GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro:
CALIGOLA A CASTANEA DELLE FURIE di MAURIZIO CINQUEGRANI
Pubblicato il testo teatrale “CALIGOLA A
CASTANEA DELLE FURIE” di Maurizio
Cinquegrani, con prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021.
Quest’opera
si apre con il richiamo alla storia, più precisamente alla visione storicistica
degli eventi umani collettivi: «Il passato è scritto in modo così abbagliante,
che la sua Luce accecherebbe chiunque provasse a leggerlo». Viene
contestualizzata e datata in modo preciso: «Messina, Sicilia, Italia, Terra»
con una successione dal particolare all’universale, come ad indicare la
centralità della sua città. «Marzo 2020 dopo Cristo», poiché nasce un parallelo
con l’epoca di Caligola (I secolo dopo Cristo). La località, Castanea delle
Furie, omonima di un contemporaneo fronte di confine di migranti siriani in
Grecia (Kastanies) spinti dalla Turchia, è una frazione sulle colline di
Messina dove si immagina che l’Imperatore avesse posseduto una villa e dove si
svolgono le scene del lavoro teatrale. «...Durante la grande epidemia», con
ovvio riferimento alla pandemia in atto, poiché l’autore desidera portare
conforto, solidarietà, empatia per il grande dolore provocato: lui è medico che
vive in prima persona la tragedia, non nuova nella storia, ma nuova per noi
cittadini abituati alla società del benessere. Il testo è una libera
rielaborazione di un lavoro teatrale di Camus il quale rappresenta la lotta tra
la coscienza individuale e la burocrazia politica, raccontata tramite le
vicende di un Imperatore folle e crudele in preda al delirio del potere: come
oggi, che stiamo vivendo questo periodo di follia generale - dice il nostro
autore - e d’incapacità di trovare soluzioni alle crisi che ci attanagliano.
Così,
mentre la tragedia dello scrittore francese è in definitiva più condotta sugli
aspetti esistenziali e psicologici della “follia” del noto Imperatore romano,
la libera rielaborazione del medico messinese è decisamente sbilanciata verso
le questioni storiche, economiche, sociali che ruotano intorno al suo
“cesarismo”, con valenze allegoriche sull’attualità del messaggio che viene
fatto emergere. Infatti Camus rappresenta il nichilismo di Caligola che -
sconvolto e lacerato per la morte improvvisa della sorella Drusilla - si
assenta per giorni, dimenticandosi dei suoi impegni di governante. Rimproverato
al suo ritorno dai senatori non riesce a capire come possano anteporre i doveri
civili alla sua tragedia personale, che presto diventerà la totale perdita del
senso della vita, poiché tutto è governato dal caso: il Caligola di Camus
possiede la razionalità e la logica eccessive di chi è sopraffatto dal dolore
e, quando percepisce l’ineludibilità della morte, scopre l’assurdo della
condizione umana, poiché non conosce fedi e valori che gli diano speranza.
Prendendo coscienza dell’inutilità del tutto egli semina il terrore, provoca la
reazione dei senatori che tramano una congiura contro di lui, e vuole che i
congiurati lo uccidano: il suo assassinio non sarà in realtà che un disperato
suicidio. Lo stesso Camus definì la sua opera la «tragedia dell’intelligenza».
Il Caligola ambientato nel messinese è certamente anch’esso
una generale riflessione sulla natura umana ma - come abbiamo già anticipato -
maggiormente orientato sui comportamenti dell’umanità rispetto alle lezioni
storiche del passato, che non vengono mai apprese per cui si ripetono sempre le
stesse tragedie: la storia non diviene maestra di vita, come per il Manzoni, pur
se, tuttavia, anche questo Caligola è l’ennesimo tentativo -
sotto forma della finzione letteraria - di un “de te fabula narratur”. Scrive l’autore: «Ma oggi, il
passato è ancora il presente e nessuno alza più gli occhi per guardare avanti,
per timore di vedere l’Oscurità incisa nel proprio futuro». Per dipanare il suo
pensiero entriamo nell’impianto strutturale dell’opera, nella comunicazione
dialogica tra i personaggi più rilevanti, nelle interpretazioni originali dello
scrittore.
“Prologo”
e “Atto I, Scena I”. Tali le due parti in cui è suddivisa la tragedia, un
genere congeniale alla cultura mediterranea proveniente dalla Magna Grecia
e quindi di stampo fatalista ellenico, alla quale appartiene per origini e
formazione - il suo sapere classico è piuttosto vasto - anche Maurizio
Cinquegrani, come è avvenuto del resto per le visioni esistenziali dei maggiori
interpreti delle lettere siciliane degli ultimi due secoli, da Verga a
Pirandello a Sciascia. Il Prologo si avvale di una scenografia che
accomuna le due idi di marzo, ieri e oggi: «Tamburi di guerra in lontananza, immagini di guerra attuale,
migrazioni, epidemie, incendi». L’autore affida alla narrazione
degli eventi il compito di rispondere a tre domande impegnative: «La fine della
speranza porta a non aver più timore della legge?» (Tucidide); «Pericle fu
ucciso dalla peste e Atene dalla democrazia. Esiste ancora Atene?» (Ernest
Renan); «Può il capire l’Universo coesistere con il sentire l’Universo?» (Fëdor
Dostoevskij). Qui ha un ruolo fondamentale il narratore, che domina la scena sviluppando le
tesi sulle quali i cittadini, il popolo e il coro intervengono brevemente, tentando di essere degli alter-ego
dialettici.
Si
parla della peste di Atene del 430 avanti Cristo che causò anche la morte di
Pericle, mentre Atene stessa morì per la degenerazione della democrazia.
Durante la pestilenza apparvero gli uomini sciacalli «che non lasciarono più la
Terra», poiché con la fine della speranza cessò il timore della legge,
consentendo agli individui di perpetrare ogni delitto, in assenza di freni
morali (risposta alla prima domanda).
Accanto
a loro «vivrà sempre alto il ricordo degli eroi», cioè di coloro che nella
terribile pandemia del futuro diedero o rischiarono la proprie vite per salvare
quelle degli altri (attualizzazione alle idi di marzo 2020). Il testo accenna
poi ad altre attualizzazioni come l’accoglienza dei migranti a Riace, la
globalizzazione dei mercati, la dipendenza delle popolazioni più deboli dalle
economie degli Stati più forti. Il narratore esalta le virtù dell’Atene
madrepatria della democrazia: amava l’arte, accoglieva tutti, investiva nel
lavoro, nella formazione, nella cultura, coltivava le libertà civili. Ed
afferma: «Atene oggi esiste ed è il sogno perduto che arde nei nostri cuori...»
(risposta alla seconda domanda). Anche oggi siamo nella stessa situazione -
continua il narratore - poiché una «neo-tirannide democratica oscurantista» ha
usurpato «la nostra libertà e il futuro dei nostri giovani». Ora il “narratore” ci porta sulle
soglie del futuro, in «quel tempo in cui il fascino della scienza ucciderà
l’amore per l’Universo e il Dio trascendente...» (risposta alla terza domanda)
e in cui prevarranno i poteri macro-economici e finanziari che saranno
proprietari della ricchezza di miliardi di altri uomini.
Si conclude il prologo, la scena si sposta all’interno della villa, dove Caligola e un senatore - venuto a chiedere spiegazioni sul motivo per cui egli vuole spogliare il Senato romano dei suoi beni - iniziano un dialogo serrato da cui emergono i contrasti tra la classe senatoriale e l’Imperatore su come finanziare lo Stato: economia, finanza, tassazione, guerra, popolo… ma lasciamo al lettore approfondire l’atto I ed unico - composto da una sola scena - scoprire gli altri contenuti, le altre attualizzazioni, le ragioni delle due parti… e come finisce la tragedia che, come si è visto, ha preso uno sviluppo diverso da quella di Camus. Una vicenda appassionante scritta per scuotere le coscienze e stimolare le nuove generazioni a riflettere sulla storia.
Enzo Concardi
Maurizio Cinquegrani (Messina, 27
febbraio 1957) è medico specialista in Medicina Interna, è stato ricercatore e
docente nel Corso integrato di emergenze della Facoltà di Medicina dell’Università
di Messina. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche e del progetto di sanità
“Ora Cuore delta1”, volto a eliminare le liste d’attesa, e strutturato per
sostenere le necessità dei pazienti più deboli nel rispetto del primario
diritto alla cure. Tale progetto, scritto nel 2016, è stato rilanciato dal quotidiano
“Il Sole 24 Ore”. Ha pubblicato i libri: Arnica.
Storie d'amore, di eroi e di democrazia (2016), Il Sole dell’Italia (2017), Aiace
Telamonio l’eterno (La Feluca Edizioni, Messina 2018), Messina, il 38° parallelo e la parabola degli Stretti (saggio
storico, in Aa.Vv., Cara Messina, ti
scrivo ancora…, ivi, 2020). È inoltre autore del poemetto, tutt’ora
inedito, Antigone, l’alba della vita
(2020). Nel 2018 ha conseguito il prestigioso “Premio Orione” (organizzato
dall’Associazione Culturale
“MessinaWeb.eu”, Messina) per l’impegno professionale in ambito medico,
per il progetto “Ora Cuore delta1” e per l’impegno culturale testimoniato dal
testo Arnica. Storie d'amore, di eroi e
di democrazia.
Maurizio Cinquegrani, Caligola a Castanea delle Furie, prefazione
di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 56, isbn 978-88-31497-46-6;
mianoposta@gmail.com.
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