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lunedì 3 maggio 2021

MARIA RIZZI LEGGE: "SULLE ORME DI DANTE" DI VITTORIO VERDUCCI

Maria Rizzi su “Sulle orme di Dante” di Vittorio Verducci – Arsenio Edizioni

 

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Ho ricevuto in dono l’ultima Opera del Poeta Vittorio Verducci, che ho l’onore di conoscere da moltissimi anni e con il quale condivido esperienza di vita meravigliose. Lo considero un Maestro. E al tempo stesso continuo a stupirmi della sua umiltà, del suo modo semplice, genuino di attraversare stanze di anni con la sua valigia carica di Cultura, e con il passo lieve del bimbo, oserei dire dell’elfo. Non esiste un uomo più puro di Vittorio. In questo ennesimo capolavoro si pone “Sulle orme di Dante”, con un volume edito da Arsenio, dalla veste grafica eccellente, con prefazione  di Dori Di Giallorenzo, che non ho la fortuna di conoscere, che colpisce sin dalle prime righe, in quanto ritrae Vittorio, ‘in questo periodo difficile per il mondo intero, che con penna frenetica, si accinge a porgere un gran dono ai suoi contemporanei e, in modo particolare, ai giovani del 3000, del 4000 e così via’. In effetti il Nostro attraversa le bufere del tempo, aiutato da una verve intellettuale assolutamente fuori dal comune della quale è inconsapevole. Ottima anche la post –fazione dell’Editrice Valeria De Felice. Il testo ricalca le orme dantesche e mette l’uomo moderno di fronte ai quesiti che si pose il Sommo. In fondo non vi è essere umano che non sia alla ricerca della redenzione e Vittorio Verducci incarna proprio questa volontà di riscatto e affianca Dante nel suo cammino, ponendosi spesso in atteggiamento consolatore verso un Vate che torna a scalare i cieli nel 2021. Credo sia importante introdurre il Poema riconoscendo l’attualità di Dante. E’ eterno, in quanto lo si può considerare fuori dal tempo, fuori dai costumi degli uomini, che vanno, vengono, si modificano negli anni.. Al Poeta interessa l’essenza dell’individuo, che è sempre la stessa, non muta, ed è questo il motivo per cui anche l’uomo di oggi può trovare in Dante risposta alle grandi domande dell’esistenza. I poeti di tutti i tempi l’hanno compreso e il nostro Verducci è un Artista di rara, finissima eleganza stilistica e di impegno sociale. L’Opera inizia proprio con un “Omaggio a Dante” dell’Autore, che sottotitola la lirica ‘invocazione’.

 

“Tu Duca, Tu Insegnante

“di bello Stile che t’ha fatto onore”,

  questo ti chiedo, d’essermi latore

  di un po’ del tuo fulgore

  per cui vai grande, e sei per ogni età

  stellare gloria dell’umanità”     -    tratti da Omaggio a Dante”  

 

Il viaggio nei gironi ricalca quello originale, il Vate, intimorito, forse deluso dal panorama che si trova a fronteggiare, è sempre sostenuto da Virgilio, ovvero dalla Ragione, e trova la forza di scendere negli abissi di questa modernità nella quale ‘è la mala vita che scintilla’. L’Inferno presenta l’Eresia, la Violenza, la Fraudolenza e i personaggi noti a tutti, come Cerbero, Ciacco, il Minotauro, Paolo e Francesca, le Arpie, rivisitati da un Vittorio che sa trovare prodigiose chiavi di lettura per capire attraverso il passato il nostro tempo. D’altronde Dante ha insegnato il cammino che conduce alla conoscenza di noi stessi, senza la quale non vi può essere vera felicità. Egli stesso asserì che lo scopo per cui scrisse il suo Poema era quello di ‘togliere i viventi dallo stato di miseria e di condurli verso la gioia’. Ripercorrendo le orme del Vate l’Autore dosa l’ironia, la satira, la compassione e l’amore rendendo autentico grande tributo alla Divina Commedia. Al termine dell’avventura nell’Inferno, Egli posta una lirica di straordinario impatto emotivo e di impegno civile.

 

“Poeta l’uomo d’oggi s’è smarrito,

  come te, nella selva del peccato,

  la sua ragione ha scelto, e ha rifiutato

  quel mondo antico, il suo giardino avito.

 

  E’ preso dal suo orgoglio, s’è sentito

  onnipotente, e s’è dimenticato

  del Dio sapiente sì che il bel creato

  è in tanto agire insano disfiorito”     -   tratti da “L’inferno d’oggi”

 

Il Purgatorio dantesco, ovvero “il secondo regno / dove l’umano spirto si purga / e di salire al ciel diventa degno”- tratti dalla Divina Commedia -, non sempre consente di prendere atto che nell’ascesa a purificarsi è soprattutto il Vate stesso.  Il secondo girone è la cantica più ricca di allegorie e simboli della montagna stessa, slanciata verso il cielo e l’infinito come simbolo di elevazione verso Dio. Comprendere questa simbologia e discuterne equivale a comprendere il mondo poetico e morale di Dante e Vittorio Verducci mostra in quest’Opera titanica di essere all’altezza di tale compito. Incontra sulle orme del Sommo personaggi noti, come Casella, Manfredi, Pia Dei Tolomei e sa viaggiare sul registro della reinterpretazione, nel rispetto profondo delle storie, e su quello del lirismo struggente. Il sonetto dedicato a Pia Dei Tolomei, per esempio, termina con un distico che dà del tu a ogni Cielo:“E della terra tua, d’amore infranto / sospiri ancora, in un eterno canto”. Determinante il XXX Canto del Purgatorio, con l’apparizione di Beatrice, che ‘torna a miracol mostrare’, non solo come nella Vita Nuova, cioè legata alle vicende personali del Poeta, ma carica di simboli, che l’Autore coglie nella loro valenza polisemica, infatti le attribuisce le funzioni di giudice, che rimprovera Dante - “biasima l’errar della tua mente”-, gli ricorda il giudizio dell’ultimo giorno, in cui Cristo assegnerà la destinazione eterna alle anime, ma nell’Opera del Nostro l’incontro si arricchisce di particolari moderni, di simboli puramente amorosi:

 

“Guardami, ormai la barba t’è spuntata,

  e sentirai il tuo cuore ancor più infranto”,

  ti sgrida infine, a te rivolta, e in pianto

  tu sciogli la tua mente addolorata”

 

L’ascesa al Paradiso nel Poemetto di Vittorio Verducci è preceduta da tre liriche che il Poeta intitola “Il mio Purgatorio”, ossia “Il Peccato”, “Il rimorso e il pentimento” e “La speranza”, nelle quali le figure di Dante e dell’Autore sembrano sovrapporsi. Ovviamente potrebbe trattarsi di un mio errore interpretativo, ma che avvenga, per contagio spirituale, una fusione di anime, non è tanto improbabile. D’altronde la Divina Commedia, con la sua accertata modernità, si muove e mette in moto in chi la rivisita una serie incredibile di rime e trovate poetiche, ma anche una fonte di immedesimazione così potente che il Poeta nuovo finisce inconsciamente per sostituirsi a Lui. Ribadisco che Vittorio è l’uomo dell’umiltà e della discrezione, per cui mi attribuisco tutta la responsabilità di tali speculazioni. Da lettrice incantata dal talento di un Autore che ripercorre le orme del nostro Sommo Poeta, considero che Dante è stato capace nella Commedia di vedere se stesso in moto nel movimento straordinario del tutto. A noi moderni manca quasi sempre la percezione della propria esperienza colta in rapporto al moto della storia e dell’universo intero. La stessa poesia contemporanea non considera l’uomo dentro questo orizzonte, in questo nesso con la totalità dei fattori e con il destino. L’Autore rappresenta una fantastica eccezione. Percepisce il movimento che rende i personaggi che compaiono nelle tre cantiche così vivi ed efficaci, ovvero il moto della memoria e della propria trasformazione. Il Vate per entrare nell’occhio del ciclone - il Paradiso è una rosa, ma è anche una tempesta -, deve essere pronto a uscire da se stesso, a subire lo regolamento di tutti i sensi , perché come avrebbe detto Rimbaud “Io è un altro”. Il canto dell’ascesa è il più veloce, il nostro Autore precede l’entrata nel girone con una lirica in terzine dantesche, che è celebrazione dell’ultimo rito di purificazione e dell’incontro definitivo con Beatrice. Il lirismo di Vittorio è ispiratissimo e incandescente. Leggendolo si percepiscono le vibrazioni della sua anima in volo… ‘Il coro degli angeli’ attende Dante e il Nostro nei passaggi di luce. Incontrano San Tommaso D’Aquino, San Bonaventura, San Francesco, San Benedetto, San Pietro e, naturalmente la donna amata. E la luce, che domina in ogni passaggio, in ogni lirica, in ogni personaggio, chiude il Poema del nostro Autore con toni realistici e utopici al tempo stesso:

 

“E’ forse un’utopia, ma che conduce

  a un mondo che trionfa e canta e sale

 

  a contemplare Dio: l’eterna luce”

 

Il testo contempla alla fine una prezioso brano in prosa dello stesso Vittorio, che presenta Dante in veste di uomo, febbricitante e stanco, che rivede a ritroso la propria esistenza nella camera di un’osteria, dove si è fermato, di ritorno da un lavoro svolto a Venezia per conto di Guido Novello da Polenta. Un racconto che rappresenta l’ennesima dimostrazione della versatilità dell’Autore e dimostra, una volta di più, quanto non ci sia moto dell’anima e dell’intelligenza umana, nel bene e nel male, che Dante non rappresenti. L’Autore ne è consapevole e con l’ultimo estratto racconta l’Uomo di ogni società. Il Poeta, che impavido, esamina e giudica piccoli e grandi, i singoli di tutto il suo tempo, l’Impero e la Chiesa e che pure conosce e incarna la fragilità del cuore, il pericoloso pencolare dell’intelligenza dell’uomo verso l’errore. Un’Opera da leggere e da studiare per dimostrare quanto la salvezza spirituale s’identifichi con la libertà individuale e con la sofferta conquista di se stessi, oggi come ieri, come domani… Esistono verità che non conoscono le leggi del tempo.

   Maria Rizzi

                                                                        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5 commenti:

  1. Ringrazio il mio Nazario per aver inserito questa difficile lettura partecipata della grande Opera dell'amico Vittorio Verducci. Il loro sostegno e la loro fiducia sono inesauribili fonti di forza!

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  2. Maria, il tuo commento l’ho letto tutto d’un fiato e mi ha veramente commosso. Hai colto alla perfezione quanto ho inteso dire. Sei riuscita a penetrare nei più reconditi pensieri della mia mente. Dante è di una sconcertante modernità e fa volare in alto, negli azzurri cieli del pensiero e della poesia. Il grande Borges definì la Divina Commedia un capolavoro assoluto, l'opera più vasta e variata dell'ingegno umano. Grazie per le belle parole che hai avuto per me. Vittorio Verducci

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    1. Vittorio carissimo, sai di essere un Maestro per me... Un'Opera simile merita veri critici, non persone che si limitano a letture partecipate. L'amore c'era tutto, verso il testo e verso di te. Ti abbraccio forte forte ed estendo la stretta al grande Nazario, che ha saputo darti ciò che meritavi!

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  3. Brava Maria per questo bellissimo omaggio a Vittorio Verducci, al suo talento e alla sua versatilità.

    Un abbraccio a te, a Vittorio e al carissimo nume tutelare che ci fa incontrare su Leucade!

    Loredana D'Alfonso

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    1. Grazie infinite Lory, ma il plauso è tutto per Vittorio e per la sua Opera incredibilmente attuale e composta con il talento che conosci. Sei sempre vicina ai nostri cuori e io ti adoro!

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