giovedì 29 aprile 2021

GUIDO MIANO EDITORE PUBBLICA: "CALIGOLA A CASTANEA DELLE FURIE" DI MAURIZIO CINQUEGRANI



GUIDO MIANO EDITORE

NOVITÀ EDITORIALE 

È uscito il libro:

CALIGOLA A CASTANEA DELLE FURIE di MAURIZIO CINQUEGRANI

 

 

Pubblicato il testo teatrale “CALIGOLA A CASTANEA DELLE FURIE” di Maurizio Cinquegrani, con prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021.

 

Quest’opera si apre con il richiamo alla storia, più precisamente alla visione storicistica degli eventi umani collettivi: «Il passato è scritto in modo così abbagliante, che la sua Luce accecherebbe chiunque provasse a leggerlo». Viene contestualizzata e datata in modo preciso: «Messina, Sicilia, Italia, Terra» con una successione dal particolare all’universale, come ad indicare la centralità della sua città. «Marzo 2020 dopo Cristo», poiché nasce un parallelo con l’epoca di Caligola (I secolo dopo Cristo). La località, Castanea delle Furie, omonima di un contemporaneo fronte di confine di migranti siriani in Grecia (Kastanies) spinti dalla Turchia, è una frazione sulle colline di Messina dove si immagina che l’Imperatore avesse posseduto una villa e dove si svolgono le scene del lavoro teatrale. «...Durante la grande epidemia», con ovvio riferimento alla pandemia in atto, poiché l’autore desidera portare conforto, solidarietà, empatia per il grande dolore provocato: lui è medico che vive in prima persona la tragedia, non nuova nella storia, ma nuova per noi cittadini abituati alla società del benessere. Il testo è una libera rielaborazione di un lavoro teatrale di Camus il quale rappresenta la lotta tra la coscienza individuale e la burocrazia politica, raccontata tramite le vicende di un Imperatore folle e crudele in preda al delirio del potere: come oggi, che stiamo vivendo questo periodo di follia generale - dice il nostro autore - e d’incapacità di trovare soluzioni alle crisi che ci attanagliano.

Così, mentre la tragedia dello scrittore francese è in definitiva più condotta sugli aspetti esistenziali e psicologici della “follia” del noto Imperatore romano, la libera rielaborazione del medico messinese è decisamente sbilanciata verso le questioni storiche, economiche, sociali che ruotano intorno al suo “cesarismo”, con valenze allegoriche sull’attualità del messaggio che viene fatto emergere. Infatti Camus rappresenta il nichilismo di Caligola che - sconvolto e lacerato per la morte improvvisa della sorella Drusilla - si assenta per giorni, dimenticandosi dei suoi impegni di governante. Rimproverato al suo ritorno dai senatori non riesce a capire come possano anteporre i doveri civili alla sua tragedia personale, che presto diventerà la totale perdita del senso della vita, poiché tutto è governato dal caso: il Caligola di Camus possiede la razionalità e la logica eccessive di chi è sopraffatto dal dolore e, quando percepisce l’ineludibilità della morte, scopre l’assurdo della condizione umana, poiché non conosce fedi e valori che gli diano speranza. Prendendo coscienza dell’inutilità del tutto egli semina il terrore, provoca la reazione dei senatori che tramano una congiura contro di lui, e vuole che i congiurati lo uccidano: il suo assassinio non sarà in realtà che un disperato suicidio. Lo stesso Camus definì la sua opera la «tragedia dell’intelligenza».

 Il Caligola ambientato nel messinese è certamente anch’esso una generale riflessione sulla natura umana ma - come abbiamo già anticipato - maggiormente orientato sui comportamenti dell’umanità rispetto alle lezioni storiche del passato, che non vengono mai apprese per cui si ripetono sempre le stesse tragedie: la storia non diviene maestra di vita, come per il Manzoni, pur se, tuttavia, anche questo Caligola è l’ennesimo tentativo - sotto forma della finzione letteraria - di un “de te fabula narratur”. Scrive l’autore: «Ma oggi, il passato è ancora il presente e nessuno alza più gli occhi per guardare avanti, per timore di vedere l’Oscurità incisa nel proprio futuro». Per dipanare il suo pensiero entriamo nell’impianto strutturale dell’opera, nella comunicazione dialogica tra i personaggi più rilevanti, nelle interpretazioni originali dello scrittore.

“Prologo” e “Atto I, Scena I”. Tali le due parti in cui è suddivisa la tragedia, un genere congeniale alla cultura mediterranea proveniente dalla Magna Grecia e quindi di stampo fatalista ellenico, alla quale appartiene per origini e formazione - il suo sapere classico è piuttosto vasto - anche Maurizio Cinquegrani, come è avvenuto del resto per le visioni esistenziali dei maggiori interpreti delle lettere siciliane degli ultimi due secoli, da Verga a Pirandello a Sciascia. Il Prologo si avvale di una scenografia che accomuna le due idi di marzo, ieri e oggi: «Tamburi di guerra in lontananza, immagini di guerra attuale, migrazioni, epidemie, incendi». L’autore affida alla narrazione degli eventi il compito di rispondere a tre domande impegnative: «La fine della speranza porta a non aver più timore della legge?» (Tucidide); «Pericle fu ucciso dalla peste e Atene dalla democrazia. Esiste ancora Atene?» (Ernest Renan); «Può il capire l’Universo coesistere con il sentire l’Universo?» (Fëdor Dostoevskij). Qui ha un ruolo fondamentale il narratore, che domina la scena sviluppando le tesi sulle quali i cittadini, il popolo e il coro intervengono brevemente, tentando di essere degli alter-ego dialettici.

Si parla della peste di Atene del 430 avanti Cristo che causò anche la morte di Pericle, mentre Atene stessa morì per la degenerazione della democrazia. Durante la pestilenza apparvero gli uomini sciacalli «che non lasciarono più la Terra», poiché con la fine della speranza cessò il timore della legge, consentendo agli individui di perpetrare ogni delitto, in assenza di freni morali (risposta alla prima domanda).

Accanto a loro «vivrà sempre alto il ricordo degli eroi», cioè di coloro che nella terribile pandemia del futuro diedero o rischiarono la proprie vite per salvare quelle degli altri (attualizzazione alle idi di marzo 2020). Il testo accenna poi ad altre attualizzazioni come l’accoglienza dei migranti a Riace, la globalizzazione dei mercati, la dipendenza delle popolazioni più deboli dalle economie degli Stati più forti. Il narratore esalta le virtù dell’Atene madrepatria della democrazia: amava l’arte, accoglieva tutti, investiva nel lavoro, nella formazione, nella cultura, coltivava le libertà civili. Ed afferma: «Atene oggi esiste ed è il sogno perduto che arde nei nostri cuori...» (risposta alla seconda domanda). Anche oggi siamo nella stessa situazione - continua il narratore - poiché una «neo-tirannide democratica oscurantista» ha usurpato «la nostra libertà e il futuro dei nostri giovani». Ora il “narratore” ci porta sulle soglie del futuro, in «quel tempo in cui il fascino della scienza ucciderà l’amore per l’Universo e il Dio trascendente...» (risposta alla terza domanda) e in cui prevarranno i poteri macro-economici e finanziari che saranno proprietari della ricchezza di miliardi di altri uomini.

Si conclude il prologo, la scena si sposta all’interno della villa, dove Caligola e un senatore - venuto a chiedere spiegazioni sul motivo per cui egli vuole spogliare il Senato romano dei suoi beni - iniziano un dialogo serrato da cui emergono i contrasti tra la classe senatoriale e l’Imperatore su come finanziare lo Stato: economia, finanza, tassazione, guerra, popolo… ma lasciamo al lettore approfondire l’atto I ed unico - composto da una sola scena - scoprire gli altri contenuti, le altre attualizzazioni, le ragioni delle due parti… e come finisce la tragedia che, come si è visto, ha preso uno sviluppo diverso da quella di Camus. Una vicenda appassionante scritta per scuotere le coscienze e stimolare le nuove generazioni a riflettere sulla storia.


Enzo Concardi


Maurizio Cinquegrani (Messina, 27 febbraio 1957) è medico specialista in Medicina Interna, è stato ricercatore e docente nel Corso integrato di emergenze della Facoltà di Medicina dell’Università di Messina. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche e del progetto di sanità “Ora Cuore delta1”, volto a eliminare le liste d’attesa, e strutturato per sostenere le necessità dei pazienti più deboli nel rispetto del primario diritto alla cure. Tale progetto, scritto nel 2016, è stato rilanciato dal quotidiano “Il Sole 24 Ore”. Ha pubblicato i libri: Arnica. Storie d'amore, di eroi e di democrazia (2016), Il Sole dell’Italia (2017), Aiace Telamonio l’eterno (La Feluca Edizioni, Messina 2018), Messina, il 38° parallelo e la parabola degli Stretti (saggio storico, in Aa.Vv., Cara Messina, ti scrivo ancora…, ivi, 2020). È inoltre autore del poemetto, tutt’ora inedito, Antigone, l’alba della vita (2020). Nel 2018 ha conseguito il prestigioso “Premio Orione” (organizzato dall’Associazione Culturale “MessinaWeb.eu”, Messina) per l’impegno professionale in ambito medico, per il progetto “Ora Cuore delta1” e per l’impegno culturale testimoniato dal testo Arnica. Storie d'amore, di eroi e di democrazia.

 

 

Maurizio Cinquegrani, Caligola a Castanea delle Furie, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 56, isbn 978-88-31497-46-6; mianoposta@gmail.com.

 

 

 

 

 

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