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mercoledì 5 maggio 2021

GABRIELLA VESCHI LEGGE: "DAGLI SCAFFALI DELLA BIBLIOTECA" DI NAZARIO PARDINI


Nazario Pardini

DAGLI SCAFFALI DELLA BIBLIOTECA

Recensione di Gabriella Veschi

 

In Dagli scaffali della biblioteca (Guido Miano Editore, Milano 2020) di Nazario Pardini, professore universitario, scrittore, critico letterario, saggista e blogger, un leit motive anima tutta l’opera: il tema della leopardiana “rimembranza”, filo conduttore che unisce le raccolte da cui emerge una “freschezza di pensiero”, grazie alla quale non si avverte alcun “tedio” di fronte allo snodarsi di versi affollati di antiche presenze, perché si è catturati dalla “leggerezza dello scrivere” e “dalla spontaneità dei sentimenti”, come sostiene Marco Zelioli nella Prefazione (cit.).

Così i ricordi si aprono e si chiudono, odorosi petali di una corolla floreale, nell’intermittenza della memoria, tra passato e presente, tra gioia e dolore. Si sprigionano lentamente, liberandosi dalla sedimentazione del passato, gli istanti più significativi, gli affetti più cari, impressi a fuoco nella mente: l’io lirico cattura l’attimo, fissandolo nell’immagine attraverso una percezione “visiva” che si concretizza nella parola, sulla scia della poetica ungarettiana: “Un giradischi sopra il comodino, / mio fratello a studiare, / mio padre di ritorno dalla terra, / mia madre sul fornello a spolverare / memorie di una vita” (da Ricordi che pungono). Solo così si può sfuggire alla tirannia del tempo e opporsi alla sua fuggevolezza, richiamando a sé quell’età “che è scivolata / lasciando dietro di sé scorie di festa” (Ibidem). Il processo di ricostruzione del proprio vissuto può però anche essere doloroso se “quel che pare ricordo, è tatuaggio, incisione, cicatrice” (Dolores Prato, Giù la piazza non c’è nessuno) e a volte ci si dibatte in una dimensione che oscilla tra dolce nostalgia e accorato rimpianto. I componimenti rievocano talvolta toni crepuscolari di gozzaniana memoria, mentre a livello stilistico è particolarmente efficace l’unione di termini ricercati con altri più proasici: “posso soltanto piangere in disparte/ per non aver detto o fatto/ quello che poi è stato un grande sacco / di ricordi che pungono / e inutilmente scassano il pensiero” (da Ricordi che pungono).

Nella prima raccolta Ricordi che pungono, la poesia incipitaria, attraverso l’iterazione di vocativi e di anafore contrassegnate iconicamente dalla vocale O, squarcia il silenzio e suscita un palpitare di ricordi che culminano nel climax in cui il poeta, uscito dal nido familiare, si immerge nel fluire dell’esistenza, interrogandosi sul destino dell’uomo: “O tutti voi miei cari / dove siete finiti? O mio Dio, / che cosa ho fatto mai della mia giovinezza,/ dei sogni che restavano aggrappati/ ad un ragazzo nudo e solitario?” (da La sorpresa di Natale).

Ma il muro del passato si ergetroppo alto” , “troppo fondo”, “troppo fitto”, “troppo peso”, e forte è il desiderio di abbatterlo per aprire il montaliano varco tra finito e infinito e cogliere in un momento panico l’improvvisa intuizione, con cui svelare quel “ mistero che anche la piccola foglia non tace” (da Toglietemi quel muro).

Nella seconda raccolta, Dagli scaffali della biblioteca, affascinante titolo esteso a tutta la silloge, la poesia dialoga con se stessa in un testo metapoetico, dispiegandosi su due binari paralleli: gli scaffali hanno una duplice valenza, si trasfigurano metaforicamente nell’ emblema della vita e della professione di Pardini, ma sono nello stesso tempo dei contenitori che conservano gelosamente la poesia; in una trentina di componimenti contrassegnati con un numero romano, una lunghissima ed interminabile serie di autori, da Catullo ai giorni nostri, si materializza nello spazio bianco delle pagine e prende forma, in un rapporto di profonda empatia. Da Catullo a Leopardi, da Ungaretti a Caproni, per citarne solo alcuni, i grandi del panorama culturale di tutti i tempi vivono di vita vera, in un’atmosfera onirica, visionaria, a cui è impossibile sottrarsi.

Indimenticabili i versi dedicati ad una delle donne più intense e rappresentative della Letteratura femminile del Novecento: “Di Sibilla Aleramo / si udirono i sospiri / in ricordo dei tempi dell’amore; / e rinchiusi nei versi di Campana, / emozionata dalla nostalgia, / fece volare in seno alla poesia/del suo compagno; / i ritmi di passione / non furono sufficienti a ridestarlo / e lui restò inchiodato nella sua pazzia” (da poesia n° XX).

Nell’ultima sezione, Dieci poesie d’amore, il poeta descrive gli stati d’animo provocati da questo sentimento, tema affrontato dagli artisti di ogni epoca in tutte le sue sfumature; vi traspare l’appagamento dei sensi, legato alla contemplazione della bellezza della natura e della potenza creatrice. Ma Il motivo ricorrente è il sorriso, metonimia dell’immagine petrarchesca della donna amata, quasi una divinità marina che con la sua luce illumina la notte e il cui volto affiora per incanto: “Mi è passato d’accanto il tuo sorriso / appoggiato alla spalla di un torrente / che lieve scorreva verso il mare […] Vado spesso sul torrente / con la rete nelle mani, /sperando di catturare altre immagini di te/ che in acqua te ne scorri indifferente / al mio bisogno di averti” (da Con la rete da pesca).

Questi versi testimoniano l’esigenza di un’unione inscindibile tra vita e scrittura, avvertita come assolutamente necessaria, mentre il fiume, con lo scorrere dell’acqua, simbolo di vita, si identifica come il luogo dove nasce la poesia; il poeta è disposto a tutto per dissetarsi alla sua sorgente e perdersi nell’incantesimo dell’ispirazione: “Ti prego, / avvisami quando passi da queste parti, / io sono pronto qui a pescarti. / E magari / anche a tuffarmi nel fiume per affogare/ con la tua bocca nel cuore” (Ibidem).

Gabriella Veschi

 

 

Nazario Pardini, Dagli scaffali della biblioteca, pref. Marco Zelioli, Guido Miano Editore, Milano 2020, pp. 120, isbn 978-88-31497-30-5; mianoposta@gmail.com.

 

 

 

1 commento:

  1. Bellissima esegesi di Gabriella Veschi su un capolavoro di Nazario Pardini "Dagli scaffali della biblioteca", grande viaggio nella letteratura e nei sentimenti.
    Splendidi "I ricordi che pungono", originalissima l' alternanza degli interventi dei vari Autori del passato e infine l'Amore, il pensiero costante rivolto a Delia, a colei che corre, libera e leggera come una farfalla, nei ricordi del Nostro.
    Congratulazioni all'Autore e alla Relatrice

    Un caro saluto

    Loredana D'Alfonso

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