Maria Rizzi su “Ed è un miracolo il volo degli uccelli” di Giannicola Ceccarossi – Ibiskos Ulivieri
Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade |
Ho
ricevuto in dono dall’amico Giannicola Ceccarossi la sua ultima Opera
“Ed è
un miracolo il volo degli uccelli” edita dalla Ibiskos Ulivieri e prefata dal
grande Emerico Giachery che per leggere questa Silloge suggerisce, con
particolare sagacia e sensibilità, la parola chiave ‘tempo’ in ogni sua
accezione. In effetti l’estratto della lirica di Fernando Pessoa, postata come
introduzione dall’Autore, induce a posare l’anima sul senso del tempo: “tutte le mie ore dimenticate / giacciono
attorno a me come velo di nebbia”. Vi si legge la consapevolezza della
fragilità dei momenti vissuti, destinati a dissolversi, a evaporare. In uno dei
canti più celebri del Purgatorio Dante chiuse con un afflato: “ché perder tempo a chi più sa più spiace”,
e in quel ‘chi più sa’ non ci sono solo la conoscenza e la cultura, ma
soprattutto la coscienza di quanto il tempo sia destinato a scomparire nel
momento stesso in cui trafigge le nostre esistenze con il suo fluire
inesorabile. La lirica che apre
“Un mattino che si dipana
quando il cielo si piega all’alba nuova.
Di
colpo le voci si ascoltano timidamente
soffocano e si frantumano.
E
aspettare è l’unico presagio
al
tempo che avvizzisce tra le mani”
Le poesie,
senza titolo, si succedono come un breve romanzo in versi, e hanno il filo
conduttore del rapporto con i miracoli della natura. La verità, l’essenza
metafisica delle cose, si colloca al di là delle inquietudini e dei dubbi
esistenziali: “Solo il mormorio dei
platani / mi riconduce alla realtà /Ed è un miracolo il volo degli uccelli”
– tratti dalla poesia che dà il titolo al testo. Il Poeta affronta l’antico
conflitto tra luce e tenebre, infatti chiede “Non fatemi spegnere al buio! / che sia la luce a togliermi il respiro”
Da creature mortali si raggiunge
inevitabilmente una fine, ma il dono della Poesia consente a un uomo come il
Nostro di divenire egli stesso fonte di luce per sé e per noi lettori.
Ceccarossi non sembra consapevole nella sua umana, vulnerabile dolcezza, del
fatto che versi come i suoi annullano la precarietà dell’essere gocce in un
oceano, e donano l’eternità. Nelle sue liriche il Poeta esprime il dolore e lo
smarrimento per la memoria che spesso sembra soccombere davanti alle forbici
del tempo e non consente di recuperare e comprendere il proprio passato.
“Non rammemoro più il tempo
che ci trafugò la nottata.
Poi un lampo stemperò le ore
e
un sussulto ci colse tra i lecci.
Non andammo dove novembre
invitava
a teneri germogli
Ma
tornammo a cantare
A
cantare”
La
chiusa in levare è epifanica, segna la rinascita attraverso la presenza
salvifica degli amori, che interrompono il duello tra passato e presente, danno
senso al ‘carpe diem’, al prendere il tempo giorno per giorno. “Eppure siamo nuovamente qui ad affannarci /
ad assaporare il profumo dei campi / il tempo lieve che rimane / senza nessun
rimpianto/ E così / continueremo a sognare”. E senza timore di essere
banali, si può affermare con Ceccarossi, che l’amore deride il tempo e gli
uomini, come scrisse qualcuno… I territori dei ricordi, quindi, non possono
essere fitti di contemplazione, ma riemergono come folgorazioni, lampi di
verità nella penombra del presente. Infatti il Poeta racconta: “In penombra i segni si rincorrono / e il
cantastorie racconta / Racconta di un
bambino / Che adorava foreste e
ghiande”
La
consecutio nelle poesie è evidente e lo stesso Autore sembra volerla marcare
iniziando alcune liriche con i puntini sospensivi, come ideali seguiti delle
precedenti. Esiste una trama, sottile come ricamo, lieve come sospiro, che
rende
“…ma questa giornata
- di continuo più breve -
sfalda il mio pensiero
e non c’è salmo che sciolga le
paure
Ora nelle braccia
non ho più alghe da consumare
Per ricordare
c’è solo un nembo di follia”
Si termina di viaggiare sui versi di questo Poeta straordinario con la consapevolezza, antica e sempre nuova, che il sole ha il dono di tramontare e risorgere, non l’uomo, e che solo l’amore consente di sottrarre i momenti all’invidia del tempo e di fronteggiare la sua fuga crudele.
Maria
Rizzi
Ringrazio infinitamente Nazario per aver pubblicato il mio tentativo di recensione al meraviglioso 'volo' dell'Amico Giannicola Ceccarossi. La mia ammirazione e il mio affetto per entrambi sono sconfinati!
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