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venerdì 16 aprile 2021

NAZARIO PARDINI LEGGE: "VITTORIO VERDUCCI: SULLE ORME DI DANTE"



Vittorio Verducci,
collaboratore di Lèucade

 

Vittorio Verducci. Sulle orme di Dante. Arsenio Edizioni. 2021.

 

Un libro che rivela lo spessore e la frequenza con la letteratura di Vittorio Verducci. Un autore noto al mondo culturale, per  la sua capacità produttiva e analitica; diverse le sue opere pubblicate e tutte degne di rilievo: “Ha composto testi  per canzoni e l’inno “Paese mio”, autore di racconti e poesie in lingua e in vernacolo. Fa  parte di giurie in concorsi letterari  nazionali e internazionali e collabora con riviste a diffusione nazionale: IL CONVIVO, VERSO IL FUTURO, collabora con diverse associazioni culturali italiane.   Per quanto riguarda questa importante opera su Dante, Verducci ha impiegato tutto il suo ingegno speculativo, producendo una ricerca nuova e attraente, vasta e polisemica su un autore di cui non cesseremo mai di scrivere. E Verducci lo fa con una scrittura scaltra, toccando i punti focali del padre della nostra lingua: Parlare di Dante Alighieri è un’impresa folle, maiuscola. Dante, il settecentesimo anniversario della morte, la vita, l’amore; il poeta della grandezza, poeta poetarum, il sommo, il poeta che ci fa sentire orgogliosi di essere italiani, il padre della lingua, il poeta del Dolcestilnovo, del Neoplatonismo, del prosimetro; il poeta di Paolo e Francesca, il poeta di Manfredi, di Farinata Degli Uberti, del Conte Ugolino, di Ulisse; il poeta dei contrappassi, il poeta delle similitudini, dei neologismi, delle invenzioni creative, delle invettive contro i separatismi, contro le divisioni che rendevano fragili le nostre sponde e appetibili al conquistatore (se si vuole una certa vena proto risorgimentale): “Dante incontra il trovatore Sordello da Goito, mantovano come Virgilio, e poeta. La scelta del personaggio appare motivata dalla larga diffusione che dovevano avere all’epoca di Dante le sue opere di argomento politico e morale, per cui Sordello era ideale a introdurre la lunga e famosa invettiva politica che occupa tutta la seconda parte del canto VII. Di essa riportiamo alcune parti (76-105 e 112-17): “Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/ non donna di provincie, ma bordello!/ Quell’ anima gentil fu così presta,/ sol per lo dolce suon de la sua terra,/ di fare al cittadin suo quivi festa;/ e ora in te non stanno sanza guerra/ li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode/di quei ch’un muro e una fossa serra./ Cerca, misera, intorno da le prode/ le tue marine, e poi ti guarda in seno,/ s’alcuna parte in te di pace gode./ Che val perché ti racconciasse il freno/ Iustinïano, se la sella è vòta?/Sanz’ esso fora la vergogna meno.”, a seguire il poeta della poesia lirica e antilirica, il Croce stesso affermava che solo il 30 per cento di tutta la   produzione è vera poesia, il resto è più frutto della ragione che del sentimento; quindi il poeta che fustigava i peccatori e glorificava i grandi, di spirito e di storia; non esiste scrittore che non abbia accennato alla  poetica del fiorentino, alla sua prolifica produzione, traendone ispirazione ed io stesso vorrei dare il mio modesto contributo, si parva licet…,, con una  poesia a lui dedicata e tratta dai Dintorni della vita, dialogo con Thanatos, Guido Miano Editore, in cui la morte abbassa la testa e si prostra dinanzi a tanto grande ingegno: A Dante: “Giunsi a Ravenna, perla di mosaici,/un giorno di febbraio quando il sole/mirava il mausoleo di Placidia. /E dopo San Vitale mi accostai/a quel di Teodorico. Quando venni /dinanzi alla tua tomba/vibrarono le carni ed in segreto/il pianto mi si sciolse, fuggiasco fiorentino,/ancora fuori dal glorioso fiume./Non so se l’ossa dentro i marmi antichi/riposavano, oppure, i Francescani/ ancóra le tenevano nascoste./Ma io restai impietrito/e innanzi a me rifulsero invettive,/canti d’ascesa al cielo. Uno dei pochi/a vincere la morte./Costei ti si piegò per la paura/di sì grande statura. Restai fermo/dinanzi al tuo sepolcro, emozionato/dalla voce che désti a San Bernardo /per la preghiera a Lei”; ed inoltre il poeta che, secondo i dettami della filosofia medioevale, aveva il compito di insegnare, seguendo un fine educativo-escatologico, didascalico-allegorico, per preparare gli animi al viaggio ultraterreno;   quindi arte, poesia, come formazione del tessuto morale e civile. D’altronde tutta la Commedia non è altro che una verticalizzazione verso il regno dei Cieli, che segna il punto massimo del cursus studiorum del tempo.  Verducci tocca ogni angolo della vicenda letteraria di Dante: Omaggio, nota dell’autore, La Divina Commedia, L’inferno, Dei luoghi e dei personaggi, Il Purgatorio, Il Paradiso, La mia visione, Un uomo divino. Un’opera gigantesca, plurale, onnisciente, che dimostra la grandezza spirituale e culturale di Verducci,    la passione per la LETTERATURA, il suo bagaglio speculativo, e soprattutto la sua passione per la scrittura, fluente, paratattica, con cui arriva con facilità al cuore di ogni lettore. Un libro che andrebbe bene negli istituti superiori o nelle facoltà umanistiche per la sua portata  culturale, considerando che in tali scuole quello che domina è la carenza di contenuti e di riflessioni critiche.

Nazario Pardini   

2 commenti:

  1. Grazie, Prof. Pardini. La sua recensione mi ha commosso. Le sono infinitamente grato per le belle parole che ha avuto per me. Leggere Dante è un dovere, soprattutto per noi italiani, perché ci insegna a essere persone e cittadini e, con la sua immensa poesia, ci conduce verso quell'ideale di Giustizia che è condicio sine qua non si accedere all'ultraterreno. Grazie ancora. Vittorio Verducci

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  2. Che meraviglia trovare riuniti due amici Poeti e Maestri del calibro del mio Nazario, 'futuro bimbo', e Vittorio Verducci, amico ventennale, con il quale ho condiviso e condivido esperienze di grande spessore umano oltre che artistico. L'ultimo capolavoro di Vittorio, che sulle orme di Dante cammina da sempre, è un'Opera che a buon diritto andrebbe inserita nelle scuole, come afferma Nazario. Io la riceverò a breve e sarò in grande difficoltà nel cimentarmi con quest'ennesimo capolavoro, di fronte al quale mi sentirò inadeguata, ma il nostro Condottiero sa mettere in luce come l'arte del Nostro, sia 'con una scrittura scaltra, toccare(ndo) i punti focali del padre della nostra lingua'. Vittorio ha varie Opere del genere all'attivo e sono sempre rimasta basita dalla sua capacità di pensare in metrica, di essere prolifero e ispiratissimo al tempo stesso. Ringrazio l'immenso Nazario per questa esegesi dell'Opera del caro Vittorio, e mi inchino di fronte alla grandezza di entrambi, che rendono possibile, anche in tempi simili 'il tornare a riveder le stelle'! Li abbraccio con tutto il mio affetto.

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