Cinzia Baldazzi Andrea Lepone. Tra le crepe della vita.
Bertonieditore. Dicembre 2020
Ascolto il silenzio, vivo il
tempo
occhi grigi, forse ciechi
osservano
lo scorrere di queste decadi
inumane;
mi nascondo, riconosco il
suono
di una vecchia chitarra arrugginita,
lo stridio delle corde che
impiccarono
la dolce sinfonia della
felicità.
Un pargoletto danza sulla
spiaggia del perdono,
il sincronismo delle nostre
labbra
è ormai un isolamento forzato,
un rituale incenerito, svanito.
Al tramonto, il miracolo della
vita
risveglia lo spirito dei
guerrieri…
Sguaino la spada, nel buio
della notte.
“Il componimento Decadi si apre nel segno dell’antitesi
di senso, il poeta ascolta un silenzio loquace, il tempo è osservato da
occhi Ciechi. Forse le pupille si negano solo all’ovvietà: nascondono il nostro
timore, non lo negano…”(Cinzia Baldazzi).E continua la maestosa narrazione
critica della Baldazzi alle poesie: una simbiotica fusione fra liriche e
commenti analitici; questo si ripropone il testo in oggetto. Da qui fuoriescono
la grande vena poematica di Lepone e lo spirito critico di Cinzia che con il
suo palpito ontologico dà vita a tutto l’impianto…
In questo libro di poesia e critica letteraria siamo nelle mani di due grandi scrittori; di due autori polivalenti, produttivi, audaci,
proficui: Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone. Il testo, pubblicato per i tipi di Bertonieditore, si presenta ben fatto, elegante per copertina, veste grafica, alette e quarta, dove si legge: “… I due scrittori, distanziati da una estesa generazione sia anagrafica che
formativa, mettono entrambi in gioco la propria biografia “culturale”. Lepone conduce il lettore lungo un percorso catartico, di espiazione e liberazione, volontario testimone di
un’epoca contraddittoria, confusa, minata dal conformismo di una percezione deformata del reale, di una distorsione del felice rapporto uomo-natura… La Baldazzi ne rileva il ruolo di cronista, di una distorsione del felice rapporto uomo-natura. Entrambi si ritrovano ad alimentare – l’uno con i versi, l’altra con gli strumenti dell’esegesi – la funzione poetica di anacoreti e guerrieri, spade sguainate e candele accese, rabbia e amore, angeli e amanti…”. Un espressionismo tedesco che produce l’opera “TRA LE CREPE DELLA VITA” di grande interesse in cui "convive l’ambizioso proposito di meditazione e rivolta con il tentativo di coesistenza tra la spiegazione del mondo e il rifiuto di esso…". Un volume di 108 pagine in cui si mette in evidenza, ce ne fosse ancora bisogno, la capacità analitico-scritturale di Cinzia, il suo metodo indagatore, la sua forza ermeneutica nel ritrarre i fondamentali di un’arte in cui Ella si sente ed è padrona del verbo, della parola, delle iuncturae significanti che dànno luce e spessore agli autori di turno. Quanto a Lepone così si esprime: “Scrivere una poesia non è mai semplice. Scavare dentro se stessi, guardare il mondo con occhi diversi, spingersi oltre: tutto ciò richiede forse un vero e proprio atto di coraggio, un atto di estrema e pericolosa “sensibilità”… Per quanto riguarda Cinzia ricorre al consiglio di un grande maestro, quale Francesco De Sanctis: “supponiamo un lettore che abbia l’istinto della critica: non si starà a quelle prime impressioni; anzi, immergendosi nella visione, de’ pochi tratti del poeta comporrà tutto un mondo”. Ed è quello che fa la Baldazzi coi suoi intendimenti critici, col suo metodo induttivo, andando dalla parola, dal significato e significante, alla totalità espressiva e cognitiva di chi scrive. Siamo di fronte a due personaggi di alto spessore, che si possono permettere: “un viaggio tra poesia e critica”. Mi piace concludere riportando alcune notizie biobibliografiche su Andrea Lepone, ne vale assolutamente la pena: “ha pubblicato le raccolte poetiche POESIE DI UNA MENTE SILENZIOSA, e RIFLESSIONI IN CHIAROSCURO, il romanzo LA NOTTE DEGLI ANGELI, la commedia teatrale FANTASMI SOTTO SFRATTO- Mentre Cinzia Baldazzi: è stata cronista teatrale su quotidiani e periodici, collabora ai blog ON LITERATURE, ALLA VOLTA DI LEUCADE, alle riviste digitali EUTERPE e VERBUM PRESS, ha pubblicato PASSI NEL TEMPO, ERATRE, ORME POETICHE, DUECENTO ANNI D’INFINTO. Riconoscimento alla carriera LABORE CIVITATIS…
Nazario Pardini
Non sbaglia certo Nazario Pardini nell'affermare che "Tra le crepe della vita" è uscito dalle mani di due audaci e polivalenti scrittori come Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone. Ne elogia non solo i testi, ma pure il libro nell'insieme. Sottolinea la ricerca catartica di Andrea che nelle sue poesie cerca di inserirsi nel mondo, e nello stesso tempo lo vorrebbe rifiutare o allontanarsi, mentre Cinzia Baldazzi ne sa estrapolare il suo respiro profondo con diligente maestria.
RispondiEliminaIl Pardini sottolinea la simbiosi che si è creata tra i due nonostante il divario d'età.
Gianna Costa
Nel commentare “Tra le crepe della vita”, il lavoro congiunto tra lo scrittore e poeta Andrea Lepone e la giornalista critica letteraria Cinzia Baldazzi, Nazario Pardini parte da un assunto molto semplice: come riescono a conciliarsi in modo così felice due approcci completamente opposti, in quanto le loro coordinate spazio-temporali stazionano nella proposta e nella fruizione dell'opera d'arte? Forse come riescono ad accordarsi la fluidità della corrente fluviale con la placidità della vastità pelagica. E, in effetti, la risposta sta nella foce del fiume nel mare; sta nella confluenza del verso di Andrea Lepone nell'emozione del lettore, convogliata nella rotta dettata dalla mappa semantica e contenutistica di Cinzia Baldazzi. L'insieme è un pregevole confezionamento unico nel suo genere. Il componimento "Decadi", tra i più rappresentativi della silloge, marca la sorgente. Le anse del percorso identificano le chiavi di lettura proposte da Cinzia Baldazzi per il raffinato neo-espressionismo dei versi di Andrea Lepone. La catarsi, di fronte alle contraddizioni del tempo presente; l'espiazione del poeta, vittima sacrificale del conformismo imperante; la liberazione faticosamente raggiunta, mentre il "barcarolo-cronista" Cinzia Baldazzi governa il timone delle emozioni ... ma non troppo! Detto "sic et simpliciter" - accontento l'amica Cinzia con il mio "latinorum" - Andrea Lepone, in fin dei conti ... acchiappa. Grazie per l'attenzione. F.to Massimo Moraldi
RispondiEliminaComplimenti al prof. Nazario Pardini per questa recensione peculiare che veste a pennello il testo degli autori Lepore e Baldazzi. Complimenti agli autori che in una sintonia di intenti, nonostante "distanziati da una estesa generazione sia anagrafica che
RispondiEliminaformativa", sono riusciti a coinvolgere e a intrattenere il lettore nel loro viaggio di poesia e critica.
recensione attenta e ragionata, al contempo sintetica e incisiva nel mettere in luce le profonde e coinvolgenti qualità "narrative" dei due autori e "attori" di quest' opera composita. Entrambi, da punti di vista e di partenza diversi, eccezionali indagatori e viaggiatori nei meandri chiaroscuri della "selva" dell'esistenza: da un lato la poesia di Andrea Lepone che come in un percorso dantesco si immerge e districa tra le dolorose contraddizioni della vita, alimentata da un bisogno e desiderio, inevitabilmente sofferto e complesso, di elevazione e liberazione, dall'altro la mente critica e sensibile di Cinzia Baldazzi capace di tessere e distendere le fila delle parole del poeta in raffinate e finissime visioni dense di molteplici significati e conclusive chiarezze.
RispondiElimina- Giuseppe Guidolin
Per quanto concerne Andrea Lepone, ho già letto le poesie della silloge "Riflessionni in chiaroscuro"; questo libro per me ha confermato il suo valore come poeta. Di Cinzia Baldazzi, qualsiasi cosa si possa scrivere è riduttiva; leggendo le sue note critiche, mi sono sentita, soprattutto per quanto concerne gli aspetti filosofici trattati nelle note stesse, "ignorante", poiché all'università ho approfondito di più materie come storia e geografia rispetto ad altre e poi la vita mi ha spinto a studiare materie che servivano per la mia attività lavorativa e che nulla hanno a che fare con la filosofia e con le materie letterarie. Questo libro mi ha dato la spinta ad approfondire certi argomenti trattati dala Baldazzi che ringrazio, per avermi mostrato una strada da percorrere. Sono solo all'inizio della strada ma so che arriverò fino in fondo anche se ci vorrà molto tempo. Complimenti agli scrittori e a Lei, Prof. Nazario Pardini, per questa bella recensione.
RispondiEliminaPer quanto concerne Andrea Lepone, ho già letto le poesie della silloge "Riflessionni in chiaroscuro"; questo libro per me ha confermato il suo valore come poeta. Di Cinzia Baldazzi, qualsiasi cosa si possa scrivere è riduttiva; leggendo le sue note critiche, mi sono sentita, soprattutto per quanto concerne gli aspetti filosofici trattati nelle note stesse, "ignorante", poiché all'università ho approfondito di più materie come storia e geografia rispetto ad altre e poi la vita mi ha spinto a studiare materie che servivano per la mia attività lavorativa e che nulla hanno a che fare con la filosofia e con le materie letterarie. Questo libro mi ha dato la spinta ad approfondire certi argomenti trattati dala Baldazzi che ringrazio, per avermi mostrato una strada da percorrere. Sono solo all'inizio della strada ma so che arriverò fino in fondo anche se ci vorrà molto tempo. Complimenti agli scrittori e a Lei, Prof. Nazario Pardini, per questa bella recensione.
RispondiEliminaMi sento e sono mortificato per non aver ancora assolto al mio debito nei confronti di Cinzia Baldazzi ma, vicissitudini di varia natura non mi hanno consentito assolvere a tale compito. Detto ciò esprimo in breve un mio modesto pensiero su tale pubblicazione. Non conosco l'autore poeta, ma conosco bene l'autrice delle critiche alle poesie di A. Lepone. Pertanto, era ed è scontato, almeno per me, che l'autore sia di una caratura alquanto sostenuta di scrittore. Infatti, qui scopro che oltre ad essere vero poeta è anche narratore e, ancora, scrittore per il teatro. Leggendo più volte la poesia sopra non si può certo rimanere indifferenti ad un dettato poetico che denota capacità espressiva che coinvolge il lettore sia come contenuto che come forma pur se quest'ultima ha sapore di modernità ove la sequenza logica del dire ha pause che distolgono, seppure per un attimo, per poi riprendere il corso espositivo. Incisiva la chiusa del componimento dove il contrasto metaforico è palese e che induce, di conseguenza, ad una riflessione esistenziale. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaUn mirabile esempio di come la parola nutra la parola, di come una mente perspicace, raffinata, sensibile attraversi la fitta rete di segnali, espressioni e simboli di cui il linguaggio poetico è il più vivido esempio, e navighi fra gli uni e gli altri in un viaggio affascinante, popolandolo di una serie innumerevole di arricchimenti semantici, di percorsi maieutici, di affacci sulle tante finestre dalle quali, nei secoli, illustri letterati hanno osservato e decritto la vita. Un connubio, una sinergia fra la forza evocativa della poesia e una critica che non si erge ad essere dottrina, nel senso deteriore del termine: se da un parte indica la strada della decodifica, percorre con abile maestria i rivoli, i gangli connettivi che uniscono fra loro le tante discipline dell’arte e del sapere, dall’altra aggiunge emozione a emozione, mistero a mistero. A volte le persone colte fanno sfoggio, più o meno consapevole, del loro sapere, a volte però, come nel caso di Cinzia Baldazzi, la vastissima espressione di pregevolissimi, acuti riferimenti e messaggi interpretativi non si offre mai come specchio di un pensiero vanesio, ma affonda le sue radici profonde in un sentire catartico, in una ricerca di spazi infiniti, quelli dell’esistere umano, in cui l’essere si interroga, in cui l’uomo esprime la sua inesausta ricerca, ammaliante, di verità e di bellezza.
RispondiEliminaNazario Pardini ha centrato in toto il poetare e lo spirito critico di cui si articola il libro Tra le crepe della vita scritto a quattro mani dagli scrittori Baldazzi e Lepore. Tra le pagine del libro ci si avventura in un'alternanza di intimi pensieri e un'attenta analitica riflessione critica.
RispondiEliminaHo la fortuna di conoscere personalmente sia Andrea Lepone che Cinzia Baldazzi, avendo avuto il piacere di partecipare a diversi reading di poesia da loro organizzati. In quelle occasioni ho avuto modo di apprezzare il loro ricco spessore umano e culturale. Andrea mi ha colpito per la sua scrittura gia' matura e ricca di immagini poetiche e figure retoriche. Il tutto unito a una eccellente proprieta' di linguaggio, aspetto cosi' raro in una persona della sua eta'. Di Cinzia che dire? Credo che tutti apprrezzino le sue capacita'. Della sua poliedrica attivita' ho conosciuto in particolare quella di critico letterario, avendo letto numerosi suoi saggi. Dopo ogni lettura rimango sempre piu' stupito per la sua cultura enciclopedica che spazia dalla filosofia alla storia, dalle arti alla conoscenza del panorama letterario mondiale. Stiamo quindi parlando di due persone di grandissimo spessore e auguro al loro libro il successo che merita.
RispondiEliminaInfine vorrei complimentarmi con il Prof. Nazario Pardini, perche' il suo eccellente commento all'opera "Tra le crepe della vita" ha colto, a mio avviso, il senso profondo del lavoro di Cinzia e Andrea
Ho la fortuna di conoscere personalmente sia Andrea Lepone che Cinzia Baldazzi, avendo avuto il piacere di partecipare a diversi reading di poesia da loro organizzati. In quelle occasioni ho avuto modo di apprezzare il loro ricco spessore umano e culturale. Andrea mi ha colpito per la sua scrittura gia' matura e ricca di immagini poetiche e figure retoriche. Il tutto unito a una eccellente proprieta' di linguaggio, aspetto cosi' raro in una persona della sua eta'. Di Cinzia che dire? Credo che tutti apprrezzino le sue capacita'. Della sua poliedrica attivita' ho conosciuto in particolare quella di critico letterario, avendo letto numerosi suoi saggi. Dopo ogni lettura rimango sempre piu' stupito per la sua cultura enciclopedica che spazia dalla filosofia alla storia, dalle arti alla conoscenza del panorama letterario mondiale. Stiamo quindi parlando di due persone di grandissimo spessore e auguro al loro libro il successo che merita.
RispondiEliminaInfine vorrei complimentarmi con il Prof. Nazario Pardini, perche' il suo eccellente commento al libro "Tra le crepe della vita" ha colto, a mio avviso, il senso profondo del lavoro di Cinzia e Andrea
Splendida questa recensione del prof. Pardini, come di grande qualità è Tra le crepe della vita. Poesie e letture critiche che esaltano la parola e la rendono vera. Dichiarano la precarietà della vita e la sua fragilità legata al filo degli eventi e delle parole che sono continuamente in bilico. La critica puntuale di Cinzia Baldazzi rende profonda questa consapevolezza e ci accompagna per mano, come solo lei sa fare, nella consapevolezza della caducità degli eventi, degli affetti, di tutto ciò che è umano. È questa consapevolezza che crea crepe, che ci indeboliscono, ma non ci distruggono. Complimenti a entrambi gli autori, bravi e che il libro abbia la fortuna e il successo che merita!
RispondiEliminaSi unisce alla grande sensibilità del poeta la grande capacità di Baldazzi di entrare nello stesso respiro poetico dell'autore e sviscerarne dal di dentro i significati esistenziali con un metodo collaudato ed efficacissimo: scoprirne le urgenze motivazionali degli stati d'animo, e portarli, a volte anche sanguinanti e dolorosi, alla calda luce del sole. Grazie professore, grazie Cinzia...
RispondiEliminaCesare Palumbo
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaDalla analisi di questo libro, approdato allo scoglio di Leucade e commentato dal nostro Condottiero Nazario, si
evince l’apprezzamento per un testo di eccezionali qualità.
La pubblicazione lascerà certo impronta indelebile nelle emozioni di ogni lettore che avrà il piacere e l’opportunità di dissetarsi con i suoi contenuti.
E’ un viaggio tra “Poesia e Critica” di due Autori dei quali penso non sia necessario tessere ulteriori apprezzamenti.
Il connubio lirica/commento è costellato di forte impatto emotivo e significativi contenuti umani di profondo sentire nell’arte della parola/immagine/metafora e in quello di saper svelare i “ silenzi loquaci e il correr del tempo osservato ad occhi chiusi”
Particolare è la polivalenza degli Autori nel calare il loro intimo percepire profondamente analitico nelle tematiche da commentare e di rendercene partecipi.
Ringrazio Cinzia e Andrea audaci e polivalenti scrittori capaci di tessere in modo sinergico un opera che considero dono prezioso per noi visitatori di Leucade e per chi, nella poesia, percepisce effluvi di eteree emozioni che, a volte, si celano nei meandri del proprio intimo e poi, improvvise, sbocciano, come fiore a primavera, nel profumo di un verso.
Eccezionale questa peculiare recensione di Nazario pervasa dalla sua consueta sensibilità. Lo stringo forte in un abbraccio e gli rinnovo la mia stima quale Mentore sempre prodigo consigliere e irrinunciabile amico .
Un abbraccio ancora a Cinzia e Andrea
Lino D’Amico
Una recensione che invoglia alla lettura avvolgendo in una atmosfera magica chi si avvicina al testo.Si avvertono i ssgni della Poesia vera nello scavo e nella umiltà di dirsi sempre alla ricerca.Della componente critica si lascia assaporare il ritmo profondo e competente che compenetra la parte poetica. Un desiderio di lettura che le parole di Pardini sapientemente alimentano svelando senza troppo rivelare.
RispondiEliminaUna recensione che invoglia alla lettura avvolgendo in una atmosfera magica chi si avvicina al testo.Si avvertono i ssgni della Poesia vera nello scavo e nella umiltà di dirsi sempre alla ricerca.Della componente critica si lascia assaporare il ritmo profondo e competente che compenetra la parte poetica. Un desiderio di lettura che le parole di Pardini sapientemente alimentano svelando senza troppo rivelare.
RispondiEliminaScrivere poesie e scrivere di poesie sono il dritto e il rovescio della stessa medaglia. Entrambe viatico di conoscenza per il cuore e per la mente. La finitudine umana, la cui consapevolezza rende grande l'umanità e i suoi figli più sensibili gli artisti, ispira le poesie di Andrea Lepone rese ancora più fruibili dalle note puntuali di Cinzia Baldazzi, da sempre attenta osservatrice e autorevole operatrice culturale.
RispondiEliminaLa recensione di Nazario Pardini, precisa come una miniatura, invita alla lettura di questo libro originale che frantuma gli stereotipi.
Nuccio Castellino
Ciò che affascina maggiormente della recensione di Cinzia Baldazzi all'opera letteraria di Andrea Lepone, contenuta nel libro a quattro mani dei due autori "Tra le crepe della vita", non è solo il commento così accurato e profondo, in cui si evidenzia ancora una volta tutta la sua immensa e poliedrica cultura, ma anche e soprattutto quella capacità davvero rara di immedesimazione, di simbiosi con l'autore. Ciò le consente di leggere il verso dall'interno, nel suo formarsi, nel suo uscire dall'ombra alla luce, in virtù di una interpretazione quanto mai aderente all'ispirazione dello stesso. È operazione di ermeneutica quanto mai raffinata ed efficace, che mette a nudo l'animo dell'autore, leggendo in controluce i suoi vari momenti nella costruzione del tessuto poetico, fino alla resa definitiva.
RispondiEliminaPeraltro, se il commento fosse solo esegesi filosofica e filologica, per quanto dotto possa essere, risulterebbe pur sempre un abito confezionato, una visione dall'esterno, non in grado di captare la reale ispirazione dell'autore. Il mondo del poeta, per quanto personale ed unico possa essere, risulta efficace solo se la sua ispirazione, la sua articolazione emotiva, risultino tali da sollevarsi dal contingente per "contaminare" il sentimento altrui e connettersi con esso attraverso un'operazione di assoluta immedesimazione. Per cui il verso va al di là dell'autore stesso per cristallizzarsi in una atemporalità, in cui il contingente risulta sempre più rarefatto a beneficio di un comune sentire in cui ognuno si riconosce.
Ed è questa la capacità che più ammalia nella recensione di Cinzia Baldazzi, che certamente si avvale dell'intrinseca capacità dell'autore che si esprime con grande trasparenza, senza particolari infingimenti e costruzioni letterarie. Emerge, peraltro, un'affinità tra i due che scavalca la distanza generazionale per porsi appaiati in un 'unica visione del mondo. Emblematica, in tal senso, la lettura che ne fa Nazario Pardini il quale, da par suo, evidenzia nei due autori la funzione catartica della poesia, il tentativo "di spiegare il mondo e il rifiuto di esso", in un'epoca in cui appare sempre più problematico il rapporto tra l'uomo e la natura, privandolo di ogni mito, di ogni orizzonte.
Antonio Damiano
La recensione di Pardini, molto attenta e puntuale, ci dà le linee guida interpretative e va a scandagliare nel profondo di quella che chiama " simbiotica fusione tra liriche e commenti analitici". Da una parte la vena poematica di Lepone, dall'altro lo spirito critico di Cinzia che con il suo palpito ontologico dà vita a tutto l'impianto. Direi che siamo davanti a qualcosa di molto raro il cui successo non era affatto scontato. Il risultato è stato eccellente perché, come sottolinea il professore, si tratta di due grandi scrittori, l'intreccio dei due generi letterari funziona perfettamente, dà vita a un tutt'uno armonico che permette al lettore di penetrare fino in fondo le tematiche esistenziali del poeta, "volontario testimone di un epoca contraddittoria, confusa, minata dal consumismo di una percezione deformata del reale, di una distorsione del felice rapporto uomo-natura". Cinzia con la sua capacità ermeneutica penetra fino alla sua essenza la poetica di Lepone. Con gli strumenti che le forniscono le sue preparazione ed esperienza ne analizza il linguaggio e il grido emotivo sensoriale, ma con delicatezza, senza mai ingerire troppo. Complimenti a entrambi: è un libro che arricchisce e ci dà una maggiore consapevolezza sul tempo che stiamo vivendo e sulle ricadute interiori che inevitabilmente ognuno di noi sperimenta.
RispondiEliminaStefano Gentili
Mi ritrovo tra le mani, solo da pochi giorni e con poco tempo a disposizione per immergermi pienamente fra le sue pagine, il volume Tra le pieghe della vita, uscito appena cinque mesi fa.
RispondiEliminaNon avevo ancora letto la profonda e puntuale recensione del prof. Pardini, quando ho appuntato queste semplici note, e che al confronto sono banalità, ma che voglio comunque e umilmente condividere.
Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone hanno realizzato davvero una bella operazione. In un solo volume sembra ne siano presenti almeno tre. Sfogliando le sue pagine, infatti, si ha l'impressione di leggere ora un libro di liriche, ora di critica, ora un saggio linguistico-filosofico. Questa triplice valenza lo rende infinitamente leggibile (e rileggibile), illuminante nei commenti e, come fosse un manuale da tenere sempre accanto, consultabile per la ricchezza di riferimenti e citazioni presenti negli scritti che seguono ogni singola poesia; quest'ultima una caratteristica che, in vero, contraddistingue ogni lavoro di Cinzia Baldazzi, questa volta alle prese, in tempo reale, con l’analisi delle belle poesie di Andrea Lepone.
Lepone, alle spalle un paio di titoli di poesia, un romanzo e una commedia (come leggo nell'aletta biografica), sembra vivere e muoversi all'interno (e in ascolto) dei luoghi della poesia e, grazie al suo modo di elencarli e descriverli, fa camminare anche noi con lui; ambienti, strade, situazioni di memoria pasoliniana, quali quelli percorsi quando passeggia per la “periferia, i negozi chiusi, i lucchetti, le transenne, una briscola, una imprecazione […]”; ed, ancora, lo spazio “liquido” e senza (fuori, extra) senso, come i luoghi solitari di Dalì, ove si ritrova a mani giunte, perché consapevole che siamo destinati già in vita “al ruolo di spettri / rassegnati […]”.
Queste poesie di Andrea Lepone, come l’immagine di copertina, così legata al titolo, ci ricorda e ci fa stare, seppure fra gli spazi stretti delle sue crepe (che sono il suo disfacimento, ma al contempo i luoghi rari e sospesi che ne sanciscono i momenti sereni e subodoranti di senso), nei luoghi della vita e della poesia. Questa facoltà di farci “vivere” il libro è aumentata dagli scritti di Cinzia Baldazzi. La sua cultura universale è tale che a noi non resta altro che rimanerne affascinati: con facilità ci fa stare seduti allo stesso divano (in ascolto, incantati) assieme a filosofi come, per citarne solo alcuni, Wittgenstein, Adorno, Kant, o a poeti e letterati più disparati, Jaspers, Gatto, De Lamartine, Goethe, Woolf, …e poi commediografi, cantautori, registri cinematografici e tanti, tanti altri.
Tutti questi pregi, così presentati in questa forma nuova e, come tale, forse perché non ci siamo abituati, ambigua, e ci fanno intravedere (a volerli, con il lanternino, trovare), piccoli difetti. Ad esempio, se si volesse leggere solo la parte in versi, il non trovarli uno accanto all’altro non aiuta a creare la compattezza visiva fra le liriche, che pure serve. Lo stesso discorso vale se si volesse procedere nella lettura dei soli saggi.
Ma, immagino, che questa sua equivocità sia stata ben ponderata e considerata dai due autori.
Si tratta solo di prime impressioni, disarticolare e imprecise, nate da una lettura che si sta rivelando piacevolissima e stimolante, da cui deduco con certezza che l’esperimento sia pienamente riuscito: emozioni che vanno incontro a riflessioni e viceversa, in circolo, tra versi e critica.
Complimenti, quindi, a Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone.
Un plauso va anche alla notevole forza della lettura che ne ha fatto Nazario Pardini.
Un saluto a tutti i lettori e commentatori di questo blog.
Francesco Lorusso