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giovedì 17 giugno 2021

Maria Rizzi LEGGE: "LIRICHE SCELTE" DI SILVIA MARZANO.


Silvia Marzano

LIRICHE SCELTE

Recensione di Maria Rizzi

 

La Silloge di Silvia MarzanoLiriche scelte” edita da Guido Miano Editore e prefata dall’eccellente Enzo Concardi, ha rappresentato, solo in parte una sorpresa, in realtà l’ennesima rivelazione. L’Autrice, laureata in Filosofia teoretica, è stata docente di Ermeneutica filosofica all’Università di Torino. Concardi mette in risalto che “la sua poetica risente in minima parte dell’influenza del pensiero, anche se in diverse immagini si celano visioni precise del mondo e del rapporto con la natura”, e la Raccolta dimostra che quando pensiero e linguaggio si dividono si ha solo l’illusione di poter parlare, mentre Poesia e Filosofia mentre dicono qualcosa, non dimenticano cosa stanno dicendo, ricordano il loro legame. Sono due voci che devono andare a braccetto. Per consentire di essere più liberi. Il linguaggio non è un mero strumento, è il nostro volto, l’aperto in cui siamo. Non è possibile sottrarsi alla filosofia. Il rifiuto di essa costituisce un atto filosofico, anche se inconsapevole. La tesi sul filosofo del ‘900 Karl Jaspers ha segnato la formazione di questa Poetessa rendendola autentica come pochi e dotata di un’ispirazione che commuove. La Marzano dimostra che il pensiero filosofico richiede sempre schiettezza personale.

Una delle attestazioni più seducenti che si ricavano dai versi della Nostra circa la presenza della filosofia nell’essenza dell’uomo è rappresentata dai riferimenti ‘pascoliani’ al fanciullino. I bimbi possiedono una genialità che perdono spesso crescendo. Con il passare degli anni si rischia di cadere nella tela delle convenzioni. Se il discorso vale per l’infanzia credo che l’originario filosofico si manifesti anche negli alienati… basta pensare a un poeta come Holderlin o a un pittore come Van Gogh. Leggendo le liriche dell’Autrice ho compreso che la filosofia non significa possedere la verità, ma cercarla, ovvero essere in cammino. Va detto che le poesie contenute nel testo appartengono a Sillogi diverse, sono ‘scelte’, come recita il titolo del libro, e tracciano la mappa di un’anima incontaminata e luminosa. La prima, tratta dalla Raccolta “Anemoni bianchi”, mi ha liberata dal peso, la definirei un lungo respiro che spinge al di là della forza di gravità.

 

“Quasi una conchiglia o un fiore marino,

un’antica alga che l’acqua da millenni

ormai non lambisca.

Un bianco calcare dove si scorgono

minuscoli segni

di un regno perduto.

La vita non ha lasciato che un enigma,

in un guscio vuoto.

O forse apparirà la via del mare

e sarà tutto un sogno”     

(La lirica “Quasi una conchiglia”)

 

La Poetessa ci dona una delle tante dimensioni della memoria: quella stratificata intorno a noi, costruita livello dopo livello come il guscio di una conchiglia, che congiunge il nostro ricordo con quello di moltissimi altri vissuti e viventi. Un’espansione del corpo, un oggetto, che diviene racconto e rende condivisibile la ricerca. Sempre di ricerca si tratta, anche quando appare chiaro e poi si scopre (ed è lì il bello), che non lo è mai. Una ricerca che rappresenta un inconsapevole progetto. E un progetto con sapore di ricerca. ‘L’enigma nel guscio vuoto’ potrebbe raccontare il sentiero del mare, consentire di vederlo… e la chiusa in levare risolve la ricerca, la sublima nella dimensione del sogno. La Marzano esprime il suo sentimento panico della natura, ovvero la percezione profonda del creato, che crea fusione tra il miracolo poetico osservato e il lato umano: “Io guarderò il mondo in una goccia / d’acqua / e aspetterò che diventi una / perla viva / e l’arcobaleno la tinga / dei suoi colori / iridescente” Perle di vetro – da “Anemoni Bianchi”. Ovviamente anche il panismo nella Nostra sottende la ricerca interiore, ogni parola ha un suono che scopre un mondo nuovo. La goccia d’acqua diventerà perla viva… Chissà perché leggendo le liriche di quest’Artista mi è tornato in mente Borges e la sua asserzione: “Il solo modo di trovare una cosa è non cercarla. Occorre che quella cosa cerchi voi e vi trovi. Dunque il Poeta è essenzialmente passivo, riceve, ringrazia, poi fa del suo meglio per ridurre tutto questo in parole”. La Marzano, da filosofa è in cammino, ma sa fermarsi per entrare in comunione con il creato, sa posare la valigia della sua formazione e spiccare il volo dando la prevalenza agli aspetti emotivi e sentimentali su quelli razionali. Sa convertire i versi in musica.

 

“Luna, improvvisa

mi appari

a una finestra

fulgente luminosa

mi parli

consoli l’anima

mia sola.

Luce di luna

che in eterni

incanti

ad altri

hai parlato…”

(versi tratti dalla lirica “Luna”)

 

La poesia appena citata, contenuta nella Silloge “Arcani di-segni” fa riferimento ai tanti Poeti della letteratura che si sono rivolti alla luna e il ritorno allo stato di natura teorizzato come panacea ai mali della società in cui si vive è pur sempre un’ideologia, ma qui non viene utilizzata nell’accezione di Welfansghaung, ovvero di visione del mondo di un autore, bensì nell’accezione di pensiero pregiudiziale senza un fondamento di verifica nella realtà. L’Autrice nei versi si svuota e cerca se stessa, la propria intima essenza, lasciando che la sua voce interiore si liberi dai lacci delle ideologie e parli con il linguaggio degli alberi, del vento, del mare, dei fiori . “… cammino / verso il Padre delle luci / sfogliando / ogni giorno / il petalo di una gardenia” – tratti da “Elegia”. A livello stilistico procede per sottrazione, senza nulla togliere al potere immaginifico dei versi, caratterizzati spesso da un andamento sinuoso, ricco di pause ritmiche, che suggeriscono scansioni intense ed energiche. Non mancano le liriche di impegno civile, ed è importante quanto la Marzano sappia trovare gli stessi accenti memorabili quanto canta la natura e quando diviene poetessa dell’uomo. Il suo approccio alla realtà umana e sociale aggiunge valore alla tenuta letteraria della Raccolta: “scorrono veloci / ingranaggi / incastri di vita / spirali rotanti / intricate / prospettive /traversano / l’anima / di metallico / fulgore” – tratti da “Metropoli”.

La sua umanità nel trattare questa tematica mi ha ricordato il peruviano César Vallejo, e ho ascoltato l’eco di questo Poeta anche mentre ero avvolta dalla saudade della Nostra, al di là delle distanze obiettive che separano le loro esistenze. Mi ha colpita il senso umile, sofferto, caldo e dolce con il quale, nella Silloge “Ad ogni orala Marzano si rivolge al proprio amore: “Ora che siamo / carichi di anni / tu ed io / ci ricordiamo ancora / di quello che non è stato / e avrebbe potuto essere / o forse no, / non avrebbe potuto / ed è meglio così / perché è rimasto intatto / l’incanto / inciso nella memoria” – versi tratti da “La Traccia” Quanta sanità e quanta onestà in questa Poetessa, che non mira ai toni celebrativi e ottimistici, ma riflette sul tempo, sulla vita, con malinconia e una punta d’ironia, con stanchezza e amore. Divenendo specchio di ognuno di noi. E se è nel sogno… del guscio vuoto di una conchiglia… che respirano le nostre anime, è nel carico dolce - amaro del quotidiano che le stesse anime tessono la trama invisibile del futuro.   


Maria Rizzi


Silvia Marzano, Liriche scelte, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-50-3, mianoposta@gmail.com.

 

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