Silvia Marzano
LIRICHE SCELTE
Recensione di Maria Rizzi
La Silloge di Silvia Marzano
“Liriche scelte” edita da Guido Miano
Editore e prefata dall’eccellente Enzo Concardi, ha rappresentato, solo in parte
una sorpresa, in realtà l’ennesima rivelazione. L’Autrice, laureata in
Filosofia teoretica, è stata docente di Ermeneutica filosofica all’Università
di Torino. Concardi mette in risalto che “la sua poetica risente in minima
parte dell’influenza del pensiero, anche se in diverse immagini si celano
visioni precise del mondo e del rapporto con la natura”, e la Raccolta dimostra che
quando pensiero e linguaggio si dividono si ha solo l’illusione di poter
parlare, mentre Poesia e Filosofia mentre dicono qualcosa, non dimenticano cosa
stanno dicendo, ricordano il loro legame. Sono due voci che devono andare a
braccetto. Per consentire di essere più liberi. Il linguaggio non è un mero
strumento, è il nostro volto, l’aperto in cui siamo. Non è possibile sottrarsi
alla filosofia. Il rifiuto di essa costituisce un atto filosofico, anche se
inconsapevole. La tesi sul filosofo del ‘900 Karl Jaspers ha segnato la
formazione di questa Poetessa rendendola autentica come pochi e dotata di un’ispirazione
che commuove. La Marzano
dimostra che il pensiero filosofico richiede sempre schiettezza personale.
Una
delle attestazioni più seducenti che si ricavano dai versi della Nostra circa
la presenza della filosofia nell’essenza dell’uomo è rappresentata dai
riferimenti ‘pascoliani’ al fanciullino. I bimbi possiedono una genialità che
perdono spesso crescendo. Con il passare degli anni si rischia di cadere nella
tela delle convenzioni. Se il discorso vale per l’infanzia credo che
l’originario filosofico si manifesti anche negli alienati… basta pensare a un
poeta come Holderlin
o a un pittore come Van Gogh. Leggendo le liriche dell’Autrice ho
compreso che la filosofia non significa possedere la verità, ma cercarla,
ovvero essere in cammino. Va detto che le poesie contenute nel testo
appartengono a Sillogi diverse, sono ‘scelte’, come recita il titolo del libro,
e tracciano la mappa di un’anima incontaminata e luminosa. La prima, tratta
dalla Raccolta “Anemoni bianchi”, mi ha
liberata dal peso, la definirei un lungo respiro che spinge al di là della
forza di gravità.
“Quasi una conchiglia o un
fiore marino,
un’antica alga che l’acqua da
millenni
ormai non lambisca.
Un bianco calcare dove si
scorgono
minuscoli segni
di un regno perduto.
La vita non ha lasciato che un
enigma,
in un guscio vuoto.
O forse apparirà la via del
mare
e sarà tutto un sogno”
(La
lirica “Quasi una conchiglia”)
La Poetessa ci
dona una delle tante dimensioni della memoria: quella stratificata intorno a
noi, costruita livello dopo livello come il guscio di una conchiglia, che
congiunge il nostro ricordo con quello di moltissimi altri vissuti e viventi.
Un’espansione del corpo, un oggetto, che diviene racconto e rende condivisibile
la ricerca. Sempre di ricerca si tratta, anche quando appare chiaro e poi si
scopre (ed è lì il bello), che non lo è mai. Una ricerca che rappresenta un
inconsapevole progetto. E un progetto con sapore di ricerca. ‘L’enigma nel
guscio vuoto’ potrebbe raccontare il sentiero del mare, consentire di vederlo…
e la chiusa in levare risolve la ricerca, la sublima nella dimensione del
sogno. La Marzano
esprime il suo sentimento panico della natura, ovvero la percezione profonda
del creato, che crea fusione tra il miracolo poetico osservato e il lato umano:
“Io guarderò il mondo in una goccia /
d’acqua / e aspetterò che diventi una / perla viva / e l’arcobaleno la tinga /
dei suoi colori / iridescente” – Perle di vetro
– da “Anemoni Bianchi”. Ovviamente
anche il panismo nella Nostra sottende la ricerca interiore, ogni parola ha un
suono che scopre un mondo nuovo. La goccia d’acqua diventerà perla viva… Chissà
perché leggendo le liriche di quest’Artista mi è tornato in mente Borges e la
sua asserzione: “Il solo modo di trovare una cosa è non cercarla. Occorre che
quella cosa cerchi voi e vi trovi. Dunque il Poeta è essenzialmente passivo,
riceve, ringrazia, poi fa del suo meglio per ridurre tutto questo in parole”. La Marzano, da filosofa è in
cammino, ma sa fermarsi per entrare in comunione con il creato, sa posare la
valigia della sua formazione e spiccare il volo dando la prevalenza agli
aspetti emotivi e sentimentali su quelli razionali. Sa convertire i versi in
musica.
“Luna, improvvisa
mi appari
a una finestra
fulgente luminosa
mi parli
consoli l’anima
mia sola.
Luce di luna
che in eterni
incanti
ad altri
hai parlato…”
(versi
tratti dalla lirica “Luna”)
La
poesia appena citata, contenuta nella Silloge “Arcani
di-segni” fa riferimento ai tanti Poeti della letteratura che si
sono rivolti alla luna e il ritorno allo stato di natura teorizzato come
panacea ai mali della società in cui si vive è pur sempre un’ideologia, ma qui non
viene utilizzata nell’accezione di Welfansghaung, ovvero di visione del mondo
di un autore, bensì nell’accezione di pensiero pregiudiziale senza un
fondamento di verifica nella realtà. L’Autrice nei versi si svuota e cerca se
stessa, la propria intima essenza, lasciando che la sua voce interiore si
liberi dai lacci delle ideologie e parli con il linguaggio degli alberi, del
vento, del mare, dei fiori . “… cammino /
verso il Padre delle luci / sfogliando / ogni giorno / il petalo di una
gardenia” – tratti da “Elegia”.
A livello stilistico procede per sottrazione, senza nulla togliere al potere
immaginifico dei versi, caratterizzati spesso da un andamento sinuoso, ricco di
pause ritmiche, che suggeriscono scansioni intense ed energiche. Non mancano le
liriche di impegno civile, ed è importante quanto la Marzano sappia trovare gli
stessi accenti memorabili quanto canta la natura e quando diviene poetessa
dell’uomo. Il suo approccio alla realtà umana e sociale aggiunge valore alla
tenuta letteraria della Raccolta: “scorrono
veloci / ingranaggi / incastri di vita / spirali rotanti / intricate /
prospettive /traversano / l’anima / di metallico / fulgore” – tratti da “Metropoli”.
La
sua umanità nel trattare questa tematica mi ha ricordato il peruviano César Vallejo,
e ho ascoltato l’eco di questo Poeta anche mentre ero avvolta dalla saudade
della Nostra, al di là delle distanze obiettive che separano le loro esistenze.
Mi ha colpita il senso umile, sofferto, caldo e dolce con il quale, nella
Silloge “Ad ogni ora” la Marzano si rivolge al
proprio amore: “Ora che siamo / carichi
di anni / tu ed io / ci ricordiamo ancora / di quello che non è stato / e
avrebbe potuto essere / o forse no, / non avrebbe potuto / ed è meglio così /
perché è rimasto intatto / l’incanto / inciso nella memoria” – versi tratti
da “La
Traccia” Quanta sanità e quanta onestà in
questa Poetessa, che non mira ai toni celebrativi e ottimistici, ma riflette
sul tempo, sulla vita, con malinconia e una punta d’ironia, con stanchezza e
amore. Divenendo specchio di ognuno di noi. E se è nel sogno… del guscio vuoto
di una conchiglia… che respirano le nostre anime, è nel carico dolce - amaro
del quotidiano che le stesse anime tessono la trama invisibile del futuro.
Maria Rizzi
Silvia Marzano, Liriche scelte, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano
2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-50-3, mianoposta@gmail.com.
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