanze o consonanze che siano).

E Pardini, in controtendenza, celebra il trionfo dell'imprevedibile "oggettualità" di presenze/assenti (dai filari ai campi, dalla sera alla notte..., dal buio all'amore...) con le "essenze" giudicate imprescindibili nel contesto emotivo/suggestivo articolato su scenari paralleli/sovrapposti (altra discrasia in chiave dialettico-temporale) di coscienze incoscienti senza saperlo.

Scenari soffici di intensa leggerezza spirituale che si ritrova sempre ad ogni variante che Maria (la dolce giovinetta) riconduce al sentimento di eccellenza definibile nell'amore tra gli "esseri" nell'Essere.

Quell'amore assente/presente che Pardini glorifica narrando, memorizzando, significando con particolare profondo, intenso, livello partecipativo l'incombenza crepuscolare.

La dedica poi della lirica ad un pittore (Renato Natali) induce il Poeta a trovare nell'atto pittorico un "ponte" artistico di comunanza similare suffragata da musicalità e strumenti d'opera che "descrivono" una realtà immaginaria ma nel contempo "visiva".

Ecco l'originalità di Pardini: immaginare liricamente quale mezzo visivo ineludibile che trasforma tutti i versi in scenari frazionati da fusioni "segniche" sistemiche unitarie.

Senza comprendere quest'unità spirituale e materica di "umanizzazione" figurale non è possibile attualizzare il lavoro poetico "rivoluzionario" di Nazario Pardini che "Crepuscolo" evidenzia nettamente e proclama suggestivamente.

Di qui l'approccio/interprete di una nuova "realtà" contemporanea complessa e difficile da viversi esistenzialmente nella "nudità" dell'essere/presenza senza fine

Marco dei Ferrari

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